Italia

«Legge popolare da varare subito»

Eutanasia L’appello dell’Associazione radicale Luca Coscioni a Camera e Senato. Ferma a Montecitorio da mesi, con 65 mila firme. Mentre aumentano gli italiani che vanno a morire in Svizzera

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 10 giugno 2014

Sessantacinquemila firme raccolte dal Partito Radicale, quindicimila in più del necessario, ma la legge di iniziativa popolare per la legalizzazione dell’eutanasia è ancora ferma al palo. In nome del popolo ignorato, come aveva titolato il manifesto quasi tre mesi fa. E nel silenzio totale dei media di massa. Negli ultimi giorni, però, si è tornati a dibattere sull’argomento grazie a un paio di medici coraggiosi – il professor Mario Sabatelli, neurologo responsabile del centro Sla del Policlinico Gemelli, e Giuseppe Maria Saba, già ordinario di Anestesiologia e rianimazione all’Università di Cagliari e alla Sapienza di Roma – che hanno avuto il coraggio di raccontare ciò che tutti sanno, e cioè che anche nelle corsie di ospedale italiane l’eutanasia passiva è prassi consolidata da anni, ben lungi dall’essere in contrapposizione col codice deontologico dei sanitari.

E ieri, mentre Carlo Troilo, consigliere generale dell’Associazione radicale Luca Coscioni, ha rivelato di essere stato diretto testimone di pratiche eutanasiche applicate in ospedali pubblici della capitale, i suoi compagni di partito, Marco Cappato, Filomena Gallo e Mina Welby, con una lettera aperta ai membri delle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia di Camera e Senato hanno chiesto la calendarizzazione urgente della proposta di legge popolare «Rifiuto dei trattamenti sanitari e liceità dell’eutanasia» che giace dal 13 settembre scorso a Montecitorio senza che sia stata avviata nemmeno la discussione.
È della scorsa settimana l’appello lanciato da alcuni familiari di persone malate che hanno vissuto il dramma del suicidio – Francesco Lizzani, Chiara Rapaccini, Carlo Troilo e Mina Welby – perché si legalizzi ciò che nel nostro Paese avviene nella completa clandestinità. «Ogni anno nei reparti di terapia intensiva 20 mila malati terminali muoiono con l’aiuto dei medici, quasi sempre con l’assenso dei familiari. Sono i dati di uno studio del 2007 dell’Istituto Mario Negri di Milano – spiega Carlo Troilo – anche se nessuno ne parla perché sia la stampa che la politica sono ferme su questo argomento. In Italia quindi si registrano ogni anno 20 mila casi di eutanasia clandestina e il 67% dei malati terminali è accompagnato dal proprio medico».

«Il moltiplicarsi dei segnali che arrivano dalla società, che si aggiungono all’invito esplicito del Capo dello Stato ad affrontare il tema del fine vita, confermano l’urgenza di un dibattito parlamentare – scrivono nella lettera i dirigenti radicali dell’Associazione Coscioni – In particolare, le difficilissime condizioni nelle quali sono chiamati ad operare i medici rendono necessario l’avvio di un’indagine conoscitiva sul “Come si muore in Italia” per raccogliere informazioni su come le scelte individuali dei pazienti e medici influiscono sul processo del morire, anche in comparazione con ciò che accade all’estero». In effetti, il numero di italiani «che muoiono in esilio» in Svizzera, dove il suicidio assistito è regolamentato, è in continuo aumento, come spiega Emilio Coveri, presidente di Exit Italia, associazione «per il diritto a una morte dignitosa».

Coveri racconta di ricevere «circa 40 telefonate alla settimana di persone disperate» e che da gennaio a maggio di quest’anno la sua associazione ha raddoppiato gli iscritti. «Nei primi cinque mesi del 2014 – spiega Coveri – sono almeno 14 le persone che si sono recate in Svizzera. E in 29 hanno fatto domanda di attivazione della procedura di morte volontaria assistita per i tre centri elvetici: Dignitas di Zurigo; Exit international di Berna e Lifecircle di Basilea».
Ma in Italia la politica latita. Forse aspetta che ancora una volta sia un giudice a riconoscere il diritto a scegliere per sé una «dolce morte».

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento