Left by the Ship
Per saperne di più Storie di amerasiatici nati da prostitute filippine e soldati americani
Per saperne di più Storie di amerasiatici nati da prostitute filippine e soldati americani
Subic Bay, nelle Filippine, era la base navale statunitense più grande del mondo. Almeno tra quelle al di fuori del territorio Usa. Qui si riposavano i marinai e i militari impegnati nell’area. Il risultato? Molti americani e molte giovani, giovanissime intrattenitrici. Alcune di loro venivano di fatto affittate: “Facevi la moglie dell’americano. Cucinavi per lui, ti prendevi cura di lui, pulivi… Cose così”.
Nel 1992 la base chiuse i battenti, gli americani se ne andarono e cinquantamila bambini furono abbandonati. “Left by the ship” come li apostrofano comunemente per insultarli.
Robert, Jr, Charlene e Margarita sono proprio quegli amerasiatici nati da prostitute filippine e soldati americani. Il film li segue per due anni, ne mostra i caratteri personali e le difficoltà di crescere in una società piena di pregiudizi. Sono fisicamente diversi dagli altri, difficilmente riusciranno a nascondere la propria origine. E non hanno neppure diritto alla cittadinanza americana come i loro simili nati da donne vietnamite, coreane o tailandesi.
L’unica loro speranza è quella di rintracciare il padre americano ed essere riconosciuti. “Non voglio nulla da te, solo che tu sappia che io esisto” dirà Robert a suo padre. Un padre che non ha ami incontrato.
diretto da Emma Rossi Landi, Alberto Vendemmiati (2010)
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