Cultura

Le strisce di «Kobane calling» sbarcano a Berlino

Le strisce di «Kobane calling» sbarcano a Berlino

NARRAZIONI Piccola cronaca della serata tedesca di Zerocalcare per la presentazione del suo fumetto in Germania

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 25 maggio 2017

Zerocalcare «calling» anche a Berlino: in quasi 200 alla Biblioteca am Luisenbad, nel cuore del quartiere turco di Wedding per la presentazione dell’edizione tedesca delle tavole dedicate a Kobane. Un’ora di dialogo fra risate e applausi, prima del consueto rito dei «disegnini» e la gente in fila con le copie del libro edito da Avant Verlag. «La situazione in Rojava cambia continuamente: adesso i curdi sono alle porte di Raqqa. Sarà decisivo il riconoscimento internazionale del ruolo dell’esercito Ypg nella guerra all’Isis. Tanto più perché si tratta di un esempio di auto-determinazione e del ruolo da protagonista delle donne, anche con le armi» sottolinea Zerocalcare.

AL DEBUTTO IN GERMANIA, è già un «caso» editoriale, come dimostra anche l’intervista trasmessa dalla radio pubblica Deutschlandfunk a Colonia. A Wedding, invece, risponde a ogni genere di domanda: dai due viaggi a Kobane ai «cani macilenti di Formia», dal combattente-martire disegnato come un pezzo di formaggio fino ai «valori di riferimento» a Rebibbia.
Con la traduzione di Catia Russo, anima della libreria italiana Mondolibro di Berlino, Zerocalcare ripercorre la sua storia di fumettista che ai tempi dell’autoproduzione non immaginava un boom da 700 mila copie.
«Sono sempre stato minoranza della minoranza. Con i centri sociali, con i punk e da straight-edger. Faccio davvero fatica a considerarmi come punto di riferimento di una generazione, anche perché nessuno mi ha dato mai il mandato».
Piuttosto è Genova 2001 a fare da spartiacque: «Allora le mie prime strisce di cronaca sono servite per elaborare la sensazione di annientamento fisico da parte dello Stato» riassume.

L’ARMADILLO, il mammuth, il cinghiale: «I tedeschi sono proprio in fissa con ’sti animali…». Poi, bacchetta con tanto di indice puntata sullo schermo, illustra la tavola con il cuore di Kobane circondato dal manifesto dei partigiani e dal pestaggio «formativo» subìto da ragazzino. «Il resto sono tutti riempitivi» confessa mentre ammette di aver copiato l’idea degli occhi che si «sciolgono» da un disegnatore francese.
«Li ho ripresi da una vecchia pubblicazione. Pensavo che non se ne sarebbe accorto nessuno». Interrogato anche su mamma-chioccia ammicca: «Adesso che mi vede anche in televisione è rassicurata».

Zerocalcare restituisce l’esperienza umana del Rojava e racconta la genesi di Kobane Calling: «L’informazione in Italia non dava notizie del fronte curdo. I centri sociali hanno mantenuto uno stretto rapporto fin dai tempi di Ocalan alla fine degli anni Novanta, eppure non è stato per niente facile disegnare la realtà: la mediazione linguistica, l’onestà intellettuale necessaria a narrare i fatti, la peculiarità della condizione femminile».
Kobane Calling è il primo fumetto di Zerocalcare che unisce il filone politico alla sfera personale. Lui intanto è già concentrato sul prossimo titolo, che dovrebbe essere pubblicato a dicembre. «Farò incontrare i personaggi delle mie strisce con le persone in carne e ossa» anticipa.

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