I centenari sono sempre armi a doppio taglio: in ambito musicale possono tramutarsi in occasioni per rilanciare l’opera di compositori e artisti poco frequentati. Quando la ricorrenza però tocca un autore popolare, come Giacomo Puccini, morto a Bruxelles il 29 novembre 1924, la questione cambia. Da un lato dovrebbe essere la musicologia, con i convegni, le edizioni e le pubblicazioni, a trarre gli spunti più utili; ci si aspetta invece dai teatri che evitino le stanchezze della coazione celebrativa a ripetere. Nei cartelloni italiani poi la presenza pucciniana è piuttosto robusta e una stagione celebrativa rischia di non differenziarsi molto dalle altre, specie in un’epoca in cui i teatri fronteggiano mutamenti nel rapporto col pubblico e il ripensamento della loro stessa funzione sociale e culturale, condizioni non semplici da conciliare con entusiastici sussulti di nazionalismo culturale.

Un ritratto di Giacomo Puccini

E ALLORA che si fa con Puccini? Forse le reali ragioni d’interesse in un centenario per festival e teatri possono risiedere nel recupero di titoli meno noti e nell’inserimento dei capolavori pucciniani nel fertile dialogo con l’Europa musicale, in una prospettiva che dal Novecento arriva alla contemporaneità. Uno sguardo alla prima metà del 2024, in attesa di conoscere le stagioni che verranno – a proposito, progetti per il centenario della nascita di Luciano Berio? – ci offre soluzioni diverse, in Italia come Europa, ma curiosità ridotte. Il Teatro alla Scala ha il suo punto di forza in Riccardo Chailly, che nella modernità europea di Puccini crede da sempre e ne ha dato prova a Milano nella Turandot con il finale Berio, creato dallo stesso Chailly a Amsterdam nel 2002, in Fanciulla del West e con la prima versione di Madama Butterfly. Quest’anno Turandot, asso pigliatutto dei cartelloni italiani con conseguenti fatiche improbe imposte ai soprani, ritorna a Milano a fine giugno ma con il finale di Alfano, per la direzione di Daniel Harding, protagonista Anna Netrebko e spettacolo di Davide Livermore. Prima però tocca alla Rondine, ascolto più raro, che Chailly dirigerà dal 4 aprile per la regia di Irina Brook, con Mariangela Sicilia. Ancora Harding dirigerà in ottobre Tosca a Roma, raccogliendo il testimone da Antonio Pappano, altro glorioso pucciniano, come direttore musicale dell’Accademia di Santa Cecilia, che per l’occasione lancia da gennaio dodici conferenze su Puccini tenute da Michele Dall’Ongaro. A Torino, altra città pucciniana, da marzo si susseguono tre titoli: Fanciulla del West, direttore Ciampa e regia di Valentina Carrasco, Le Villi, rarità diretta da Riccardo Frizza, e il Trittico coprodotto con la Monnaie, spettacolo di Tobias Kratzer.

IL MAGGIO FIORENTINO punta su due grandi bacchette: ritorna la Turandot di Zhang Yimou diretta da Zubin Metha e una nuova Tosca affidata da Daniele Gatti, regia di Massimo Popolizio. Tosca a Roma è una presenza fissa il mese scorso Michele Mariotti l’ha affrontata per la prima volta al Costanzi; quest’anno invece dirige Gianni schicchi insieme all’Heure Espagnole di Ravel, regia del berlinese Ersan Mondtag, mentre Tosca e Turandot sono i piatti forti della stagione di Caracalla.
Puccini è vitale per i festival estivi ma a Verona, più che le annunciate Turandot, La bohème e Tosca colpisce la presenza della Rondine al Filarmonico. Per Torre del Lago dopo un 2023 turbolento la firma artistica è quella di Pierluigi Pizzi, che ai titoli di osservanza aggiunge in dittico Le Villi e Edgar, unico caso italiano. Venezia riprende Bohème e Turandot, mentre Genova a breve accoglie Fabio Luisi in una nuova Madama Butterfly, regia di Alvis Hermanis, per proseguire con La bohème.

NAPOLI ha battuto tutti sul tempo con la discussa Turandot inaugurale mentre un’altra nuova Turandot è allestita a Palermo, preceduta da Madama Butterfly. Nuova Turandot pure allo Sferisterio di Macerata, senza finale e con la regia di Paco Azorin, insieme alla ripresa della fortunata Bohème di Leo Muscato. Muscato firma anche il primo Puccini dell’anno a Bologna, Manon Lescaut, nel teatro aperto alla Fiera ora che il Comunale è in ristrutturazione: qui si vedranno anche Tosca, sempre diretta da Oksana Lyniv e il Trittico. In giro per l’Emilia c’è una Turandot allestita a Piacenza, Modena e Reggio, mentre Parma ha programmato Tosca; a Bari e Cagliari titoli uguali ma in ordine invertito, sempre Madama Butterfly e Tosca. Il Met di New York, nonostante le produzioni annullate, rivive i fasti pucciniani di Zeffirelli, mentre nei cartelloni europei Puccini si mischia al barocco, a Wagner, al contemporaneo e a tanto altro: per uscire dalla mischia allora si può scegliere Parigi, che ha preso congedo da Puccini in novembre con Bob Wilson e la sua Turandot e guarda altrove.