Leggi della natura, il limite invalicabile
L’ecologia politica è un campo di studi interdisciplinari privo di un proprio statuto codificato, che si occupa di politicizzare l’ecologia, che è invece una disciplina scientifica precisa, che studia le […]
L’ecologia politica è un campo di studi interdisciplinari privo di un proprio statuto codificato, che si occupa di politicizzare l’ecologia, che è invece una disciplina scientifica precisa, che studia le […]
L’ecologia politica è un campo di studi interdisciplinari privo di un proprio statuto codificato, che si occupa di politicizzare l’ecologia, che è invece una disciplina scientifica precisa, che studia le leggi che regolano i cicli della natura e della materia. Mentre le scelte della politica variano a seconda dell’orientamento delle classi al potere in quel momento e in quel luogo, le leggi della natura non possono essere modificate al di là di limiti ben precisi, pena pagarne il prezzo spesso molto elevato come oggi accade con il cambiamento climatico. Questi limiti sono stati largamente superati da diversi decenni, nella fase del capitalismo maturo o globale, che tende ad espandersi alla intera popolazione mondiale di oltre sette miliardi di persone. E’per questa ragione che l’ecologia politica è diventata molto importante negli ultimi decenni, da quando la crisi ha causato un aumento insostenibile dello sfruttamento della natura.
Tutti dovremmo essere ovviamente interessati a non oltrepassare quei limiti, ma il raggiungimento di questo obiettivo dipende dalle scelte dei governi via via al potere – specie nei paesi industriali che contribuiscono di più alla sfruttamento della natura – e dal loro orientamento, che a sua volta dipende dalla cultura che essi esprimono: in passato, i governi progressisti sono stati più sensibili alla difesa della natura dei governi conservatori, ma questa differenza è largamente scomparsa negli ultimi decenni, con la sconfitta della sinistra. Dipende anche dalle lotte ambientali e sociali, che sono sempre più numerose e diffuse in tutto il pianeta.
Negli ultimi due-tre decenni è emerso infatti un movimento antagonista carsico, che non è uniformemente diffuso in tutti i paesi, che scompare e riemerge dalle sue ceneri, la cui esistenza e importanza è ancora controversa perché non si esprime nelle forme del tradizionale confitto di classe ma in quelle del conflitto di civiltà, toccando tutti gli aspetti della vita – dalla cementificazione del suolo, alla difesa della biodiversità, alla buona alimentazione, alla difesa della salute, all’uso delle fonti energetiche fossili.
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