Calabria, San Nicola da Crissa, il comune e trenta famiglie hanno dato vita alla comunità energetica solidale Critaro: inaugurata tre giorni fa, un sistema di accumulo e pannelli fotovoltaici sistemati sul tetto della cittadella scolastica Domenico Carnovale forniranno energia alle vicine case popolari. Più a nord, Rimini, nel 2020 ha aperto i battenti il nuovo plesso Montessori dell’istituto comprensivo Marvelli: progettato secondo i principi della sostenibilità ambientale, è a consumo energetico quasi zero con orientamento delle aule a sud e sistema di ombreggiamento centralizzato; arredi in legno a sistemi modulari, spazi polifunzionali, un giardino e un orto per gli studenti.

DI NUOVO A SUD, da due anni il comune di Benevento ha riorganizzato il servizio mensa, insistendo sulla sua importanza per il rilancio delle scuole a tempo pieno e sul ruolo educativo del pasto con iniziative di formazione e informazione. Il servizio è gratuito per le famiglie in difficoltà e i prodotti usati sono del territorio. A Parma il comune fornisce 8.400 pasti al giorno con l’80% di prodotti bio che arrivano dalla zona nel rispetto della stagionalità, niente stoviglie monouso, l’acqua è del rubinetto e il cibo non somministrato viene recuperato in collaborazione con il Terzo Settore.

A PESARO 1.560 bambini di nove scuole utilizzano il pedibus, cioè il servizio che li accompagna a piedi in modo da evitare ingorghi, traffico e conseguente inquinamento. Lo stesso accade a Caserta con l’ex Canapificio e una rete di associazioni che dal 2009 gestiscono il progetto coinvolgendo migranti e rifugiati. Sono esempi di come potrebbero essere le scuole in Italia ma l’esperienza diffusa è ancora lontana da questi standard. Il 22esimo report Ecosistema scuola di Legambiente (aggiornato al 2021) fotografa lo stato di salute di 5.616 edifici di 94 capoluoghi, tra scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, frequentate da oltre un milione di studenti.

ANCHE SE TRA IL 2017 E IL 2021 il 59,3% degli edifici scolastici ha beneficiato di interventi di manutenzione straordinaria, nel 2021 il 30,6% delle scuole necessita ancora di lavori straordinari. Dato che al Sud sale al 36,8% e nelle Isole al 53,8%. Sempre negli ultimi 5 anni, per quanto riguarda le indagini diagnostiche dei solai, risultano eseguite solo nel 30,4% degli edifici, dato che scende nelle Isole al 18,8%. Interventi per la loro messa in sicurezza sono stati realizzati, a livello nazionale, appena sul 12% delle strutture.

ADEGUAMENTO SISMICO: nonostante il 53,8% dei comuni abbia dichiarato di averlo realizzato, i lavori hanno interessato solo il 3,1% degli edifici scolastici. Nelle Isole le amministrazioni intervenute sono appena il 27,3%, in particolare in Sicilia dove sono presenti tutti i 389 edifici scolastici posti in zona sismica 1 e 2 delle Isole. Qui negli ultimi 5 anni sono stati realizzati interventi di adeguamento sismico solo su due edifici, uno a Messina e l’altro a Catania.

A RILENTO L’EFFICIENTAMENTO energetico, operazione indispensabile anche alla luce del caro energia che ha colpito pure la scuola. Gli interventi sono stati rivolti solo al 17% degli edifici, dato che sale al Nord al 21,2% mentre nelle Isole riguarda appena il 5,8% dei plessi. Solo il 4,2% delle scuole risulta in classe energetica A, appena il 10,8% nelle prime tre classi energetiche, mentre ben il 74,8% è fermo nelle tre ultime (il 39% in classe G).

PASSI IN AVANTI si registrano, invece, sulla presenza di impianti da energia rinnovabile negli istituti: dal 2011 al 2021 gli edifici scolastici che li possiedono sono passati dal 12,4% al 21,8%. Ma se si continuasse con la stessa progressione ci vorrebbero almeno altri ottant’anni per avere tutte le scuole con rinnovabili. È il Sud su questo fronte a fare da traino: sono infatti il 29,4% gli edifici scolatici con impianti, superando quelli del Centro (22%), del Nord (20,6%) e delle Isole (17%). «Fondamentale – spiega la responsabile ufficio scuola Legambiente, Claudia Cappelletti – pensare alla riqualificazione degli istituti come a un cantiere di rigenerazione urbana, sociale ed educativa, condividendo il tutto con la comunità locale che si fa comunità educante, per attuare percorsi condivisi attraverso la coprogettazione sia nei servizi che nella riqualificazione e costruzione di nuove scuole».

È STATO IL COVID a dare una scossa: 544 le aule realizzate nel 2021, 321 nuove e 223 recuperate; il 62,5% dei comuni ha adottato misure specifiche per il trasporto con il 32,5% che offre la possibilità di avere il trasporto scolastico gratuito; il 69% dei comuni ha realizzato interventi per potenziare la rete internet per la dad. Lo stanziamento per la manutenzione straordinaria, a livello nazionale, è passato da quasi 28mila euro a edificio del 2019 a circa 34mila euro a edificio del 2021; la spesa effettuata da 15mila a 20mila euro. Per quanto riguarda la manutenzione ordinaria, sono stati stanziati nel 2021 circa 10mila euro a edificio, con una capacità di spesa di 8,4mila euro (nel 2019 erano stati rispettivamente 7mila e 6,5mila). In particolare, cresce la spesa delle amministrazioni del Sud che passano da 2mila euro a edificio a 7mila.

SONO 216 le scuole nuove previste dal Pnrr (un miliardo e 189 milioni, il 42,4% al Sud) con l’obiettivo di avere plessi innovativi, sostenibili e sicuri. «Il Pnrr può inaugurare una nuova modalità di messa a terra delle risorse ma non è la soluzione a tutto. Il grande nodo è la qualità delle scuole – spiega il presidente di Legambiente Stefano Ciafani -. I lievi miglioramenti registrati nel 2021 rischiano di non superare il cronico stato di emergenza. Serve un percorso di rinnovamento e messa in sicurezza».

LEGAMBIENTE ha presentato un pacchetto di proposte al governo: «Più attenzione verso i territori fragili individuando modalità alternative di affidamento dei fondi e dando supporto tecnico e amministrativo agli enti in difficoltà; processi di amministrazione condivisi sulla base di patti educativi di comunità; definire un sistema complessivo dei servizi essenziali inerenti l’istruzione e procedere al suo finanziamento per superare i divari territoriali, l’assenza di servizi e opportunità».