L’estenuante incertezza sul rientro a scuola
Il caso Il prossimo decreto potrebbe riaprire fino alla terza media nelle zone arancioni dal 7 aprile, «Priorità alla scuola» manifesta domani. Polemiche sulla riapertura di pochi giorni nel Lazio. I Cinque Stelle presentano una mozione e chiedono un coordinamento tra stato e regioni: il rischio di un nuovo caos sulle riaperture
Il caso Il prossimo decreto potrebbe riaprire fino alla terza media nelle zone arancioni dal 7 aprile, «Priorità alla scuola» manifesta domani. Polemiche sulla riapertura di pochi giorni nel Lazio. I Cinque Stelle presentano una mozione e chiedono un coordinamento tra stato e regioni: il rischio di un nuovo caos sulle riaperture
Mentre il prossimo decreto Covid non esclude di riaprire le scuole fino alla prima media nelle zone rosse, e fino alla terza in quelle arancioni, a partire da mercoledì 7 aprile ricomincia la giostra delle aperture a seconda del colore e delle decisioni dei presidenti di regione. Ieri il Trentino, e oggi il Lazio, hanno riaperto i nidi, le materne e le elementari. Nel caso della regione governata da Nicola Zingaretti anche le scuole medie. Richiuderanno dopo pochi giorni di lezione per le feste pasquali e riapriranno l’altro mercoledì quando in Italia torneranno in classe 6 studenti su 10, 5,3 milioni di ragazzi e ragazze.
LA SITUAZIONE POTREBBE degenerare nel caos già visto in questi mesi tra Stato e regioni, in particolare sulle scuole superiori. In linea teorica se una regione è in arancione queste ultime dovrebbero riaprire dal 50 al 75% in presenza. A meno che il prossimo decreto non modificherà i criteri stabilendone altri. I rischi di un’autonomia differenziata nei fatti sono conosciuti anche nel governo e nella maggioranza. Ieri, ad esempio, ne hanno parlato i Cinque Stelle: «La riapertura delle scuole per il primo ciclo d’istruzione nel Lazio a singhiozzo per due giorni prima delle vacanze di Pasqua, contro la quale si sono tra l’altro espressi diversi sindaci della Regione si poteva anche evitare, aspettando a dopo le feste – ha detto la sottosegretaria all’Istruzione dei Cinque Stelle Barbara Floridia – Nei mesi scorsi si è creata confusione: il governo diceva di tenere aperto e le scuole venivano chiuse dove non necessario». «Comprendo il caos nel Lazio, ma credo che limitatamente ad un ritorno di due giorni non sia insormontabile».
«I GIORNI PRECEDENTI all’entrata in vigore dell’ultimo decreto dimostrano che le regioni, purtroppo, continuano a procedere in ordine sparso. E, in mancanza di criteri nazionali univoci, c’è il rischio concreto che continuino a farlo. Per questo motivo abbiamo appena depositato alla Camera una mozione che ha l’obiettivo di uniformare la politica scolastica in tutta Italia» sostiene Marco Bella, (M5S in commissione Cultura alla Camera). Quanto al governatore laziale Zingaretti ieri ha invitato a «non drammatizzare». «Poi, nelle piccole comunità dove c’è anche molto trasferimento intercomunale, alcuni sindaci hanno preso la decisione di rimandare le riaperture: penso che sia stata fatta comunque per aiutare i territori. La chiusura delle scuole pesa sulle famiglie, quindi ho aperto a questa possibilità prevista dalla zona arancione».
«PROBABILE che in arancione si possa prevedere di riaprire anche altro – ha confermato ieri il presidente della conferenza delle regioni e dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini – Però questo lo discuteremo lo valuteremo, è un passo in avanti». La scuola continuerà a vivere una situazione paradossale: pur in mancanza di dati ufficiali, mentre si moltiplicano studi pro e contro la riapertura e gli studenti subiscono anche il violento stigma degli «untori», la sua attività messa attualmente in modalità «didattica a distanza» (Dad) resta comunque vincolata alla situazione della pandemia. «È giusto – ha aggiunto Bonaccini – ripartire il prima possibile, tenendo conto delle regole nazionali e dei numeri che ci vengono forniti quotidianamente dall’andamento epidemiologico».
GRANDE INCERTEZZA circonda il piano per il rientro annunciato dal governo. Draghi ha detto di «sperare» nella riapertura ma sembra avere già escluso quello che da un anno chiedono le mobilitazioni di «Priorità alla scuola» che tornerà a manifestare domani davanti agli istituti: investimenti per il tracciamento e i test, medicina scolastica, trasporti. A tale proposito Draghi ha detto che solo «in alcuni casi» sarà possibile farlo, ma è «eccessivo» pensare a un’«azione globale». Frasi che dimostrano che né ieri, né domani questo potrà avvenire. All’estenuante incertezza che sta consumando studenti, docenti e famiglie si aggiunge un dibattito sui «test salivari a tappeto». Iniziativa promessa da mesi, mai adottata. Problemi anche per la vaccinazione dei docenti diseguale. Se in Campania De Luca sostiene che la quasi totalità del personale è stato vaccinato, così non è in altre regioni. Ieri, oltre 950mila persone avevano ricevuto la prima dose di AstraZeneca, la seconda sarà da maggio. A giugno le scuole chiudono.
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