Le radio del Deep South
Un viaggio lungo la Highway 61, dal Tennessee alla Louisiana passando per il Mississippi, alla ricerca di storie musicali e non solo Storie/Sulle tracce delle più rilevanti emittenti indipendenti nel sud degli States
Un viaggio lungo la Highway 61, dal Tennessee alla Louisiana passando per il Mississippi, alla ricerca di storie musicali e non solo Storie/Sulle tracce delle più rilevanti emittenti indipendenti nel sud degli States
Un viaggio lungo una frequenza radiofonica? Si può fare: azzeccando la giusta messa in onda per avere la colonna sonora migliore. Luogo d’elezione il Deep South: partenza da Memphis, Tennessee, tappa intermedia a Clarksdale, Mississippi e arrivo a New Orleans, Lousiana.
La radio è una presenza dominante nella cultura african-american e ne racconta in modo costante e continuato accadimenti ed emozioni dallo scorso secolo, in particolar modo proprio nel profondo sud. Via AM e FM si sono costruite icone musicali enormi, per citarne solo un paio Rufus Thomas e B.B. King, si sono portate avanti le battaglie per i diritti civili anche con i primi dj neri in onda come Vernon «Doctor Daddy-O» Winslow, si è cercato di capire come sopravvivere all’uragano Katrina quando null’altro comunicava più nella Crescent City. Ieri come oggi la presenza sul territorio è ancora notevole, dato questo che acquisisce più valore se si considera che l’avvento del digitale non solo non ha ucciso il vecchio trasmettitore, piuttosto ne ha amplificato la portata comunicativa. Inoltre le principali emittenti sono tutte indipendenti, fuori dai circuiti commerciali e dai network. Sì, un’altra radiofonia è ancora possibile e per incontrarla, basta semplicemente percorrere 492 miglia, in un peregrinare lungo la Highway 61.
MEMPHIS WEVL
Al 518 di S. Main Street, in piena downtown ha sede la WEVL, acronimo di WEVoLunteer. Nel nome una esplicita dichiarazione d’intenti, suffragata dalle votazioni dei «memphians» che ininterrottamente da dieci anni la considerano la miglior radio cittadina. Brett Fleming è tra le voci principali, con un programma in onda il sabato dalle 18 alle 21: «Si chiama Soul Stew, nome mutuato dalla splendida Memphis Soul Stew di King Curtis. Lo show incorpora blues, soul, r’n’b e un tocco di rock e jazz. Questi generi fondendosi assieme, hanno una gran forza e la varietà di stili rende lo spettacolo interessante per me, e spero, per il pubblico. Come sigla uso On a Saturday Night di Eddie Floyd. Non avevo esperienza radiofonica prima di entrare qui, ti sto parlando dell’ottobre 1997, quando iniziai dopo aver ascoltato un annuncio della radio con cui cercavano nuovi speaker. Ne parlai con mia moglie, che mi esortò a provare: mi ha sempre incoraggiato e, per fortuna, continua a farlo». Fleming ha una voce profonda e intensa, con cui intreccia memorie personali e collettive: «Ho un ricordo vivido della prima volta in onda. Ero nervoso, a bocca secca e avevo annotato e sincronizzato ogni informazione, inclusi gli orari degli annunci di servizio pubblico. Ero davvero entusiasta, ma assai teso. Fortunatamente negli ultimi ventidue anni il nervosismo è scomparso, ma la passione è rimasta la stessa! Questo perché ho avuto il piacere di ospitare musicisti come Robert Cray, Janiva Magness, Charlie Musselwhite e tanti altri. E perché incontriamo ascoltatori da ogni dov, anche da New York e dalla California. O addirittura capita che ti chiamino da Venezia per chiedere un brano. Lo streaming in tal senso è una ottima risorsa. Per quanto ci riguarda, siamo felici di avere supporto anche economico dal pubblico. Siamo qui dal 1976 senza pubblicità, ognuno dei dj gode di libertà assoluta di messa in onda. Tutto ciò grazie al lavoro dei responsabili di radio e programmazione, Judy Dorsey e Brian Craig. A WEVL supportiamo musica locale vecchia e nuova e questo ci mette in simbiosi con la città. Che personalmente considero come la “Holy City” della musica americana. Ogni settimana in radio acquisisco nuove conoscenze musicali. E fuori da qui, ho la mia bella famiglia: credo di avere una vita meravigliosa, a volte triste, ma sempre con un raggio di sole nel futuro».
