L’equilibrista tra pop e musica da camera
Note sparse Il ritorno di Francesco Baccini con un disco che - accanto a due inediti - recupera materiali dal passato. Luci e ombre
Note sparse Il ritorno di Francesco Baccini con un disco che - accanto a due inediti - recupera materiali dal passato. Luci e ombre
Ritorno parziale per Francesco Baccini, a sei anni da quel Chewing Gum Blues inciso in coppia con Sergio Caputo. Parziale perché sono solo due gli inediti del disco: L’equilibrista e Il Signore della notte. Due frecce pur appuntite da un ritrovato sarcasmo lirico del cantautore genovese, che per il resto si affida all’arma del restyling, riarrangiando successi per l’Alter Echo String Quartet con il chitarrista Michele Cusato. Arrangiamenti che riadattano quelli originali, evidenziando le virtù degli episodi migliori e soffrendo d’altro canto i vizi originali. Ho voglia d’innamorarmi, trent’anni dopo, si sveste della patina pop guadagnando in politezza, e divertono sinceramente gli archi che rifanno i fiati di Sotto questo sole. Ma se Genova blues sopperisce all’assenza di De André con la forza dell’abbrivio acustico piano-chitarra-armonica, il confronto con Faber si fa improbo in Ottocento, convincente nella parte più lirica — quando il canto di Baccini è a un passo dalle frequenze deandreiane — ma troppo sottovoce per restituire l’atmosfera da opera buffa. Resistono invece Le donne di Modena, che così svestite hanno ancor più «larghi i fianchi».
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