Visioni

Le paranoie della «buona» borghesia

Le paranoie della «buona» borghesiaJohn Nordling e Claes Bang in una scena di «The Square»

Cinema Domani nelle sale «The Square» di Ruben Östlund, vincitore della Palma d’oro a Cannes. Una commedia sofisticata sulle ipocrisie del politicamente corretto

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 8 novembre 2017

Arriva domani in sala – distribuisce Teodora film – The Square, Palma d’oro all’ultimo festival di Cannes. Sofisticata commedia satirica di Ruben Östlund, già premiato sempre sulla Croisette (con il gran premio della giuria) per Forza maggiore (2014), interno familiare sull’orlo della catastrofe.

In The Square – che nel frattempo ha ottenuto cinque nomination nella corsa agli European Film Awards, gli Oscar del cinema europeo (miglior film, migliore regista, migliore attore, migliore sceneggiatura, migliore commedia) il regista svedese gioca sul tema dei rischi della tolleranza, del politicamente corretto, della buona educazione, del basso profilo appannaggio di una classe colta e benestante e su diverse usanze di uno dei paesi considerati all’avanguardia in Europa.

Curatore di un museo di arte moderna Christian (l’attore danese Claes Bang, The Bridge), racchiude in sé tutte queste belle qualità: divorziato, si prende cura delle figlie e aiuta il prossimo ma non si rende conto di quello che succede fuori dalla sua cerchia, dal suo stesso quartiere.

La nuova esposizione dal titolo «Square» (ispirata a un progetto ideato dallo stesso regista insieme a insieme a Kalle Boman, produttore e professore di cinema all’università di Göteborg, e presentato al Vandalorum Museum di Värnamo, una città nel sud della Svezia), rappresenta un quadrato di pavé, delimitato da un cordone luminoso, con l’idea di fare della piazza un «santuario di fiducia e benevolenza», il regno dell’altruismo e della condivisione dove tutti hanno gli stessi diritti e doveri. La platea nordica si diverte parecchio a tutti gli inconvenienti che succedono a questo modello Mr. Hulot o Harold Lloyd che nulla può toccare nella sua impermeabile torre d’avorio. Nel momento infatti in cui gli rubano con destrezza portafoglio e cellulare, Christian reagisce in modo scomposto per recuperarli causando un mare di guai.

Nei paesi latini dove gli schemi non sono così rigidi, la tolleranza vacilla, il mutuo soccorso è abbastanza sottinteso, forse non arriva immediatamente l’umorismo di tutte le situazioni che si susseguono e l’ombra di Zalone aleggia parecchio nella mente dello spettatore italiano a concludere le gag, o quella di Sordi e delle visite ai musei nelle sue vacanze intelligenti. Così come è ben presente l’ombra di Max Weber a ricordare le incognite della piramide sociale.

Commedia che si muta in dramma con diverse frecciate rivolte alle esposizioni (mucchi di brecciolino, scimpanzè muniti di pennarelli) The Square culmina con una performance agghiacciante di un feroce danzatore russo che imita la «bestia» durante un pranzo di gala molto ufficiale.

È un tema che serpeggia in un certo cinema di oggi quello della borghesia minacciata – viene in mente, per restare alla selezione della Croisetet un altro pranzo elegante interrotto in Happy end di Haneke – che uscirà il 30 novembre – nel corso del quale la borghesia delle buone maniere è messa di fronte a un incombente «altro».

The Square ci mostra come sia ai suoi ultimi sprazzi la buona educazione del secolo che tanta fatica ha fatto a farsi strada nel nostro continente, anche con i suoi lati insensati e i suoi sottotesti. Un po’ come quando finì l’etichetta di corte prima della rivoluzione francese. Film abbastanza bilanciato nel condurre azione e reazione, imprevedibile nel tracollo emotivo.

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