Legalizzatela, parola di antimafia
Stupefacenti Il «parere positivo» della Dna sulla cannabis legale inviato al governo a pochi giorni dall’approdo alla Camera del ddl promosso dai Radicali, dalle associazioni e dall’intergruppo parlamentare
Stupefacenti Il «parere positivo» della Dna sulla cannabis legale inviato al governo a pochi giorni dall’approdo alla Camera del ddl promosso dai Radicali, dalle associazioni e dall’intergruppo parlamentare
La Direzione Nazionale Antimafia e Terrorismo «esprime parere positivo per tutte le proposte che mirano a legalizzare la coltivazione, la lavorazione e la vendita della cannabis e dei suoi derivati». È il passaggio saliente di un parere ufficiale che la Dna ha indirizzato al governo a pochi giorni dalla discussione del disegno di legge dell’intergruppo parlamentare «Cannabis legale» che arriverà alla Camera dei Deputati, forte di oltre 220 sottoscrizioni, il prossimo 25 luglio.
Un provvedimento questo che se approvato avrebbe grandi vantaggi secondo l’antimafia, liberando risorse umane e finanziarie in diversi comparti della pubblica amministrazione (forze dell’ordine, Polizia penitenziaria, funzionari di prefettura, ecc.); decongestionando i tribunali dove sono decine di migliaia i procedimenti penali che richiedono l’impegno di magistrati, cancellieri ed ufficiali giudiziari; ad una perdita secca di risorse finanziarie per le mafie e per i gruppi terroristici integralisti e ad una contestuale acquisizione di risorse finanziarie per lo Stato.
«In conclusione – si legge nel parere – ad un vero rilancio dell’azione strategica di contrasto, che deve mirare ad incidere sugli aspetti (davvero intollerabili) di aggressione e minaccia che il narcotraffico porta sia alla salute pubblica (attraverso la diffusione di droghe pesanti e sintetiche) che all’economia e alla libera concorrenza (attraverso il riciclaggio)».
Un parere, quello dell’Antimafia, forte dei numeri e dei dati che, tanto le organizzazioni non governative, quanto lo stesso Dipartimento per le politiche antidroga, hanno dato nel recente passato.
I costi economici diretti della guerra alla droga si possono stimare, annualmente, in circa un miliardo di euro per ciò che riguarda il solo sistema carcerario, in 180 milioni per le forze di polizia impegnate nel far rispettare l’attuale normativa, e in 9 milioni per i processi nei tribunali. A questi soldi spesi si accompagnano quelli che deriverebbero dalla tassazione e a cui lo stato rinuncia, quantificabili tra i 7 e i 13 miliardi di euro ogni biennio e che potrebbero essere reinvestiti in progetti educativi, informativi e di riduzione del danno, così come distribuiti sull’intero sistema di welfare. Soldi che invece vanno alle mafie e ai cartelli della droga il cui guadagno in Europa è stimato – secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze – tra i 21 e i 31 miliardi di euro annui. Un dato al ribasso, che sconta tutta la difficoltà di quantificare un mercato illegale, ma che basta a dare l’idea del fiume di denaro che fluisce nelle casse di questi gruppi criminali. Meno quantificato, ma comunque presente e allarmante, è il guadagno dei gruppi terroristici.
In particolare l’Isis, come denunciato da Antonio Maria Costa (già direttore dell’ufficio Onu contro il narcotraffico dal 2002 al 2010) fa di questo traffico una delle più importanti fonti di finanziamento, vendendo droga in contanti (poi riciclati da banche conniventi), oppure direttamente barattandola (per armi e mezzi). Affari in cui i gruppi criminali italiani sono direttamente coinvolti stando ad un leak pubblicato da wikileaks nel quale l’Fbi riconosceva «l’interazione opportunistica» tra questi stessi gruppi e gli estremisti islamici.
Questa breve rassegna di dati fa capire quanto legalizzare la cannabis significhi togliere risorse alle mafie e al terrorismo. Non sorprende dunque che, chi si occupa del loro contrasto, oggi come fatto già altre volte in passato, assuma una posizione di così grande buon senso.
Quando si parla di droghe bisognerebbe saper uscire dall’approccio ideologico e affrontare il dibattito partendo dalle evidenze economiche, sociali e scientifiche sui danni che 45 anni di guerra alla droga hanno prodotto. I Paesi che sono stati in grado di farlo hanno cambiato strada (dal Portogallo, al Colorado, all’Uruguay). A novembre anche la California voterà un referendum popolare per decidere la legalizzazione completa della cannabis (a scopo terapeutico è già legale da diversi anni).
L’Italia ha oggi la grande possibilità del disegno di legge in discussione da fine luglio per cambiare strada. Un disegno di legge che la società civile sostiene, proponendo anche alcuni miglioramenti, tramite la proposta di legge di iniziativa popolare «legalizziamo!» promossa dall’Associazione Coscioni e dai Radicali, cui diverse organizzazioni hanno aderito, tra queste Antigone e Forum Droghe. Disegno di legge che, dopo la presa di posizione della Direzione nazionale antimafia e terrorismo, ci auguriamo proceda più spedito.
*Non me la spacci giusta/CILD
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