Le pensioni di nonni e genitori rendono sostenibile il precariato di figli e nipoti
Istat Le pensioni sono il primo reddito per 7,4 milioni di famiglie italiane. Da ricordare quando scatterà la prossima geremiade contro l’«apartheid» dei precari. Non sono i «vecchi» ad avercela con i «giovani». Sono entrambi sfruttati in una guerra che mantiene tutti in povertà. Non è una guerra tra generazioni. È il saccheggio di tutte le generazioni operato dal capitalismo oggi
Istat Le pensioni sono il primo reddito per 7,4 milioni di famiglie italiane. Da ricordare quando scatterà la prossima geremiade contro l’«apartheid» dei precari. Non sono i «vecchi» ad avercela con i «giovani». Sono entrambi sfruttati in una guerra che mantiene tutti in povertà. Non è una guerra tra generazioni. È il saccheggio di tutte le generazioni operato dal capitalismo oggi
Il Welfare più arretrato, disfunzionale e ingiusto d’Europa si regge grazie ai pensionati. La crisi sociale acutissima prodotta dal precariato strutturale di massa nell’ultimo trentennio è sostenibile solo grazie all’integrazione al reddito garantita dai genitori e dai nonni che mettono a disposizione l’assegno mensile e le varie forme di rendita accumulate nel corso di una vita di lavoro di una o più generazioni per sostenere figli e nipoti che vivono nell’economia dei «lavoretti».
Nel rapporto sulle condizioni di vita dei pensionati pubblicato ieri dall’Istat emerge un aspetto drammatico. Per quasi 7 milioni e 400 mila famiglie, circa una su tre, le pensioni rappresentano il primo reddito. La crisi del reddito e del salario, la vera questione politica oggi, è arrivata a questo punto: davanti alla casualità assoluta dei guadagni delle generazioni nate dopo il 1970, quelle precedenti suppliscono in maniera quasi totale alla vita di una popolazione composta da poveri e da lavoratori poveri, giovani e meno giovani. Questo dato rivela che la solidarietà familiare ha sostituito il patto intergenerazionale sulla quale è fondata la previdenza. La famiglia è stata trasformata in una rete di ultima istanza. È una supplenza alla mancanza di un Welfare universale che tutela il diritto di esistenza, un principio che dovrebbe essere fondativo di uno stato costituzionale di diritto. Non lo è in nessun modo. Al contrario, si dà ormai per scontato l’esistenza di tale disponibilità finanziaria per evitare di riconoscere il diritto al lavoro, al reddito, alla casa, a una vita dignitosa nel e soprattutto fuori da un lavoro sempre più miserabile.
Il rapporto Istat fornisce un’altra informazione che permette di comprendere l’insostenibilità e l’ingiustizia di questo sistema. Non solo l’anziano permette al più giovane di sostenersi, ma un pensionato su tre è anche povero. Il 36,3%, riceve ogni mese meno di mille euro lordi, il 12,2% non supera i 500. Un pensionato su quattro percepisce un reddito lordo sopra i 2 mila euro. Tra i pensionati esiste una disuguaglianza di reddito molto significativa che si riflette sul territorio: il Nord assorbe metà della spesa. Le più penalizzate sono le donne, le più precarie nel lavoro, nella famiglia e anche quando arrivano all’età della pensione. Tutte le famiglie che dipendono dai redditi poveri dei pensionati sono, a loro volta, a rischio povertà: il 15,9% ha calcolato l’Istat. Inoltre, i redditi precari, sommati alle pensioni povere, permettono anche agli anziani di sopravvivere. Il cumulo di pensioni e redditi da attività lavorativa abbassa il rischio di povertà al 5,7% rispetto al 17,9% di quelle costituite da soli pensionati.
Un altro dato è significativo. Si dice che la «silver economy», l’«economia d’argento» che sfrutta il potere di acquisto dei pensionati in termini di consumi, sia il futuro. Con l’allungamento dell’età pensionabile, e il cumulo del reddito da pensione e da lavoro, i pensionati che possono permetterselo lavoreranno per sostenere figli e nipoti.
Uno scenario da ricordare quando scatterà la prossima geremiade contro l’«apartheid» dei precari. Non sono i «vecchi» ad avercela con i «giovani». Sono entrambi sfruttati in una guerra che mantiene tutti in povertà. Non è una guerra tra generazioni. È il saccheggio di tutte le generazioni operato dal capitalismo in regime neoliberale.
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