Lebron e Bronny, dinastia James
Sport Una questione di famiglia in Nba, dove i Los Angeles Lakers hanno accolto nella squadra di «King» James anche Junior, suo figlio
Sport Una questione di famiglia in Nba, dove i Los Angeles Lakers hanno accolto nella squadra di «King» James anche Junior, suo figlio
Quando sei uno dei dioscuri dell’iperuranio del basket, può essere anche legittimo che i tuoi desideri, seppur «impegnativi», vengano esauditi. E allora ti viene permesso di scrivere l’ennesima pagina della storia del Gioco con un evento mai successo in passato e che chissà se mai si ripeterà in futuro: un padre e un figlio che giocano insieme nel campionato professionistico statunitense di pallacanestro. La mitica NBA, la lega più seguita al mondo, dove i campioni arrivano ormai da ogni angolo dell’orbe terracqueo. Lebron James Senior e Lebron James Junior, Bronny per gli amici, sono infatti iscritti nel roster della compagine baskettara più famosa e glamour delle 30 partecipanti alla NBA, quei Los Angeles Lakers che si sono genuflessi volentieri al cospetto di King James permettendogli quest’incredibile incrocio generazionale.
Bisogna esplorare un po’ la storia personale del campionissimo per comprendere ancor meglio questo progetto di «convivenza cestistica». Lebron è stato cresciuto solo dalla madre Gloria, in condizioni di indigenza, a Akron, Ohio. La sua figura paterna è avvolta nel mistero, si sa unicamente che fu un compagno di scuola di Gloria. Lo stesso James senior ha spiegato che non aver mai conosciuto il padre è stato uno stimolo per migliorarsi continuamente – e, aggiungiamo noi, metter su una famiglia molto solida e unita.
La favola rischia però di durare pochissimo. Il re, soprannome guadagnato nel corso degli anni a forza di prestazioni mirabolanti, da ragazzo era già «the Chosen One». Tutti, infatti, lo consideravano un prescelto grazie agli stra-evidenti mezzi tecnici e atletici, tanto che il salto nell’NBA si materializzò direttamente dopo il liceo, senza nemmeno perdere tempo nel campionato universitario. Tutt’altra storia per Bronny.
Tanto per cominciare, il ventenne non ha preso il fisico strabiliante di papà (è quasi un normotipo), ma, purtroppo per lui, ha ereditato anche solo qualche briciola della sua onnipotenza cestistica. Nel periodo trascorso con la maglia della scalcagnata University of Southern California, ha messo insieme statistiche che per usare un eufemismo non rubano l’occhio. Per intenderci, 4,8 punti a partita sono davvero robetta, specialmente a fronte di percentuali al tiro quasi da mini-basket.
Uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi e la sua progenie ci perdoneranno se ci permettiamo di dire che, senza quel cognome stellare, Bronny non solo non sarebbe stato selezionato al draft dell’NBA, ma non sarebbe stato nemmeno preso in considerazione dai club dei più importanti campionati europei. Che il ragazzo sia un mediocre attaccante e appena un discreto difensore lo dimostrano altre cifre, piuttosto recenti: quelle dei match pre-campionato, davvero disastrose.
Per onor di cronaca ricordiamo come il nostro sia stato penalizzato da un brutto incidente – un arresto cardiaco nel luglio del 2023, nel corso di un allenamento – che ne ha messo in pericolo la carriera. Va poi chiarito che, dopo un po’ di minuti in campionato al fianco di papà, per lui quasi sicuramente si apriranno le porte della G League. Ovvero una sorta di campionato riserve, dove i giovani si vanno a fare le ossa nella speranza di tornare preso al «piano di sopra». Chissà, forse i geni paterni pian piano spunteranno fuori e tutte le critiche, spesso durissime, rovesciate su Bronny dalla stampa specializzata si attenueranno.
Intanto concediamo a «sua maestà» di realizzare questo sogno, al quale, abbiamo più di un sospetto, era legata a doppia mandata la firma sul nuovo contratto proposto dai Lakers. Sulla soglia dei 40 anni, che compirà il prossimo 30 dicembre, Lebron Senior ha appena iniziato la stagione numero 22 del suo romanzo in NBA. Siccome lui un fenomeno lo è davvero, è reduce da un campionato da oltre 25 punti, 8 assist e 7 rimbalzi a partita e un intermezzo olimpico che gli ha fruttato la terza medaglia d’oro e il titolo (forse un po’ generoso) di MVP del torneo francese.
Un altro desiderata del 23 dei Lakers sarebbe poter vincere il suo quinto titolo di campione NBA, avvicinandosi così ai sei all’altra icona assoluta della palla a spicchi, Michael Jordan. Difficile, se non quasi impossibile, che i Lakers questa volta possano venire incontro alla volontà del Prescelto. La stagione 2024-25 si apre con i Boston Celtics, gli arci-rivali dei losangelini e campioni uscenti, super-favoriti davanti a un nutrito gruppo di inseguitrici, in cui non sembrano rientrare i giallo-viola. A meno che gli dei del basket non vogliano concedere un altro omaggio al Re.
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