L’associazione MedReAct lancia una guida illustrata (https://medreact.org/wp-content/uploads/MedReact_specie-a-rischio-2023_R5.pdf) sulle specie ittiche che si stanno estinguendo definitivamente ma che continuano a essere consumate. L’obiettivo è accompagnare i consumatori verso una scelta consapevole per evitare che i loro comportamenti, portino al collasso definitivo del Mediterraneo.

SECONDO UNA RECENTE analisi del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (IPCC), più di 30 specie endemiche nel nostro mare rischiano di estinguersi entro la fine del secolo. Diciannove sono invece le specie ittiche selezionate da MedReAct che, secondo la lista rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), ricadono nelle 3 categorie di rischio per le quali è fortemente sconsigliato il consumo ed è fondamentale adottare misure di tutela: «In Pericolo Critico», «In Pericolo» e «Vulnerabile».

EPPURE ANCORA OGGI non è difficile trovarle sui banchi del pesce dei mercati e della grande distribuzione. Tra le specie più a rischio, l’anguilla, che negli ultimi 45 anni ha visto ridursi la sua popolazione del 95% ed è classificata «In pericolo critico» di estinzione così come lo smeriglio, conosciuto come vitello di mare che ha subito un declino di almeno l’80% negli ultimi 75 anni, la verdesca, diminuita del 78-90% negli ultimi 30 anni, lo squalo grigio, la cernia, il nasello e molti altri che normalmente consumiamo.

«E’ PARADOSSALE CHE ANCORA si autorizzi la cattura e la vendita di specie selvatiche a rischio di estinzione – ha dichiarato Domitilla Senni, responsabile di MedReAct – Purtroppo chi acquista pesce molto spesso non sa di consumare una specie che potrebbe estinguersi nei prossimi anni. Questa guida può aiutare i consumatori a fare scelte più consapevoli quando fanno la spesa».

LA PUBBLICAZIONE VUOLE essere però uno strumento anche per i piccoli pescatori, per chi gestisce le pescherie e per tutti gli operatori che lavorando nel settore e che stanno vivendo sulla loro pelle una situazione di grande difficoltà proprio per la carenza sempre più evidente di pesce nel nostro mare. Infatti, con il 73% degli stock ittici sovrasfruttato, il 40% dei grandi predatori ormai estinti e una costante perdita di biodiversità, il Mediterraneo, che pure occupa una superficie pari solo allo 0,32% degli oceani, ha conquistato il triste primato del mare più sovrasfruttato al mondo