Visioni

Le scelte di Axel Pani

Le scelte di Axel PaniAxel Pani, sotto la copertina del disco

Musica I progetti del giovane artista che vive da sette anni a Parigi e che ora pubblica un album insieme al francese Ruben Ruta - «Blanche» - anche nome del duo. «Si investe solo su produzioni modeste, la mia domanda è: fra vent'anni chi ascolteremo visto che i grandi artisti italiani per una mera questione anagrafica stanno arrivando alla fine del loro percorso? E' un momento buio questo non della discografia ma della cultura italiana in toto»

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 24 marzo 2019

Figlio e nipote d’arte, papà Massimiliano produttore e presentatore garbato del piccolo schermo, su nonna Mina inutile spendere altre parole, Axel Pani vive la musica come piacere, scoperta e arte dell’incontro – come scriveva Vinicius de Moraes – muovendosi su un crinale sospeso fra un rock minimalista, ispirate melodie pop ma senza l’ansia del ritornello ad effetto e la ricerca di arrangiamenti raffinati e attenti alle sonorità contemporanee. L’ultimo progetto – dopo diverse canzoni finite anche negli album di Mina (Per poco che sia, Con o senza te giusto per citarne alcune) lo vede legarsi a un musicista parigino – Axel vive nella capitale francese da sette anni – Ruben Ruta. Da questa unione nascono i Blanche, anche omonimo album disponibile nella sola versione liquida su Spotify e le maggiori piattaforme digitali su distribuzione Artist First. Undici tracce nate con la collaborazione di altri musicisti: Stefano Milella, Ugo Bongianni i patavini Klune e Luca Sammartin che ha mixato e masterizzato il disco.Undici brani – spiegano i due artisti nel loro profilo fb: «Di pop elettronico un po’ frastornato e fuori dal tempo, come ci sentiamo noi. Il disco parla di una generazione di irriducibili, che non smette di sognare e sperare, anche se intorno il mondo sembra dire: “arrenditi, non ce la puoi fare”».

UNA SCELTA LIBERA ma non semplice da gestire, come spiega Axel raggiunto telefonicamente: «Io ho sempre tenuto due percorsi paralleli anche perché per la mia comprensione del mercato discografico italiano – sicuramente una realtà diversa rispetto all’Inghilterra o la Francia che ho visto da vicino – in generale le strade sono due se uno vuole fare della musica il proprio mestiere. Per me la scelta era o dedicarmi ai miei progetti che possa essere la scrittura, un disco o soprattutto il percorso artistico che un musicista che puo fare. Dall’altra parte avrei dovuto fare tutta una serie di date come turnista oppure lavorare in studio come assistente alle produzioni. Per potermi dedicare alla musica nel modo più indipendente e libero ho sempre lavorato in azienda, adesso mi sto dedicando a un mio progetto personale imprenditoriale, ma diciamo che ho sempre tenuto attivo il mio lavoro che è stata la mia leva e mi ha permesso di vivere e poter tenere la musica come lusso perché trattandola in questo modo mi permetteva di fare solo le cose che volevo fare».

LA GESTAZIONE di Blanche è durata due anni e mezzo ed è stata fatta letteralmente in casa, all’ultimo piano di un vecchio palazzo parigino in quelle che un tempo erano le chambre de bonne, le stanze della servitù, trasformate in appartamenti, in uno di questi vive Ruben: «Con qualche scheda audio e bei microfoni abbiamo fatto un buon lavoro mi sembra, mezzi spartani ma tanto impegno». Un disco che non avrà una vera promozione dal vivo: «In realtà Blanche è nato sperimentandolo con i concerti che abbiamo fatto per un anno fra Italia e Francia, date concluse l’estate scorsa. Lì abbiamo costruito le giuste sonorità, il live è servito come palestra. Però è stato  autogestito, quindi estremamente faticoso. Abbiamo fatto qualche data importante (hanno aperto i live in alcuni concerti degli Afterhours, ndr) ma perlopiù erano piccoli locali. Ora sto dedicandomi a un altro progetto, tutto mio».

IL PERCORSO di Axel è arduo perché si inserisce in un contesto e in un mercato che predilige il pezzo facile….: «Me ne sono reso conto quando mi è capitato di parlare con i discografici. Non c’è nessun interesse di fare un lavoro sulla durata dell’artista, come ci si prefiggeva in origine. La discografia nasce prendendo Battisti o Dalla, permettendogli di fare anche dischi a perdita per trovare la giusta dimensione. Si dice: ora non si posso investire quelle cifre ma è una bugia, semplicemente gli investimenti vengono allocati in maniera diversa e su prodotti mediocri. La mia domanda è: fra vent’anni chi ascolteremo visto che i grandi artisti italiani per una mera questione anagrafica stanno arrivando alla fine del loro percorso? E’ un momento buio questo non della discografia ma della cultura italiana in toto».

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