Visioni

«Lei non sa cosa vuole», in scena per mettere in crisi Freud

«Lei non sa cosa vuole», in scena per mettere in crisi FreudLuisa Merloni in «Lei non sa cosa vuole» – foto di Luca Del Pia

Intervista Un dialogo ironico al presente col padre della psicoanalisi. L'autrice e attrice Luisa Merloni racconta il suo ultimo spettacolo, in programma fino a sabato all’Angelo Mai di Roma, con la regia di Manuela Cherubini

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 28 dicembre 2023

«Quello che mi spinge è il desiderio, autentico, di parlare con alcune figure storiche, anche di pubblico dominio, che però vengono troppo spesso semplificate. Se potessi vorrei proprio chiedere: Freud, tu che ne pensi?». Luisa Merloni, autrice e attrice, svela così la domanda che soggiace al suo ultimo spettacolo, Lei non sa cosa vuole, in scena fino a sabato 30 dicembre all’Angelo Mai di Roma dopo l’anteprima a Kilowatt Festival.

IN SEGUITO ai confronti con Aristotele (in Aristotele’s Bermuda) e con l’Arcangelo Gabriele (in Farsi fuori) Merloni ha deciso di intessere stavolta il suo dialogo, sempre molto ironico, con il padre della psicoanalisi. «Mi interessavano i suoi rapporti con le donne, il suo regnare su questa grande famiglia femminile, le relazioni nate con le allieve come Lou von Salomé – ci racconta al telefono Merloni – il femminismo ha un rapporto molto stretto con la psicoanalisi, anche attraverso la critica feroce come quella di Luce Irigaray. Mi interessava mettere in evidenza tutto questo, ma trasferendo il confronto nell’oggi: Freud è sempre lui, ma alle prese con le donne contemporanee, i dispositivi tecnologici e così via. Volevo veramente criticarlo, ma temo che alla fine sia venuto fuori un po’ troppo simpatico».

Il femminismo ha un rapporto stretto con le sue teorie, anche attraverso la critica. Mi chiedo: è tutto patriarcato o ci sono lì intuizioni importanti? Luisa Merloni
È indubbio che la questione femminile attrae particolarmente Merloni – in Aristotele’s Bermuda, un’irresistibile versione comica del patriarcato prendeva improvvisamente la scena. Le chiediamo se sente su di sé la pressione di una certa «etichetta», o politically correct che sia, nel momento in cui scrive e «gioca» con temi complessi. «Sta diventando sempre più difficile, è vero. Credo però che alcuni problemi siano sacrosanti e bisogna porseli nel momento in cui si lavora con questioni aperte all’attualità. Ci sono aspetti come la difficoltà nel parlare per qualcun altro, che se pure rientra nei compiti specifici dell’attore e dell’attrice, solleva non poche questioni. Non ci sono modi definitivi di risolverle: bisogna prendere una posizione ogni volta all’interno dello spettacolo, non tutte le voci sono uguali».Per Lei non sa cosa vuole Merloni è tornata a collaborare dopo diverso tempo con Manuela Cherubini, che cura la regia dello spettacolo. Insieme nel 2001 avevano dato vita alla compagnia Psicopompo Teatro. «Ognuna ha portato le esperienze maturate da sole, mi sono lasciata andare ad un’altra visione, pronta anche a rimettere mano al testo. In un certo senso, ho lasciato parlare il mio inconscio». Freud è invece interpretato da Daniele Natali, è la prima volta che i due lavorano insieme.

«LO SPETTACOLO ha una parte “a tesi” – prosegue Merloni – in cui ci si chiede: l’inizio della psicoanalisi è stato totalmente condizionato da una visione così patriarcale oppure erano comunque presenti delle intuizioni importanti? La parte più difficile è stata poi quella di portare sul palcoscenico le sedute, come sappiamo l’analisi è un percorso lento e lungo, non ha il tempo del teatro. Mi sono allora ispirata alle mie stesse esperienze, e ho pensato ai momenti in cui il paziente cerca di fuggire dalle richieste dell’analista anche se in realtà vuole e ha bisogno di condividere quei vissuti».

Lei non sa cosa vuole sarà in scena all’Angelo Mai, con lo spazio indipendente romano quello di Merloni è un legame che dura da tempo. «Come Bluemotion sono entrati a far parte della produzione: per noi è veramente un sostegno importante». Lo spazio sarà subito dopo abitato da un esperimento particolare sempre legato al teatro: alle 5 di mattina del primo gennaio, Lino Gitto e Andrea Fish Pesce suoneranno per intero l’lp Imagine di John Lennon, i ricavati andranno al palestinese Freedom Theater di Jenin, Cisgiordania, recentemente danneggiato nel conflitto, con due componenti ancora in carcere.

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