Tenetevi forte: saranno primarie vere e aperte. Quei 315.862 elettori che nel 2011 avevano votato Giuliano Pisapia, sempre ammesso che di una buona parte non se ne siano perse le tracce, devono portare ancora molta pazienza. Se l’argomento dovesse ancora interessare, quello che sanno oggi lo sapevano già fin dalla primavera scorsa, quindi il caos creato dal sindaco di Milano con la sua pasticciata uscita di scena fino ad ora ha solo logorato la sua mitica esperienza arancione con una lunga evitabile verifica di un dato di fatto che è venuto a noia: le primarie. E certo che si faranno, eccome se si faranno, le primarie sono imprescindibili. Questa è la solita risposta del sindaco Giuliano Pisapia, una specie di mantra fuori sincrono ripetuto a prescindere dalla domanda che gli viene rivolta, l’unica certezza, una specie di lieto fine che dovrebbe servire a nascondere i tatticismi esasperati di un centrosinistra che non c’è più per come lo avevamo conosciuto (e già c’era poco da stare allegri).

Per questo è desolante il non esito dell’incontro romano di ieri mattina che ha visto seduti allo stesso tavolo i vertici del partito di Matteo Renzi – c’erano anche Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini – e il sindaco di Milano accompagnato dalla sua nuova candidata di riferimento, la vice sindaca Francesca Balzani cui è stata affidata la missione impossibile di rappresentare la continuità con la giunta arancione. Gli uni puntano decisamente e coerentemente sull’ex manager di Expo Giuseppe Sala (tutti sapevano che il Pd a Milano avrebbe imposto un renziano) e gli altri o mangiano sta minestra o devono correre il rischio di imbarcarsi in una sfida molto complicata e lacerante per il coté sinistro della coalizione. Doveva essere una resa dei conti, o un chiarimento definitivo, e invece il Pd ha prodotto poche righe per ribadire “l’apprezzamento per il lavoro dell’amministrazione e dell’esperienza milanese di questi anni, così come è stata ribadita l’importanza delle primarie. Primarie vere, aperte, coinvolgenti e partecipate che tengano conto della peculiarità e dell’autonomia di Milano e che portino all’individuazione della candidata o del candidato migliore per vincere le elezioni comunali e proseguire nel buon governo della città”. Traduzione: a Renzi non importa nulla della continuità vagheggiata da Pisapia, se il sindaco vuole candidare Francesca Balzani faccia come gli pare. Per il sindaco di Milano “l’incontro è andato benissimo”. Niente di più, niente di meno.

Frastornati dalla stupefacente novità di queste ore (saranno primarie “vere” e “aperte”), è passata quasi sotto silenzio la notizia più significativa sullo stato dell’arte del partito della nazione: il Pd milanese avrebbe chiesto anche a Linus, il direttore artistico di Radio Dee Jay, di candidarsi alle primarie. “Non sono all’altezza”, avrebbe risposto lui con immotivata modestia. Per tornare a personaggi decisamente meno popolari del dj, a questo punto è chiaro che non ha funzionato la minaccia della sinistra milanese di sfilarsi dalle primarie per spingere il “divisivo” Sala a farsi da parte. Il Pd ha scelto il suo candidato, probabilmente vincente. La palla adesso passa al sindaco Giuliano Pisapia, e non sarà facile inventarsi uno schema vincente. Qualora la vice sindaca Francesca Balzani dovesse davvero decidere di sfidare Giuseppe Sala alle primarie in quanto nominata dal sindaco uscente, a sinistra andrebbe in scena un altro piccolo dramma intestino, forse di scarso interesse per quei 300 mila e passa elettori di cui sopra ma decisivo per chi non si è ancora rassegnato all’idea che con questo Pd non ci sono margini di trattativa, col rischio di finire massacrato e fuori dai giochi. Se l’idea è Balzani, come si comporterà il candidato del Pd Pierfrancesco Majorino sostenuto da Sel? A botta calda, decisamente irritato per la scelta di Giuliano Pisapia, il candidato più a sinistra sembrerebbe intenzionato a dare battaglia. “Dicono che a Roma l’incontro si sia concluso con una certezza (per la verità ormai scontata): si faranno le primarie. E si deciderà in quell’occasione. Perfetto, come annunciato, a prescindere da Roma: io ci sono e il 7 dicembre iniziamo a raccogliere le firme”. Più che un post è una minaccia e probabilmente, nel sottobosco di una visione della politica piuttosto proprietaria, è già in corso un gran mercanteggiare per evitare due candidature simili a sinistra a tutto vantaggio dell’ex manager della giunta di Letizia Moratti.

Il quale deciderà a dicembre ma è già in campagna elettorale. “Farò diventare la città da Milano da bere per pochi a Milano da vivere per tutti”, ha detto ieri Giuseppe Sala alla Fondazione Corriere della Sera. Ok, per gli slogan chiederanno a Linus.