«Le ragazze non piangono», due amiche on the road
Cinema L'esordio di Andrea Zuliani, un "viaggio in Italia" autodistribuito e in tour in grandi e piccole città
Cinema L'esordio di Andrea Zuliani, un "viaggio in Italia" autodistribuito e in tour in grandi e piccole città
Nel segno di un cinema libero da coordinate pre-costituite, di un viaggio in Italia in territori poco visti (dalla Basilicata al Trentino) che si apre a nuove, inattese frequentazioni in posti periferici, di uno sguardo, una forma e una diegesi che prendono deviazioni impreviste rendendo credibile una storia dove a prevalere non è l’intreccio bensì la luce, i luoghi, i corpi, i volti soprattutto di due giovani personaggi così diversi, solari e tormentati in sfumature differenti, si pone l’opera prima di Andrea Zuliani Le ragazze non piangono – autodistribuito e in tour in grandi e piccole città, da ieri a Cervia e oggi sarà a Cesena.
Al centro, due ragazze interpretate da due attrici in splendida armonia. Ele (Emma Benini) è una diciannovenne che vive a Potenza con la madre e il suo nuovo compagno dopo la morte del padre avvenuta sette anni prima. Frequenta l’ultimo anno di scuola, ha la passione per la fotografia ereditata dal padre fotografo, trova rifugio nell’ormai vecchio e arrugginito camper di famiglia, di cui la madre vorrebbe disfarsi, che, passo dopo passo, rimette in funzione. Mia (Anastasia Doaga) è una ventunenne romena che fa le pulizie nella scuola dove Ele studia, vorrebbe rivedere la sorella rimasta in Romania, finisce nei guai inseguita da una banda di trafficanti romeni. Ele e Mia diventano amiche, poi quest’ultima sparisce. Ele, una volta reso funzionante il camper, intraprende il viaggio e ritrova Mia che lì si è nascosta. L’on the road può cominciare. Così come un’amicizia che si fa complicità, si apre a una storia d’amore breve, tanto intensa quanto sfiorata. Un desiderio, un’attrazione, senza dirselo a parole, facendolo accadere.
C’È UNA SCANSIONE temporale non lineare ne Le ragazze non piangono. Il film inizia con una scena notturna e di fuga che solo più avanti ri-troveremo quando si «spiegano» tasselli del fatto drammatico vissuto da Mia. Il tempo presente e quello di un recente passato si alternano, sostituiscono, scambiano. Zuliani (s)compone la narrazione al pari del viaggio per ri-comporle, narrazione e viaggio, in una serie di quadri che sfuggono a «trappole» morbose o retoriche per delineare lo spaesamento plurale (che riguarda anche i personaggi secondari) di un doppio percorso di formazione che si sospende negli spazi temporaneamente abitati, nella condivisione di esperienze, infine nella separazione dopo un doppio abbraccio tra le due ragazze che commuove loro e chi guarda.
Le ragazze non piangono (che in certe immagini/scene fa venire in mente uno dei film italiani più stra-ordinari e «alieni» degli anni Ottanta, e purtroppo irreperibile, Stesso sangue di Sandro Cecca e Egidio Eronico) è fatto di battiti, vibrazioni filmiche e fisiche, inscritto in una freschezza sincera che si diffonde liquida rendendo palpabile e fluida una materia che poteva appesantirsi e invece si lib(e)ra felice divenendo espressione di un cinema che cerca e trova l’incanto.
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