“Elvis rosso”, lo chiamavano. Qualcosa a metà tra Forrest Gump e un Manchurian Candidate. Eroe americano, traditore, disertore, cowboy redento, patriota, agente segreto, doppiogiochista… insomma, un puzzle difficile da decifrare. Da Mosca a Pechino, tutti conoscevano questo yankee che si era pentito di essere yankee, questo avventuriero nato in Colorado che aveva finito per scegliere il mondo dall’altra parte della cortina di ferro. Non capivano una parola delle sue canzoni, ma non importava. Non potevano avere i Beatles, Frank Sinatra, Elvis Presley. Ebbene, avevano la loro copia. Forse più economica, meno affascinante, ma non importava. Un uomo che ha rinunciato...