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L’effervescenza messicana? Non è saggistica

Express La rubrica delle culture che fa il giro del mondo e che oggi si concentra sulla recentissima indagine Nielsen sul mercato globale dell’editoria

Pubblicato circa 3 ore faEdizione del 7 novembre 2024

Con quello che ci succede – e rischia di succederci – intorno e dentro casa, i patemi dell’editoria sembrano davvero piccoli, ma visto che il mondo comunque va avanti, e si spera che la vittoria di Trump non abbia come effetto collaterale un’ondata planetaria di analfabetismo, tanto vale dare un’occhiata a quello che succede nel mondo del libro e magari cercare, dove sia possibile, un piccolo motivo di conforto. Una recentissima indagine Nielsen sul mercato globale dell’editoria nei primi otto mesi di quest’anno dimostra, per esempio, che se in Italia le vendite continuano a essere stagnanti, e anzi lievemente in calo (- 0,1%) ci sono territori dislocati nei cinque continenti, dove a quanto pare le persone leggono più di prima e, fattore non secondario da un punto di vista economico, comprano più libri di prima.

Ne riferisce su Publishers Weekly Neill Denny, spiegando che in particolare sono i paesi di lingua spagnola e portoghese a godere di ottima salute libraria, con risultati che da queste parti suonano strabilianti: il Messico registra un aumento del fatturato complessivo del +16,1%, la Spagna del +12,3%, il Brasile del +9,5% e il Portogallo del +9,0%. In Asia, anche l’India vanta un risultato eccezionale, con una crescita che supera il 18%, ma lo studio sottolinea che il mercato è ancora sottodimensionato rispetto alle sue enormi potenzialità (solo 27 milioni di copie vendute nel paese più popoloso del mondo, in viaggio verso il miliardo e mezzo di abitanti).

Purtroppo, il rapporto non specifica a cosa sia dovuta questa effervescenza, se si tratti di una raffica improvvisa di bestseller locali o degli effetti di una intelligente politica di promozione della lettura, ma in compenso individua, ancora su scala globale, quali sono i segmenti dove la situazione è più rosea e quelli che rivelano segni di sofferenza. Presto detto: quasi dappertutto – in 14 zone sulle 16 analizzate – va bene la narrativa, e pure la produzione per bambini e adolescenti cresce in nove aree, mentre a calare in undici dei territori presi in esame è la saggistica, o più precisamente la non-fiction. La distinzione è necessaria, vista la nota con cui gli autori della ricerca Nielsen hanno commentato questo dato: «Il calo può essere in parte attribuito all’assenza, nei primi otto mesi del 2024, di titoli di punta come la biografia del principe Harry, Spare, che nel 2023 aveva venduto volumi enormi in molti paesi».
Non perdiamoci d’animo, comunque, perché anche quest’anno ci sono «alcuni bestseller globali nella categoria: un esempio notevole è il manuale di automiglioramento Atomic Habits di James Clear, che è stato tra i primi cinque libri di non-fiction più venduti in tredici aree». Difficile capire se fra queste ci sia anche l’Italia, dove in realtà il libro è uscito da De Agostini nel 2019 e poi è stato ripubblicato per la stessa sigla nel 2023, ma per la verità ci rincuora di più che «i libri di storia continuino a registrare risultati relativamente buoni».

Tornando alla narrativa, il rapporto globale Nielsen mette in risalto gli ottimi risultati dei gialli e dei thriller, «le cui vendite sono in aumento in tre quarti dei paesi analizzati, con incrementi di fatturato che vanno dal +3% del Belgio di lingua vallone al +56% del Portogallo», a cui si accompagnano i dati ancora più positivi (tassi di crescita a due cifre in tutti i paesi») dei libri di fantascienza e fantasy e dei romanzi rosa. Conta soprattutto, scrivono gli autori dell’indagine, l’effetto BookTok che «gioca un ruolo centrale nel traino di questi generi e di autrici come Freida McFadden, Rebecca Yarros e Colleen Hoover».
Se tutto questo ci conforta, come auspicavamo, resta da vedere.

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