L’esercito dei negazionisti si assembra a Berlino
Europa In 20.000 senza mascherina manifestano davanti alla Porta di Brandeburgo mentre in Germania torna l'allarme rosso: 955 nuovi contagi. In Spagna sono 1.525 e in Francia 1.300
Europa In 20.000 senza mascherina manifestano davanti alla Porta di Brandeburgo mentre in Germania torna l'allarme rosso: 955 nuovi contagi. In Spagna sono 1.525 e in Francia 1.300
«La fine della pandemia – il giorno della Libertà». È il doppio slogan scandito ieri pomeriggio dall’esercito di quasi 20 mila “negazionisti” ammassati davanti alla Porta di Brandeburgo, rigorosamente senza mascherina e tantomeno a distanza di sicurezza.
Arrivati da ogni parte della Germania, soprattutto da Stoccarda, hanno chiesto al governo Merkel di revocare immediatamente le restrizioni varate nelle due prime fasi dell’emergenza Coronavirus. Nel nome del «pensiero trasversale», che è anche il nome del cartello di associazioni che unisce integralisti-liberal, complottisti, e anche più di qualche neonazista come ha fatto notare il socialdemocratico Andreas Geisel, ministro degli interni del Land di Berlino.
PROPRIO NEL GIORNO in cui la Repubblica federale fa i conti con la mega-impennata dell’indice di contagio certificato dall’istituto Robert Koch, la massima autorità nazionale per le malattie infettive: 955 nuovi ammalati e 7 morti in appena 24 ore, con il totale dei positivi al Covid-19 che ha raggiunto quota 209.653 e il bollettino dei deceduti salito a 9.148. Un vero e proprio allarme rosso: «L’ulteriore aumento delle infezioni rischia di inficiare il recupero che avevamo appena iniziato. Sia chiaro, chiunque metta deliberatamente a repentaglio la salute dei cittadini deve aspettarsi gravi conseguenze» tuona il ministro dell’Economia, Peter Altmeier, braccio destro della cancelliera Angela Merkel, pronto a inasprire le sanzioni previste dalla legge attuale.
DA QUI LA MASSIMA copertura istituzionale alla polizia che ieri ha interrotto la manifestazione dopo avere avvertito i partecipanti della «violazione delle regole amministrative sui raduni di massa». Uno degli organizzatori ha opposto resistenza; è stato fatto scendere a forza dal palco tra i fischi e le grida di protesta dei dimostranti, che si sono concentrati in Viale 17 Giugno in numero doppio rispetto alle previsioni.
Ma il decollo dei contagiati impesta l’intera Europa, a partire dalla Spagna con 1.525 nuovi casi in un solo giorno: il record dalla fine del lockdown. Colpa delle vacanze ma non solo, riassume il premier Pedro Sànchez, facendo sapere di volere impiegare i 9 miliardi del pacchetto appena concordato a Bruxelles per assumere migliaia di «tracciatori», nonché consigliando ai concittadini di scaricare l’App che a Madrid si chiama «Radar Covid».
Non va meglio in Francia: i nuovi contagiati tra venerdì e ieri sono schizzati a oltre 1.300, mettendo sotto pressione i reparti di terapia intensiva dove i pazienti ricoverati attualmente sono ben 381. Particolarmente colpite la zona della Loira, il dipartimento delle Alpi Marittime ma anche l’Occitania, mentre il ministero della Sanità di Parigi ieri ha deciso di lasciare carta bianca alle autorità locali, prefigurando misure di contrasto “a macchia di leopardo”.
UN BEL PROBLEMA, dato che la pandemia non conosce confini amministrativi né politici, e soprattutto con l’estate non è scomparsa, anzi. Lo dimostra bene la massiccia recrudescenza del morbo nei Balcani: in Romania si sono registrati 1.356 casi nelle ultime 24 ore (35 morti), in Bulgaria la lista degli ammalati è lunga 11.150 nomi dopo i 285 nuovi infetti di ieri (13 morti). E in Serbia e nella Macedonia del Nord si viaggia al ritmo, rispettivamente, di 372 e 185 nuovi positivi sul totale di 28.890 e 10.500 contagiati.
Brutte notizie anche dalla vicina Bosnia (382 casi in un giorno), al contrario della Grecia che pare essere riuscita a confinare il Covid a soli 57 nuovi casi (1 morto) e soprattutto della Croazia che ieri ha comunicato all’Oms l’indice di aumento uguale a zero
Numeri incontrovertibili, sintomatici dell’attuale situazione sanitaria tutt’altro che sotto controllo. Anche delle contromisure a geometria variabile, scoordinate, pronte a fare lo sconto alle grandi imprese imprescindibili per le economie dell’Eurozona. Su tutti spicca il problema “europeo” dei mattatoi: veri e propri focolai di infezione nell’Ovest della Germania, ma anche a Lione in Francia, così come in Italia. Fanno meno rumore dei profughi sbarcati a Lampedusa, respinti a Ventimiglia dalla gendarmeria francese, oppure accolti con il contagocce nella Bundesrepublik non più accogliente. Ma molti più danni.
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