Legittima difesa, i paletti di Mattarella
Quirinale Il presidente della Repubblica «indignato» dal cecchino che ha colpito la bimba rom a Roma. «L'Italia non può diventare il Far West», avverte. mentre la Lega si prepara a portare in commissione al senato chi si è fatto giustizia da sé
Quirinale Il presidente della Repubblica «indignato» dal cecchino che ha colpito la bimba rom a Roma. «L'Italia non può diventare il Far West», avverte. mentre la Lega si prepara a portare in commissione al senato chi si è fatto giustizia da sé
«Mi ha molto colpito un fatto di cronaca di questi giorni», dice Sergio Mattarella ricevendo al Quirinale i giornalisti parlamentari. Sembra quasi un inciso all’interno di un discorso che per l’occasione – la cerimonia del ventaglio, scambio di auguri estivi con la stampa – è quasi tutto dedicato alla libertà di informazione. È invece il passaggio più legato all’attualità dei lavori parlamentari: «L’Italia non può assomigliare al Far West, dove un tale compra un fucile e spara dal balcone colpendo una bambina di un anno, rovinandone la salute e il futuro», dice il presidente della Repubblica. Non si allontana troppo dal tema dell’informazione: «Questa è barbarie e deve suscitare indignazione», aggiunge, ma la notizia ha occupato nelle cronache di Roma più o meno lo stesso spazio dedicato alla cattura di un grosso serpente in un parco pubblico. Senza nessuna reazione da parte del ministro dell’interno, alfiere della licenza di sparare. Il Far West, appunto.
Mattarella parla mentre stanno per entrare nel vivo i lavori della commissione giustizia sulla (nuova) riforma della legittima difesa. Dei cinque disegni di legge all’ordine del giorno, molto simili, tre sono di Forza Italia, uno di Fratelli d’Italia, uno della Lega. Il quinto è di iniziativa popolare, promosso da Italia dei Valori. È il cavallo di Troia che, in forza del nuovo regolamento del senato, ha visto prevalere palazzo Madama nella corsa con la camera a chi si aggiudicava il provvedimento considerato ad alto tasso di popolarità (i deputati non sono del tutto rassegnati); per di più la legge di iniziativa popolare andrà comunque in aula entro tre mesi anche se la commissione non dovesse riuscire a concludere i lavori su un testo base. L’elenco dei primi «esperti» che la Lega intende ascoltare in commissione chiarisce le intenzioni propagandistiche. Non giuristi, avvocati o magistrati (che pure ci saranno): il senatore salviniano Ostellari che presiede la seconda commissione ha fatto sapere di aver personalmente invitato Roberto Zancan e Graziano Stacchio (il secondo sparò e uccise un rapinatore che aveva assaltato la gioielleria del primo, nel vicentino) e Franco Birolo (tabaccaio padovano che sparò e uccise mentre subiva un tentativo di furto). Tutti assolti, le loro vicende potrebbero al contrario dimostrare come la legge tuteli già a sufficienza chi si difende con le armi. Specie dopo che la riforma di un altro ministro leghista ha introdotto la presunzione di innocenza per chi spara con un arma detenuta legittimamente (e sono circa un milione e mezzo le licenze in Italia) all’interno di una sua proprietà e in presenza di un pericolo.
Con una nuova sentenza, la Cassazione ha ribadito che perché la difesa sia legittima oltre alla presenza di un pericolo attuale bisogna valutare la proporzionalità tra l’offesa e la reazione. La proposta di legge della Lega al senato (ce n’è una anche alla camera) vuole invece qualificare come sempre legittimi gli «atti per respingere l’intrusione nella proprietà». Le proposte di Forza Italia, che su questo tema marcia al fianco dei vecchi alleati, vanno persino oltre perché giustificano ogni atto compiuto in condizioni di «concitazione o paura» (Caliendo) o allargano le maglie fino a introdurre il principio di «difesa non manifestamente sproporzionata» (Gasparri).
Le parole di Mattarella sono state accolto con sollievo dal Pd e da Liberi e uguali, mentre Forza Italia ha accusato la sinistra di «strumentalizzare il presidente per un’insensata crociata contro le armi». Quanto all’arma con la quale il 59enne romano Marco Arezio, ex dipendente del senato, ha centrato alla schiena la bambina rom a Roma – per lei non si possono ancora escludere danni irreversibili – era stata modificata «toccando alcune viti per potenziarla». Lo ha detto ieri lo stesso sparatore ai magistrati che indagano per valutare l’intenzionalità del fatto.
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