Legittima difesa, le correnti dell’Anm litigano
«È una riforma di cui non abbiamo bisogno, speriamo che non si faccia. Il pm le indagini deve farle comunque». Critiche del genere al disegno di legge sulla legittima difesa […]
«È una riforma di cui non abbiamo bisogno, speriamo che non si faccia. Il pm le indagini deve farle comunque». Critiche del genere al disegno di legge sulla legittima difesa […]
«È una riforma di cui non abbiamo bisogno, speriamo che non si faccia. Il pm le indagini deve farle comunque». Critiche del genere al disegno di legge sulla legittima difesa il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Francesco Minisci le aveva già fatte. Ieri, ai microfoni di Radio anch’io, le ha logicamente concluse augurandosi che il rinvio dell’esame della legge, deciso martedì dalla camera, sia «sine die» (invece si comincerà a votare dal 5 marzo). Mal gliene incolse, perché il sottosegretario leghista alla giustizia Morrone ha accusato Minisci di aver usato le stesse parole di un esponente del Pd (l’ex ministro Orlando). E Salvini ha definito le critiche «di una gravità assoluta», invitando il moderato Minisci a tacere o a «farsi eleggere dalla sinistra». Ma non è mancata l’ormai rituale presa di distanza delle toghe di destra, Mi: «I magistrati non possono dire se una riforma si deve fare o no». A difesa del diritto di critica dell’Anm, invece, sia Area che la corrente di Davigo, Autonomia e indipendenza.
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