Seicentottantasette pagine di libro sono un bel mattone. Ci vogliono tutte, se volete fare La storia del rock, argomento altrettanto difficile da circoscrivere e inglobare in un unico testo del jazz e del blues, che poi sono le scaturigini dirette della popular music più vincente dell’ultimo settantennio, il rock appunto. Può un mattone di testo, parafrasando a rovescio il titolo di un leggendario disco dei Jethro Tull, essere «leggero come un mattone»? Sì, se si mette all’opera quel talento sottile e complesso, in gran parte sconosciuto in Italia, ma decisamente coltivato in area anglosassone che è la divulgazione. C’è internet, lo sappiamo bene. Il sapere, anche quello divulgativo e ben confezionato corre ora sui bit nelle fibre ottiche. Nessuno può accampare ragioni penose da «laudator temporis acti» per spiegare che si stava meglio quando si stava peggio, quando internet non c’era. Eppure un testo ben pensato e spesso come La storia del rock (Hoepli) curato da Ezio Guaitamacchi, una vita spesa nel solco della buona divulgazione rock, se affiancato ad ascolti ragionati, è non utile, ma indispensabile. Perché c’è dietro una testa pensante, un bel pool di ottime penne, e per un fatto fondamentale che non deve sfuggire agli appassionati. Andiamo a spiegarci. Questa seconda edizione del monumentale lavoro, divisa in tredici sezioni, ognuna della quali prende nome da un brano simbolo (California Dreamin’, Smells Like Teen Spirit, e via citando) accorpa nel primo testo un’inedita e assai sostanziale sezione che va ad approfondire fatti, fenomeni e realtà fra le più rilevanti degli ultimi vent’anni di rock. Onore al merito per chi s’è assunto cotanta fatica, e precisazione d’uso: questa non è un’enciclopedia, ma una storia. Dunque non un elenco di nomi e incisioni, ma un percorso di idee e fatti, con strumenti di base per ulteriori approfondimenti. A proposito di rock significativo e motivato, per quanto non sempre sotto l’isteria programmata dei «grandi» media. Raffaele M. Petrino con Amerigo Verardi/Il ragazzo magico (Arcana) ci porta alla scoperta di una figura affascinante e poliedrica della scena italica, vero artigiano della musica d’autore intinta in inchiostro rock: fondatore negli anni Ottanta degli Allison Run, tra post punk e psichedelia, dispensatore nei Novanta di acid rock con i Lula, mentore dei Baustelle, collaboratore dei Virginiana Miller, oggi semplicemente se stesso. A costruire perfette pop song intrise di settant’anni di storia del rock in colta declinazione. Ascoltare per credere l’ultimo Un sogno di Maila, leggendo questo libro.