CLARKSDALE WROX
Lasciandosi alle spalle la WEVL, la cui porta d’uscita permette ogni sera la visione di un fantastico tramonto sul fiume Mississippi, si entra nell’omonimo stato. Con alle spalle le selvagge Hills, il Delta si apre nella sua enorme vastità, che tra campi di cotone infiniti e linee d’orizzonte mozzafiato, si interrompe solo temporaneamente all’arrivo a Clarksdale. Per dirigersi verso il centro città occorre prendere la DeSoto Avenue, dove al 628, si incontra la WROX. La radio, rintracciabile sui 97.5 FM e i 1450 AM, è una autentica istituzione: è in onda dal 1944 ed è stata il luogo dove è nata la leggenda di Early Lee Wright, il primo dj afroamericano del Mississippi, in onda per ben mezzo secolo. Era noto per due soprannomi: «Soul Man» durante la parte blues del suo programma, «Brother Early» in quella gospel. Incontrare il general manager della WROX, il vulcanico Paul Wilson, ti catapulta tra mille storie: «Siamo nati poco dopo la KFFA di Helena e appena prima della WDIA di Memphis. Trasmettiamo blues, soul, r’n’b. Da noi suonano Gladys Knight, The Jackson 5, Lionel Richie e Prince. E ovviamente blues, ogni sabato sera dalle 19 alle 21, nel mio Crossroad Delta Blues Show». Dal florilegio dei suoi racconti fanno capolino tun giovane Ike Turner che sbarcava il lunario proprio alla WROX, la figura imponente di Big Jack Johnson e il contemporaneo Watermelon Slim, con cui è nata una forte amicizia. Ogni aneddoto palesa uno spiccato radicamento territoriale: «Essere una radio locale è imprescindibile. Lo siamo sempre stati e continuiamo ad esserlo. Oltre la musica siamo dentro la cronaca cittadina e della contea, forniamo servizi d’informazione, curiamo dirette e cronache sportive e supportiamo istituti ed eventi di beneficenza. Clarksdale è composta per il 75 percento da afroamericani e la quasi totalità è abituata all’ascolto radiofonico. Siamo nel centro della comunità, a poca distanza dal Ground Zero e dal juke joint di Red’s».
NEW ORLEANS WWOZ
King Curtis, che carisma. Cambia la città ma incredibilmente, non le storie che da lui si generano: «Mi ha ispirato da bambino, ascoltandone il sassofono mi è venuta voglia di suonare uno strumento e la mia trasmissione si chiama Soul Serenade in omaggio a lui». A parlare è Marc Stone, uno dei principali bluesman della Crescent City e contemporaneamente dj alla WWOZ: «Sai il mio lavoro, quindi la mia vita, è essere un musicista, ma quando chiudo la porta dietro di me per entrare alla ‘OZ, lascio fuori questa parte della relazione con la musica, per diventare un fan, un music lover, per un paio d’ore. Suonare musica per la gente che io credo sia all’ascolto, è semplicemente grandioso, mi accende!». L’eloquio appassionato di Stone si fonde col fragore di Jackson Square, da cui la WWOZ dista un tiro di schioppo. Collocata a ridosso del French Quarter, lambita alle spalle dal fiume Mississippi, ‘OZ non ha rivali in città: notte e giorno i 90.7 FM rimbalzano ovunque, testimoniando quanto sia parte del tessuto connettivo di Nola. Lo sottolinea Maryse DéJean, voce guida del lunedi con lo show Jazz from the French Market: «Fuori dalla porta c’è il suono e la cultura di New Orleans. La nostra missione è rappresentarne la voce contemporanea e la memoria». Un fortissimo senso d’appartenza, che sublima nelle sue parole: «Quando lasci New Orleans o la Louisiana e ti rivolgi a degli sconosciuti, li spaventi se gli chiedi come stanno. Qui invece le persone ti parlano, ti chiedono come stai e non ti senti mai solo perché puoi sempre fare conversazione con qualcuno: è nello spirito della città e delle persone che la vivono, che sono veramente inclusive. Alla radio ce ne rendiamo conto e vogliamo essere i portabandiera di questa cultura. Perché se vivi a New Orleans, hai WWOZ come colonna sonora».
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