Le tensioni turche emigrano in Germania
Germania/Turchia Spaccata la più grande comunità turca all’estero. Ed è gelo Berlino-Ankara
Germania/Turchia Spaccata la più grande comunità turca all’estero. Ed è gelo Berlino-Ankara
Gli effetti del fallito colpo di stato contro Erdogan si fanno sentire anche in Germania, dove la comunità turca è spezzata al suo interno. Manifestazioni, scontri, ma anche vere e proprie aggressioni, compiute fra membri della stessa comunità, emergono in un momento di tensione fra i due Paesi, su cui pesa ancora il riconoscimento del genocidio armeno approvato dal parlamento tedesco lo scorso giugno.
Su tutto, lo spettro dell’odio contro i musulmani che, seppur minoritario, è in crescita nella società tedesca. La crisi dei rifugiati e la recente ondata di attacchi terroristici che ha investito la Francia e la Germania stanno spargendo anche qui il seme avvelenato del razzismo. Un’intolleranza da cui il Paese, anche in ragione di un tabù storico derivante dall’eredità nazista, era sembrato a lungo immune.
Sede della più grande comunità turca al mondo al di fuori dalla Turchia, in Germania risiedono – secondo un recente censimento – circa tre milioni di persone con almeno un genitore immigrato dalla Turchia. La metà di esse hanno anche la cittadinanza turca. Di questi, quasi il 60% ha votato per l’Akp, il partito di Erdogan, nelle elezioni parlamentari di novembre. Un sostegno che si è visto anche dopo il fallito golpe, quando migliaia di turchi si sono riversati nelle strade di molte città tedesche – da Berlino a Monaco, da Hannover a Stoccarda – per festeggiare lo scampato pericolo.
Ma, dopo l’euforia, è arrivata l’ora della vendetta. Puntuale, la resa dei conti contro i sostenitori di Fethullah Gülen – predicatore turco in autoesilio negli States, accusato di essere l’uomo ombra dietro al colpo di stato – si è allargata anche alla Germania. Una tensione che si è manifestata ovunque, dalle associazioni alle piazze, fino anche alle moschee.
Non mancano testimonianze, anche filmate, di aggressioni avvenute in Germania contro i gulenisti, che sono al centro delle purghe che avvengono in questi giorni in Turchia.
Problema di ordine pubblico
Un problema che è diventato anche di ordine pubblico, oltre che politico. A Stoccarda, una scuola privata gestita dal movimento gulenista è stata messa sotto protezione dalla polizia, per il timore di aggressioni. Sulla questione è intervenuto anche il ministro degli interni de Maizière, che ha dichiarato alla tv pubblica Zdf: «Non vogliamo che questo tipo di conflitti avvengano in Germania, con scene di violenza nelle strade».
Nel frattempo proseguono le manifestazioni. C’è stato nei giorni scorsi un dibattito molto duro sulla possibilità di permettere che oggi si svolga a Colonia una manifestazione dei sostenitori di Erdogan. Per l’evento, confermato, saranno schierati 2.000 uomini delle forze dell’ordine per prevenire ulteriori violenze. Si attendono oltre 20.000 persone. Fra coloro che si sono opposti, anche la comunità curda tedesca, che si è detta determinata a impedire che si celebri quello che da loro è definito un dittatore, Erdogan, proprio mentre compie i crimini più efferati in Turchia.
A essere finiti sotto bersaglio in questi giorni anche diversi politici tedeschi di origine turca. Fra loro, il più noto è il leader del partito verde, Cem Özdemir. Figlio di un immigrato, nel 1994 è divenuto – insieme a Leyla Onur – il primo cittadino di origine turca a sedere al Bundestag.
Come ha spiegato lo stesso Özdemir, commentando gli effetti della crisi turca in Germania: «Chiunque si opponga al presidente Erdogan è immediatamente considerato un sostenitore di Gülen o del Pkk».
Özdemir e l’Armenia
Non è la prima volta che il politico verde finisce sotto attacco. Özdemir ha ricevuto – come denunciato dai media tedeschi – continue minacce di morte, proprio da membri della comunità turca, a causa del suo impegno a favore della causa armena.
Una scelta di campo che ha portato Özdemir ad essere promotore della risoluzione del Bundestag sul genocidio armeno, approvata lo scorso 2 giugno.
Una crisi, questa, che ha determinato uno scontro diplomatico fra Ankara e Berlino che non pare ancora risolto. Venerdì Erdogan è tornato all’attacco, accusando la Germania di impedire alla comunità turca di manifestare liberamente. Pronta la reazione del ministro degli esteri Steinmeier: «Non lasceremo che le tensioni politiche si riversino dalla Turchia alla Germania e che si intimidisca chi ha idee diverse.»
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