Se il prossimo 23 maggio vi trovaste in North Carolina, vi consigliamo di fare tappa ad Asheville. L’indirizzo da raggiungere è 56 Broadway Street, la sede della Bob Moog Foundation e del Moogseum: la data coincide con il novantesimo della nascita dell’incredibile Robert Arthur Moog.

Gironzolando tra gli spazi espositivi avrete sia la possibilità di scambiare due parole con Michelle Moog-Koussa, direttrice della fondazione e figlia del geniale ingegnere, che di mettere le mani su storici strumenti come il Minimoog Voyager e il Melodia Theremin del 1961.

Osservando queste macchine, probabilmente sentirete risuonare le parole di Moog incluse in Theremin: Ether Music and Espionage, biografia di Leon Theremin firmata da Albert Glinsky: «Sono diventato un progettista di strumenti musicali elettronici a causa della mia passione per il Theremin».

MARCHI STORICI
I festeggiamenti in tono minore per il Bob Moog Day, anniversario creato nel 2013 dall’allora sindaco Terry M. Bellamy, sono in parte il riflesso della vicenda industriale riguardante il marchio Moog Music nell’ultimo anno. Il 13 giugno 2023 fu Moog-Koussa a comunicare l’acquisizione dell’impresa familiare da parte del conglomerato InMusic guidato dal Ceo statunitense Jack O’Donnell. InMusic è titolare, oltre che di Moog, di marchi storici della tecnologia analogica e digitale mondiale destinati a musica e dancefloor: tra i vari, spiccano Akai, Alesis, Denon Dj e Professional, M-Audio, Marantz, Numark, Rane e SoundSwitch.

Nel settembre 2023 l’azienda ha effettuato diversi licenziamenti e lo spostamento di parte della manopera a Taiwan. A marzo 2024 ha annunciato l’apertura della sede di rappresentanza nel centro di Asheville e l’avvio di piani di sviluppo nel vicino abitato di Weaverville. Se a questo si aggiunge la fine del MoogFest nel 2019 con circostanze legali e fiscali poco onorevoli, oltre alla presenza della famiglia relegata unicamente nella Foundation, ben si comprende come una stagione dove il binomio tra talento e family business pendente a favore del primo, sia irreversibilmente terminata. In auge è invece la mitologia del nome Moog e il suo impiego nell’attualità: ne fanno uso stelle come Taylor Swift, Jon Batiste, Miley Cyrus, Gary Clark Jr., Muse, Snarky Puppy e The Comet Is Coming.

La società è a suo agio nel mainstream della comunicazione, come dimostra quanto avvenuto nell’ultimo Super Bowl dello scorso febbraio quando il nuovo synth Muse è stato suonato nell’intermezzo dello spettacolo di Usher e rilanciato dallo YouTuber Andrew Young. In simultanea è presente in ambiti dance, ambient e sperimentali come comprova l’endorsement dato a gente come Lisa Bella Donna, Oora, Arushi Jain e Cosmic Neighbourhood.

Un doppio binario che permette il mantenimento dell’aura del brand Moog: da una parte la capacità di adattarsi alle logiche della grande distribuzione divenendo pervasivi con campagne mediatiche attuali, dall’altra l’adesione al fascino dell’ignoto che Bob fu capace di individuare e costruire con le sue macchine.

Come già accaduto ad altri artigiani del settore, Leo Fender in primis, anche in questo caso siamo davanti ad una industrializzazione massiva del prodotto a scapito della storia geniale, ma limitata, del self-made man. Per sorreggere il tutto occorrono due elementi imprescindibili: know-how per continuare ad essere vincenti sul mercato e una storia impareggiabile e visionaria. E mentre il primo punto può subire gli strali del tempo e delle economie, il secondo rimarrà per sempre inscalfibile.

COLLABORAZIONI
D’altronde, non poteva essere altrimenti considerato che Moog, classe 1934, da subito manifestò un acume fuori dall’ordinario costruendo piccole trasmittenti su indicazione del padre George, ingegnere presso la compagnia elettrica Con Edison. Erano i prodromi di quanto sarebbe accaduto più avanti. Nel 1949, come studente della Bronx High School of Science, vinse un premio per costruire un organo elettronico e un contatore geiger poi esposti all’American Association for the Advancement of Science Convention nel dicembre successivo.

