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Lega e 5 Stelle divisi (anche) in Difesa

Lega e 5 Stelle divisi (anche) in DifesaLa ministra della difesa Trenta con il presidente del Consiglio Conte

La legge sulle libertà sindacali nelle forze armate tradisce le speranze aperte dalla Corte costituzionale. E fa litigare gli alleati di governo: in commissione alla camera la maggioranza viene battuta Lega da una parte, Movimento 5 Stelle dall’altra. La maggioranza è stata battuta nella commissione difesa della camera dove ieri sera si è concluso l’esame della legge sulla libertà sindacale […]

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 14 maggio 2019

Lega da una parte, Movimento 5 Stelle dall’altra. La maggioranza è stata battuta nella commissione difesa della camera dove ieri sera si è concluso l’esame della legge sulla libertà sindacale nelle forze armate. I grillini sono rimasti da soli mentre la Lega ha votato con tutte le opposizioni un emendamento di Forza Italia che la relatrice proponeva di accantonare. L’emendamento affida alla competenza esclusiva del giudice amministrativo la giurisdizione su tutte le controversie – di natura contrattuale e sui comportamenti antisindacali – nelle forze dell’ordine. Secondo il Pd l’incidente è la prova che «le frizioni tra Salvini e il ministro Trenta cominciano ad avere concrete ripercussioni parlamentari. La crisi di governo è sempre più profonda».

La proposta di legge è di iniziativa parlamentare, della deputata grillina Corda. Segue la storica sentenza dell’aprile del 2018 con la quale la Corte costituzionale ha fatto cadere il divieto per i militari di costituire associazioni sindacali (mantenendo quello di aderire ad altre associazioni sindacali civili). Nel frattempo alcune associazioni sono state costituite, la prima è stata quella all’interno dei Carabinieri ma in assenza di una legge che regoli le funzioni non è ancora possibile esercitare l’attività sindacale.

Nel corso dell’esame in commissione, negli ultimi due mesi, la proposta grillina si è prestata a diverse critiche. La prima è che non consente una piena libertà sindacale perché esclude la possibilità per i sindacati militari di stabilire rapporti con le confederazioni «civili». È previsto poi che i militari possano iscriversi solo all’associazione sindacale del proprio corpo, escludendo così che si possa formare un sindacato che tenga insieme soldati, avieri, marinai e carabinieri in ragione della specifica attività svolta (ad esempio genieri, personale sanitario). Un paradosso, visto che la riforma delle forze armate è generalmente ispirata alla valorizzazione dei ruoli interforze. Non solo, la stessa ministra della difesa Trenta si era detta favorevole al sindacato interforze. «La sua però è rimasta una dichiarazione – sostiene il deputato Alberto Pagani, capogruppo del Pd in commissione difesa – non seguita dai fatti. Il testo attualmente esclude questa possibilità e la ministra è rimasta assente durante il corso dell’esame del provvedimento, del tutto prima di una sua idea o di una sua proposta sul tema».

In presenza di questa rigida divisione corporativa, un altro punto debole della legge è il divieto per la Guardia costiera di costituire un suo sindacato diverso da quello della marina militare. Le continue forzature del ministro dell’interno, che è arrivato a impedire lo sbarco ai militari a bordo delle motovedette e tenta di imporsi anche sulle leggi del soccorso a mare, dimostra quanto ce ne sarebbe bisogno. Ma lo dimostrano anche aspetti più pratici, perché al tavolo sindacale per il contratto della Guardia Costiera dovrebbe utilmente sedersi anche il ministro dei trasporti, che in questa versione del provvedimento resta invece escluso.

Delicato è anche l’aspetto giurisdizionale sul quale si è consumato l’incidente ieri sera. Il testo che arriva in aula affida tutto ai tribunali amministrativi regionali. Se questa scelta può essere comprensibile per quanto riguarda la controversie sui comportamenti anti sindacali, non lo è di certo per quanto riguarda le violazioni contrattuali. Per le quali, perché ci sia una tutela sindacale effettiva, deve essere competente il giudice del lavoro. Come per tutti gli altri lavoratori, senza stellette.

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