Le stellette al “papa buono”
Accordo tra il Vaticano e l'Italia: Giovanni XXIII, autore dell'enciclica "Pacem in terris", sarà il patrono dell'esercito. Protesta il vescovo di Altamura, presidente di Pax Christi
Accordo tra il Vaticano e l'Italia: Giovanni XXIII, autore dell'enciclica "Pacem in terris", sarà il patrono dell'esercito. Protesta il vescovo di Altamura, presidente di Pax Christi
Giovanni XXIII, il papa della Pacem in terris (l’enciclica che definì la guerra «alienum a ratione», «estranea alla ragione», cioè «roba da matti»), è il nuovo santo patrono dell’esercito italiano. La bolla di proclamazione è stata firmata lo scorso 17 giugno dall’ultraconservatore cardinale Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, che ha ovviamente ricevuto il mandato da papa Francesco, cui spetta l’ultima parola. Oggi pomeriggio, in una cerimonia nella sede dello Stato maggiore dell’esercito, il vescovo ordinario militare – nonché generale di corpo d‘armata – monsignor Marcianò consegnerà la bolla pontificia al generale Errico, capo di Stato maggiore. E il prossimo 11 ottobre, memoria liturgica di san Giovanni XXIII (beatificato da papa Wojtyla del 2000 insieme a Pio IX e canonizzato da papa Bergoglio nel 2014 insieme a Giovanni Paolo II, due accoppiamenti molto controversi), sarà dato l’annuncio del nuovo patrono a San Pietro, dopo un’udienza speciale di Francesco a 7mila militari.
Il percorso che porta alla proclamazione di papa Roncalli a patrono dell’Esercito comincia nel 2002, su proposta dell’allora ordinario militare monsignor Mani. Con il suo successore, cardinal Bagnasco – poi alla guida della Cei -, l’idea prende quota e viene accolta dai vertici delle Forze armate, che iniziano a darsi da fare per promuovere la devozione a Giovanni XXIII patrono dell’esercito italiano. Gli ultimi due ordinari militari, monsignor Pelvi e monsignor Marcianò, insieme ai capi di Stato maggiore dell’esercito, spingono sull’acceleratore, fino alla decisione di oggi. Si tratta di un indubbio successo dell’Ordinariato e dei militari che ora, con la benedizione del nuovo patronato, potranno ulteriormente legittimare le Forze armate come «operatrici di pace», eventuali, non improbabili, future «guerre umanitarie» e «bombardamenti intelligenti»: con papa Giovanni come patrono, ogni missione militare sarà missione di pace, assai più di oggi.
Giovanni XXIII «nei primi anni del suo ministero sacerdotale promosse cristiane virtù tra i soldati e da allora in poi, con l’insegnamento e l’esempio di tutta la sua vita, attese con tutte le sue forze all’edificazione della pace in tutto il mondo, scrivendo la luminosa enciclica Pacem in terris», si legge nella bolla vaticana con cui viene proclamato il nuovo patrono. Eppure il rapporto di Roncalli con il mondo militare, nel contesto storico-culturale nazionalista di inizio ‘900, è stato decisamente assai più complesso. Fu soldato del Regio esercito italiano nel 1901-1902 – mentre era seminarista – al posto di suo fratello, la cui presenza era necessaria in famiglia per il lavoro nei campi.
Poi, durante la prima guerra mondiale, venne richiamato in servizio e destinato all’ospedale di Bergamo, prima con il grado di sergente di sanità, quindi come cappellano. «Deo Gratias», scriverà nelle sue Memorie, dopo il congedo. «Tornato a casa ho voluto staccare da me stesso, dai miei abiti tutti i segni del servizio militare, signa servitutis meae (i segni della mia schiavitù, ndr). Con quanta gioia l’ho fatto!».
Nettamente critica la presa di posizione di monsignor Ricchiuti, vescovo di Altamura (Ba) e presidente di Pax Christi, segno che nella Chiesa cattolica i pareri sono discordi. «Mi sembra irrispettoso coinvolgere come patrono delle Forze armate colui che, da papa, denunciò ogni guerra con l’enciclica Pacem in terris e diede avvio al Concilio che, nella Costituzione Gaudium et spes, condanna ogni guerra totale, come di fatto sono tutte le guerre di oggi», dichiara Ricchiuti. «Ritengo assurdo il coinvolgimento di Giovanni XXIII, anche perché l’esercito di oggi, formato da militari professionisti e non più di leva, è molto diverso da quello della prima guerra mondiale» ed è «molto cambiato anche il modello di Difesa, con costi altissimi (23 miliardi di euro per il 2017) e teso a difendere gli interessi vitali ovunque minacciati o compromessi. Papa Giovanni XXIII è nel cuore di tutte le persone come il “papa buono”, il papa della pace, e non degli eserciti».
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