Visioni

L’energia contagiosa di Gnucci

L’energia contagiosa di GnucciGnucci sul palco di Santarcangelo

Musica La rapper nata a Belgrado ma residente da sempre in Svezia, racconta la genesi del nuovo album e parla dell'esperienza a Santarcangelo

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 16 luglio 2017
Marco De VidiSANTACARGELO

«Contagious energy», è questo il motto della quarantasettesima edizione del Festival di Santarcangelo. E nessuno meglio della rapper Gnucci poteva esprimere questo slogan, con l’esplosione di good vibes che travolge tutti in piazza delle Monache, anche le signore sedute su seggioline di plastica che forse si aspettavano un concerto più soft. E invece il mix di hip hop, rap, dubstep, elettronica, scatena un pubblico diversissimo, e Gnucci è bravissima a coinvolgere (anche sul palco) signori anziani e bambini. Ad accompagnarla con le basi c’è Ambervalent, artista svedese ma di origine statunitense. Ana Rab (vero nome di Gnucci), trent’anni, cresciuta in Svezia a Vasteras, ma nata a Belgrado (ora capitale serba), è arrivata in Scandinavia nel 1992, all’inizio della guerra, come molti coetanei cresciuti in altri paesi europei a causa della diaspora jugoslava (se servisse altro a spiegare la ricchezza dell’immigrazione).

«Quando cambi nazione, devi ricostruire tutto» racconta Ana, «e quando sono arrivata in Svezia ho pian piano costruito la mia cultura e scelto in cosa identificarmi. Il mio è sempre stato un approccio molto naif, sceglievo le cose che mi facevano stare bene, che mi davano potere ed energia. Sono un prodotto di un mix di influenze molto diverse e questo ovviamente viene trasposto nella mia musica. Alcune persone trovano fastidioso non potermi definire con un genere chiaro, quello che io trovo seccante invece è chi si rinchiude in categorie così rigide, perché ogni persona è fatta piuttosto di diverse emozioni, sentimenti, pensieri, opinioni. È a questa dimensione che voglio rivolgermi».

Dal 2012, spostandosi tra Londra e Malmö, Gnucci ha dato avvio alla sua produzione musicale, all’inizio soprattutto con contributi a pezzi altrui e diversi ep in proprio, quest’anno con il primo disco ufficiale, You good I’m good let’s be great. Il titolo spiega bene la visione dell’artista, positiva, ma anche provocatoria e diretta, quasi punk. E che non dimentica mai la prospettiva di donna e artista, «mi piace infatti immaginare ragazze che ascoltino la mia musica e che sentano che il messaggio è diretto a loro. Voglio dare potere alle ragazze e alle donne, è qualcosa di molto importante per me».

L’album è stato registrato in diversi paesi, durante le pause dal tour, tra Portogallo, Danimarca, Messico, Sudafrica. Disco che vede diverse collaborazioni e prodotto con approccio diy, ma con ottima qualità. Gnucci ha anche alle spalle un intero tour in Africa, che l’ha portata a esibirsi in Etiopia, Angola, Sudafrica. Arrivata in Romagna per un’unica data italiana, Gnucci è rimasta estasiata dall’atmosfera e soprattutto dalla conoscenza con Merman Blix, l’uomo-sirenetta, che in questi giorni a Santarcangelo sta tenendo laboratori aperti a tutti per liberare la sirena che è in ciascuno di noi.

«Con Blix è stato grandioso, perché quand’ero piccola passavo un sacco di tempo nella vasca da bagno, la amavo. Vivevamo in un appartamento molto semplice, io e mia madre single, e mi capitava spesso di chiudermi nel bagno, sognando di essere una sirena», ricorda Ana. «Ho sempre amato tantissimo fantasticare, l’immaginazione è qualcosa di prezioso, era quella cosa che poteva trasformare quella vasca da bagno nello scoglio in cui ero una sirena. E ora tutta la mia carriera come Gnucci in qualche modo è anche un omaggio ai miei sogni di bambina. Ho sempre avuto davvero pochi mezzi, ma agisco in grande».

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