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Le Regioni, tra nord e sud, trovino il modo di aiutarsi

Le Regioni, tra nord e sud, trovino il modo di aiutarsi

Scuola Governo centrale e regioni si rimpallano decisioni e responsabilità. La Ministra preme affinché gli istituti rimangano aperti, alcune regioni ordinano la chiusura. Servirebbe più collaborazione

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 31 ottobre 2020

Le scuole nella maggior parte del paese sono aperte. Ma sulla stampa, nei dibattiti televisivi non si fa che parlare della chiusura delle scuole.
Il monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità dice che la trasmissione del virus dentro le scuole è ancora limitata: i focolai nella settimana dal 12 al 18 ottobre sono solo il 3,5% di tutti i nuovi focolai che si registrano nel paese.

E peraltro la settimana precedente (5-11 ottobre) erano il 3,8%. Quindi il numero di focolai dentro le scuole sarebbe addirittura sceso, in proporzione al totale. L’ISS conferma che dentro le scuole il rischio di trasmissione del virus continua ad essere molto, molto basso“, ha scritto Lucia Azzolina.

La Ministra dunque difende la scuola in presenza. Ma sa bene che non ha il potere di impedire alla Regioni di chiudere le scuole.
Sappiamo tutti che la scuola in presenza è “scuola”; che l’insegnamento a distanza soprattutto per studentesse e studenti di scuola elementare e media non è il massimo dell’efficacia, vuoi per l’età dei bambini, abituati all’uso di computer e quant’altro soprattutto per attività di gioco. Certo, può funzionare bene nella secondaria superiore, fatti salvi quei percorsi, nei tecnici e professionali, che hanno bisogno di laboratorio e macchinari.

Abbiamo perso un’intera estate a discutere di “aperte o chiuse” durante la quale si potevano requisire e organizzare grandi spazi aperti (caserme e quant’altro), soprattutto per risolvere il problema di edifici scolastici ,spesso costruiti per altri uffici e destinazioni, con aule piccole e alle volte poco illuminate.

Chi ha notizie su quanto è stato realizzato, durante la scorsa estate dalle Regioni, per attrezzare secondo le nuove esigenze gli edifici scolastici?
Chi ha notizie su mezzi di trasporto organizzati, per tempo, per permettere a studentesse e studenti di raggiungere i loro istituti, senza finire strizzati come sardine negli autobus metropolitani ?

E, come in un gioco da tavolo, siamo ritornati al punto di partenza. Le scuole sono aperte, bene. E siamo contenti. Ma il virus non è debellato e, come facilmente si poteva prevedere, sono ricominciati i contagi. Il governatore della Puglia, Michele Emiliano, ha disposto la chiusura delle scuole.

“E adesso, pover’uomo?” era il titolo di un bel romanzo di Hans Fallada. Come si è pensato di organizzare il lavoro a distanza delle scuole?
È previsto un cospicuo finanziamento per dotare scuole e anche singoli studenti ( i meno agiati) di strumenti informatici? Non trascuriamo il fatto che in molte famiglie c’è un unico computer che serve a genitori e figli.

Come si affronta il problema delle scuole dell’infanzia? Si mettono bambine e bambini davanti a uno schermo televisivo?
Saranno le commissioni governative, i consigli regionali, i sindacati, le associazioni a indicare la strada per agire e per risolvere questi problemi?

O potrebbe farlo la Conferenza Stato-Regioni?
Ecco mi piacerebbe che la pressante richiesta di maggiore autonomia delle regioni, lungi dall’essere una “secessione”, come pure da molti auspicato, divenga un momento politico di discussione e di scambio di esperienza, forse di aiuto, da parte delle regioni più forti nei confronti delle altre.

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