«La mia vita è silenziosissima. Vivo in una casetta tranquilla perduta in una piccola città che è poi un grosso villaggio: le montagne sono il mio orizzonte, i libri i miei amici, il silenzio, lo studio, i sogni sono i cavalieri della piccola corte del mio ingegno». È il 1892 e una giovanissima Grazia Deledda scrive a un suo illustre amico con cui intratterrà un lungo epistolario: Angelo De Gubernatis. Alcune sue conoscenze settentrionali la chiamavano fiore d’agave ed è pur vero, come ribadisce lei stessa perché – seppure l’interno fosse dolce – era nata tra le spine e le...