Dopo Muro di Casse e il candidato al Premio Strega La Stanza Profonda, Vanni Santoni torna in libreria con un nuovo romanzo, L’Impero del Sogno (Mondadori, pp. 276, euro 18), anch’esso in parte ambientato nelle natali terre toscane dell’autore, così come i suoi romanzi precedenti – Tutti i miei ragni, Gli interessi in comune. Quest’ultima opera si lega prevalentemente alla produzione fantasy di Santoni, costituendo infatti un prequel della serie Terra Ignota.

COME POSSA un romanzo ambientato nella realtà di tutti i giorni essere l’incipit di un ciclo fantasy è una domanda alla quale Santoni risponde rompendo ancora una volta con la distinzione manichea tra realtà e finzione. Federico Melani – il Mella di Interessi in Comune – è uno studente universitario alle prese con il tedio del mondo adulto e della vita di provincia, e la cui esistenza assume una svolta proprio nell’impero dei suoi sogni notturni, nel momento in cui si ritrova improvvisamente a un consiglio onirico di Elrond presenziato da alieni, divinità etrusche dal dialetto aretino, draghi e altri personaggi nati da fantasie ed esperienze di DMT. Un’assemblea che ha da decidere sul da farsi, non della fine di un anello ma del destino di un uovo e della bambina che esso contiene.

Mella si troverà trascinato in un turbine di vicende incredibili, che lo condurranno in giro per la Toscana tra Firenze e Pisa e poi verso nord fino a Torino, in un’avventura che inizia con un alternarsi tra realtà-immaginazione sulla scia della Storia Infinita e si evolve poi in un misto tra Jumanji, un capitolo di Harry Potter e una parodia di Dan Brown, condito con momenti splatter alla Kill Bill. Il risultato è un libro psichedelico e irriverente, ricco di citazioni culturali e letterarie esplicite, dal Castello di Kafka all’Aleph di Borges, dove a fare da sfondo vi è la storia di Sofia Tonini, riferimento-omaggio alla vicenda di Giulio Regeni.

COSÌ COME I SOGNI di Mella si scoprono «essere fatti dei frammenti caduti dalla carovana del giorno», così il mondo fantasy di Terra Ignota, di cui L’Impero si rivela essere una sorta di Silmarillion viene concepito nella mente di una bambina dal mescolarsi di varie opere classiche e moderne, da Omero a Howard passando per il manuale di D&D. L’Impero del Sogno allora è anche un elogio al worldbuilding letterario, alla galassia di mondi immaginari che da sempre l’umanità ha contribuito a popolare, ibridando stimoli e ispirazioni provenienti da mondi già pre-esistenti, come quei bambini che inventano nuove storie mescolando le favole della buona notte con i supereroi dei cartoni animati.