Visioni

Left by the Ship

Per saperne di più Storie di amerasiatici nati da prostitute filippine e soldati americani

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 25 novembre 2013

Subic Bay, nelle Filippine, era la base navale statunitense più grande del mondo. Almeno tra quelle al di fuori del territorio Usa. Qui si riposavano i marinai e i militari impegnati nell’area. Il risultato? Molti americani e molte giovani, giovanissime intrattenitrici. Alcune di loro venivano di fatto affittate: “Facevi la moglie dell’americano. Cucinavi per lui, ti prendevi cura di lui, pulivi… Cose così”.

Nel 1992 la base chiuse i battenti, gli americani se ne andarono e cinquantamila bambini furono abbandonati. “Left by the ship” come li apostrofano comunemente per insultarli.

Robert, Jr, Charlene e Margarita sono proprio quegli amerasiatici nati da prostitute filippine e soldati americani. Il film li segue per due anni, ne mostra i caratteri personali e le difficoltà di crescere in una società piena di pregiudizi. Sono fisicamente diversi dagli altri, difficilmente riusciranno a nascondere la propria origine. E non hanno neppure diritto alla cittadinanza americana come i loro simili nati da donne vietnamite, coreane o tailandesi.

L’unica loro speranza è quella di rintracciare il padre americano ed essere riconosciuti. “Non voglio nulla da te, solo che tu sappia che io esisto” dirà Robert a suo padre. Un padre che non ha ami incontrato.

Left By The Ship

diretto da Emma Rossi Landi, Alberto Vendemmiati (2010)

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