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Leonardo Sinisgalli, un’ampia indagine in due volumi

Leonardo Sinisgalli, un’ampia indagine in due volumiLeonardo Sinisgalli

Scaffale Il peregrinare dal mondo tecnico-industriale a quello artistico-poetico dell'intellettuale lucano nei due volumi (saggi e articoli più cronologia, opera, indici e documenti) di Biagio Russo: "Il labirinto di Leonardo Sinisgalli", edizione Fondazione Sinisgalli

Pubblicato più di un anno faEdizione del 30 dicembre 2022

«Passai dalla sponda impervia a quella fiorita», disse Leonardo Sinisgalli a proposito del suo peregrinare dal mondo tecnico-industriale a quello artistico-poetico. E l’intelligenza e il fascino dei due volumi (saggi e articoli più cronologia, opera, indici e documenti) di Biagio Russo da poco dati alle stampe (Il labirinto di Leonardo Sinisgalli, edizione Fondazione Sinisgalli, pp. 640, euro 40 a tomo) sta proprio nell’analisi, ma sarebbe più preciso dire nell’indagine perché si invita chi legge a immettersi in un excursus di questo tipo, e del resto stiamo parlando di un autore che, appena ventunenne, diede il nome di «romanzi gialli» ai racconti polizieschi che Mondadori lanciò nel 1929.

«IN GENERE – scrive Biagio Russo – si fa un’operazione additiva e inversa quando si parla di un personaggio così particolare come Leonardo Sinisgalli; si elencano le qualità, moltiplicando gli epiteti, poliedrico, eclettico, complesso, eccetera, definizioni che ovviamente condivido. Forse anche per questo, da un punto di vista critico, nel Novecento, si è rimasti spiazzati dalla sua inafferrabilità, dalla sua mancanza gravitazionale e la sua collocazione è sempre stata un po’ sospesa e ambigua. Non etichettabile».

I DUE VOLUMI, da consigliare assolutamente come viatico a chi vuole scandagliare nel profondo l’opera affascinante di questo geniale protagonista delle «due culture», si dividono nell’esplorazione meno conosciuta del Sinisgalli nel periodo che comprende la formazione scolastica e la passione per il disegno, e in un viaggio (molto ricche e interessanti le foto e le immagini) tra gli eventi della vita di «Narduccio», com’era chiamato affettuosamente al paese, Montemurro, in Basilicata.

TUTTI I CAPITOLI hanno il sapore di una scoperta, non solo perché hanno novità – ad esempio quelli sul rapporto tra Sinisgalli e Scotellaro o la storia della primogenitura della definizione «romanzo giallo» raccontata da Andrea Camilleri, o anche il tentativo di scavo nelle zone meno studiate degli articoli e saggi pubblicati in Civiltà delle macchine o, ancora, il saggio sui rapporti tra il poeta e Agnese De Donato – ma perché invogliano a una perlustrazione intrigante nell’animo e nella vita di un autore affascinato, ma anche terrorizzato, dalle contraddizioni della vita.
«Io dico qualche volta per celia che sono morto a nove anni», sosteneva Leonardo Sinisgalli a proposito del suo violento strappo infantile dal mondo della sua terra.

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