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Lella Costa: «Il suo pensiero autonomo»

Lella Costa: «Il suo pensiero autonomo»

Intervista Il ricordo dell’attrice: «Ha mostrato il gusto della libertà assoluta»

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 30 maggio 2013

«Era una donna di una simpatia travolgente, lei e sua sorella Pia erano davvero formidabili! Ci siamo incontrate molte volte, anche se vedevo più spesso Dario, e Franca mi telefonava ogni tanto. Ricordo la sua vitalità e la sua luminosità: una delle ultime volte che li ho visti insieme, qualche anno fa al Festival della Letteratura di Mantova, erano vestiti di lino bianco. Lui con il panama, lei sempre diva con i suoi occhialoni e il trucco impeccabile. Erano così belli che emanavano luce, non quella mistica per carità, ma quel bagliore che significava essere pienamente nel mondo e del mondo». 

Lella Costa racconta così, con allegria e fresca commozione, quella peculiarità terrena e gioiosa che in tanti attribuivano a Franca Rame, scomparsa ieri mattina a Milano nella sua casa di Porta Romana, a poche ore dal passaggio alla camera, e all’unanimità, della Convenzione di Istanbul che contrasta ogni forma di violenza, fisica e psicologica, sulle donne. «Credo che Franca ne sarebbe stata contenta, anzi sollevata, come del resto tutte noi che abbiamo seguito queste vicende e che ci siamo fatte un po’ carico di certe problematiche, ma con la consapevolezza che questo era un passaggio indispensabile in una strada ancora lunga e difficile da percorrere. Bisogna agire su diversi livelli: va benissimo quello legislativo e normativo ma la cosa più importante è che si cambi fin dall’infanzia la relazione delle persone nella pratica quotidiana nel rispetto della dignità delle donne. In questo Franca è stato una pioniera».

La memoria corre al 1975 e al monologo «Lo stupro», ripreso poi in televisione nel 1987 nella trasmissione Fantastico di Adriano Celentano..

Risentirlo è ancora oggi sconvolgente, sapendo quello che ha rappresentato per lei viverlo e poi riviverlo in scena sera dopo sera. Credo che il suo sia stato un gesto di generosità politica in senso alto perché ha reso fattiva la dichiarazione che il personale è politico e l’ha fatto pagandolo a caro prezzo. Franca ci ha messi tutti davanti al fatto compiuto, non era più possibile far finta che non fosse vero, dando corpo, voce e testimonianza all’indicibile e in qualche modo è andata anche a scoperchiare quella complicità del silenzio, smantellando il mutismo maschile rispetto a questi temi. Il suo monologo è stato uno schiaffo di dolore per le donne ma soprattutto una chiamata di corresponsabilità forte nei confronti degli uomini e pure dei «compagni».

Quanto è importante la funzione del teatro come veicolo di sensibilizzazione nei confronti di problematiche come la violenza sulle donne?

È importante soprattutto in un epoca in cui in apparenza i mezzi di comunicazione ci informano già con grande efficacia. Non possiamo dire che le notizie non ci siano ma il teatro ha il potere di trasformare una semplice storia in patrimonio comune e in questo senso ha una funzione mai come di questi tempi preziosa e indispensabile, altrimenti ci ritroveremmo travolti da dati che sono talmente vertiginosi da lasciarci senza fiato. Invece oggi, come sostiene Mario Parniola, bisogna trasformare tutto in «traduzione leggendaria» se si vuole convertire l’informazione in comunicazione e credo che il teatro sia uno dei luoghi in cui questo avviene meglio, in una modalità che diviene profonda condivisione d’esperienza.

In questi mesi di forte attenzione a tragedie come la violenza sulle donne e il femminicidio, si ha la sensazione che i reati siano incredibilmente aumentati.

Non ci giurerei anche se l’unica certezza è che il dato delle violenze sulle donne è assolutamente globalizzato: succede dappertutto, in qualunque tipo di regime politico o religioso ma finché non saranno anche gli uomini a dare voce a questa emergenza, credo che sarà difficile uscire da questa emergenza.

Cosa ha insegnato la storia e l’impegno civile di Franca Rame alle donne di oggi?

Penso che Franca abbia mostrato il gusto della libertà assoluta, dell’autonomia di pensiero, dell’assunzione totale di responsabilità rispetto alle azioni che si compiono. Non vorrei sembrare frivola ma trovo che una delle cose più belle che Franca ci ha regalato è il suo essere stata una donna bellissima, dall’inizio alla fine, senza mai rinunciare a questa bellezza. Non l’ha mai voluto mortificare o in qualche modo mettere in secondo piano ed è stata la dimostrazione che con il vero talento, si può essere e fare tutto e di questo dovremmo esserle tutte grate.

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