Legnini: «Dall’Abruzzo la ripartenza: siamo di nuovo noi l’alternativa alle destre»
Intervista al candidato del centrosinistra Lo sconfitto: abbiamo recuperato 12 punti e una parte del voto di M5s. Ci vuole un'alleanza che comprenda la sinistra e si apra al civismo. Abbiamo espresso unità e un progetto: coltivare il dialogo, l’ascolto, stare nei luoghi di vita e di lavoro
Intervista al candidato del centrosinistra Lo sconfitto: abbiamo recuperato 12 punti e una parte del voto di M5s. Ci vuole un'alleanza che comprenda la sinistra e si apra al civismo. Abbiamo espresso unità e un progetto: coltivare il dialogo, l’ascolto, stare nei luoghi di vita e di lavoro
«Ci siamo battuti. I sondaggi ci davano terzi. Non abbiamo vinto, ma oggi possiamo dire che questa la nostra ripartenza». Per ammissione di tutti, se il centrosinistra abruzzese è arrivato a quota 31,3 il merito è in larga parte di Giovanni Legnini. Candidato indipendente – è stato vicepresidente del Csm e da allora non ha ripreso la tessera del Pd -, stimato da tutti, anche a sinistra, anche dagli avversari, ha impresso una cifra inclusiva alla sua campagna che viene dal suo Dna, ma che nel suo ex partito fin qui era merce rara.
Ora il Pd e il centrosinistra dovranno praticare il «modello Abruzzo»?
Consegniamo il 12 per cento in più con un progetto fatto da persone, movimenti, sensibilità diverse. E consegniamo alcuni messaggi: ci vuole un centrosinistra che comprenda la sinistra e si apra al civismo e alle forze liberaldemocratiche. Ma soprattutto ci è stata riconosciuta la capacità di esprimere unità e un progetto affidabile: coltivare il dialogo e l’ascolto, stare nei luoghi di vita e di lavoro.
Lei guiderà l’opposizione. L’alleanza andrà avanti?
Sarebbe singolare che abbandonassi il campo dopo aver suscitato questo movimento, grazie al quale una parte di quelli che un anno fa hanno votato 5 stelle stavolta ha votato noi. Non tradirei mai questo impegno, che ho assunto come un atto di amore per questa terra, non per altri motivi. E l’alleanza andrà avanti.
Lei ha raccolto molte reazioni di affetto da parte del Pd…
Ma quelle che fanno più piacere sono quelle dei cittadini e dei candidati. Abbiamo condiviso questo progetto in tantissimi.
…Calenda invece ha detto: «Forse va costruito qualcosa di nuovo lasciando il vecchio centro sinistra e cespugli vari al loro destino».
Quello che penso è quello che ho rappresentato. Non so quanto converga o diverga da Calenda. Credo che l’esigenza da cui muoviamo è simile. La conclusione è un po’ diversa. Ma adesso non serve contrapporre modelli: serve scegliere quello più efficace per riconquistare fiducia e terreno. Il voto abruzzese ci dice una cosa: l’alternativa alle destre torna ad essere il centrosinistra, nuovo e rinnovato, ma non i 5 stelle. È quello a cui dobbiamo arrivare a livello nazionale.
Salvini, vicepremier e ministro degli interni e grande elettore del presidente Marsilio, ha violato il silenzio preelettorale. Un colpo scorretto?
Non c’è solo questo. Tutti i ministri venuti in Abruzzo hanno dimostrato un senso delle istituzioni molto attenuato. Non si era mai vista una cosa così. Sono andati nelle scuole, nelle università, negli ospedali.
È stata una partita impari?
Non saprei, ma non avevo mai assistito a un utilizzo così propagandistico di funzioni di governo che implicano una grande responsabilità. Naturalmente i ministri sono liberi di fare campagna per i propri partiti, ma siamo andati molto oltre il segno.
L’affluenza al 53 per cento: metà Abruzzo non ha votato.
L’astensionismo è sempre preoccupante. Ma nel 2014 si votò lo stesso giorno delle europee e votò il 61 per cento. Ed era il giorno in cui il Pd di Renzi prese il 40 per cento. Voglio dire che quando si vota solo per la regione è fisiologico questo livello di partecipazione. In Abruzzo dieci anni fa votò il 48 per cento, di nuovo si votava solo per le regionali.
I 5 stelle accusano il Pd di festeggiare nonostante abbia perso molti voti.
La loro è una magra consolazione. Va da sé che dentro una coalizione che prende il 31,2 per cento, frutto di un’ampia aggregazione, i voti si sono distribuiti. Io ho promosso tre civiche, ce n’era una quarta, hanno preso il 13 per cento. È evidente che un po’ di elettori del Pd stanno lì.
Ha dovuto nascondere il Pd?
Ma no. Ma sono stato garante di una coalizione.
Il dato è che l’Abruzzo si è consegnato alla Lega.
È il momento grave che stiamo vivendo. In linea con i flussi elettorali nazionali e con il forte spostamento verso la destra populista e sovranista.
Per le regioni del Nord la Lega ha un progetto di autonomia, le regioni del Sud si stanno ribellando. L’Abruzzo a trazione leghista che parte farà?
È una delle cose che dobbiamo chiedere al neopresidente Marsilio, che sta all’opposizione di quel progetto ma qui ha vinto grazie alla Lega.
Lei continuerà ad essere un indipendente?
Sono un uomo di sinistra e centrosinistra, sono una persona libera e indipendente, non mi sono presentato così per finta o per calcolo. Ho fatto il vicepresidente del Csm e per anni mi sono tenuto fuori dal dibattito. Poi non mi sono più iscritto al Pd.
Andrà a votare alle primarie?
Certo che ci andrò. Ma notoriamente non bisogna essere iscritti al Pd per votare le primarie.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento