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Le storie impudiche di Bigas Luna

Le storie impudiche di Bigas Lunail regista Bigas Luna

Cinema E' morto a 67 anni dopo una lunga malattia il regista catalano di Le età di Lulù

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 7 aprile 2013

È scomparso ieri all’età di 67 anni dopo una lunga malattia il regista catalano Bigas Luna, l’autore di La teta y la luna, Jamon jamon, famoso per le sue messe in scena erotiche, le sue storie impudiche, inattuali nel panorama internazionale e talvolta percorse da una inaspettata freddezza che proveniva dalla sua formazione di artista concettuale, oltre a maneggiare il genere erotico come strumento politico a lungo censurato. Riuscì a cogliere per primo le potenzialità ad alta tensione di Penelope Cruz, Ariadna Gil, Jordi Mollà, Xavier Bardem, un ardito personaggio per Francesca Neri. E come non ricordare le performance veneziane di Valeria Marini nel 1996 in Bambola?

Mentre alla fine degli anni sessanta la «scuola di Barcellona» con Aranda e Portabella aveva segnato la stagione del cinema e Carlos Saura si permetteva incursioni in territori proibiti, Bigas Luna proveniva dal disegno industriale e prestava grande interesse, tra i primi, alle nuove tecmologie: dall’esposizione delle sue opere di arte concettuale a Barcellona nel 1973 realizzò il cortometraggio Taulas (’73), il video Cadires (’74) e nel ’77 undici corti erotici in 16 mm, raccolti in video con il titolo Historias impúdicas. Già dal suo primo lungometraggio Tatuajes (Tatuaggi, ’76) affrontava un argomento problematico, l’incesto, ma in quegli anni non era l’unico a metterlo in scena nel cinema spagnolo, primi difficili anni di liberazione dal franchismo e dai vincoli della censura. Franco era morto nel ’75 e faceva la sua comparsa sugli echermi spagnoli il cinema erotico e arrivavano nelle sale tutti i film fino ad allora proibiti (da Viridiana a Ultimo tango a Parigi). Buñuel può infine realizzare nel ’77 Quell’Oscuro oggetto del desiderio e nel ’78 Bigas Luna realizza Bilbao il film che lo fa conoscere internazionalmente a Cannes, (per la distribuzione italiana: La chiamavano Bilbao), dove i rapporti morbosi di Leo con una donna molto più grande di lui, attrice famosa che intreccia rapporti anche con lo zio mentre con lui mantiene un controllo maternale autoritario, fanno da schema di riferimento all’ossesione del protagonista per Bilbao, una spogliarellista prostituta che infine sequestra per averla tutta per sé.

Torna il tema dell’incesto in ambiente borghese in Caniche (’79) riferimento diretto al cinema di Marco Ferreri. Mentre per tutta la fine del decennio il cinema spagnolo affronterà un altro tema prima proibito, la guerra civile (Camino, Patino, Aragon), e i socialisti arrivano al governo lanciando una nuova stagione per il cinema (e la stella di Almodovar comincia a risplendere) i film di Bigas Luna ogni volta alla loro uscita non mancano di fare scalpore: Lola (’86) Le età di Lulù (’90) dal romanzo di Almudena Grandes (la scrittrice del recente Il lettore di Jules Verne), dopo il rifiuto di Angela Molina a girare scene ardite, un film per Francesca Neri nella parte di prostituta transessuale e sperimentatrice di tabù, vincitrice di Goya. Jamón jamón (il titolo italiano suona come un’insegna di alimentari) dove la Sandrelli, (il regista la definiva «un fiore tra i mostri»), Galiena e Cruz con Bardem e Mollà vince il Leone d’argento e raggiunge la fama.

Nei suoi ultimi film l’elaborazione del desiderio in La teta y la luna (’94), La maya desnuda che torna in Volverunt (2001), il triangolo di Son de Mar (2001). Lo attendeva sul set Mecanoscrito del secundo origen, da un famoso racconto catalano di fantascienza per ragazzi, che sarà realizzato e dedicato al nipotino.

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