Nello stesso anno incappò in una copia della rivista Radio & Television News che conteneva una sintetica presentazione di un Theremin. Fu amore a prima vista e nel 1953 dopo averne costruito un prototipo, assieme al padre realizzò il Model 201 capostipite di una lunga filiera, oltre a fondare la R.A. Moog Company che proseguì con tale nome fino al 1971.

Nel gennaio 1954, Radio & Television News pubblica il primo articolo di Bob che spiega come assemblare un Theremin. Nel frattempo la Company iniziò a produrre seriamente, contribuendo al sorgere della nascente epopea di Moog. Ma ogni miglior ingegno non è nulla se naviga in solitudine.

A far crescere e consolidare le sue idee sono occorsi nel tempo alcuni profili altrettanto illuminati. Il primo fu Herbert Arnold Deutsch (1932-2022). Compositore e insegnante di musica, dopo aver costruito un Theremin seguendo le indicazioni dell’articolo di Bob, lo incontrò nel novembre 1963. Da quel momento iniziò una collaborazione pluridecennale incentrata sul mutuo rispetto, consapevoli che il progettista, Moog, doveva comprendere le esigenze dell’artista, Herb. Il quale a sua volta ne riconosceva le intuizioni creative.

Nel giugno 1964 mentre lavoravano per risolvere l’assenza di un innesco sonoro, Bob fece una strana richiesta a Deutsch che ricorda: «Mi disse “Herb, fammi un favore. Attraversa la strada fino al negozio di ferramenta. Ho bisogno di un campanello con il pulsante”. Lo pagai 35 cent. Al rientro vidi che aveva già abbozzato delle soluzioni su carta».

IL PROTOTIPO
L’episodio contribuì alla stesura del progetto del primo apparecchio elettronico modulare che venne presentato il 12 ottobre 1964 al Barbizon-Plaza Hotel di New York nella convention Audio Engineering Society con il nome Moog Modular. La strada era aperta. Ad Herb si deve anche Jazz Images, A Worksong and Blues, prima incisione realizzata con un Moog e relativa esibizione in scena a New York nel 1965, anno significativo anche per il seminale Electronic Music Workshop svoltosi in agosto nella fabbrica Moog a Trumansburg. Bob ed Herb tennero lezioni e concerti a dodici accademici e musicisti di alto profilo con lo scopo di insegnare musica elettronica ed esporre il Modular.

Sempre nel 1965 Bob collabora con John Cage per lo spettacolo Variations V, che include vari artisti tra cui la Merce Cunningham Dance Company i cui dodici ballerini interagiscono con altrettante antenne create da Moog. Fondamentale per lo sviluppo dei sistemi modulari fu l’inconsueto incontro tra Bob e Wendy Carlos, sempre durante la convention AES del 1964. Wendy, affascinata dagli oscillatori e controller esposti, fece rumore e svegliò Bob che stava riposando.

Due anni dopo l’ingegnere commissionò a Carlos dischi dimostrativi dei moduli sviluppati assieme: le copie di Moog 900 Series-Electronic Music Systems furono presentate alla AES del 1967 e lanciarono Switched-On Bach, album dove Carlos reinterpreta mirabilmente le opere di J.S. Bach con i synth Moog, generando fama, gloria, Grammy e milioni di copie vendute.

Grazie anche a Deutsch e Wendy, la storia di Moog era pronta per divenire leggenda con l’ingresso nel mondo della musica che contava: dal Melsinar usato nel 1966 dai Beach Boys in Good Vibrations, fu un crescendo che incluse i Beatles di Abbey Road, i Kraftewerk di Autobahn, i Doors di Strange Days, i Monkees di Pisces, Aquarius, Capricorn & Jones Ltd., i Birds di The Notorious Byrd Brothers, Tarkus di Emerson, Lake & Palmer, senza dimenticare tra gli altri Gary Numan, Blondie, Yes, Sun Ra, Bee Gees e Pink Floyd.

FUORI I TITOLI
Gershon Kingsley’s First Moog Quartet, First Moog Quartet (Audio Fidelity, 1970)
Isao Tomita, Snowflakes Are Dancing (RCA, 1974)
Morth Garson, Mother Earth’s Plantasia (Homewood, 1976)
Funkadelic, Tales of Kidd Funkadelic (Westbounds, 1976)
Clara Rockmore, The Art of the Theremin (Delos, 1977)
Yellow Magic Orchestra, s/t (Alfa, 1978)
Devo, Freedom of Choice (Warner, 1980)
The Moog Cookbook, s/t (Restless, 1996)
Herbert Deutsch, From Moog to Mac (Ravello, 2012)
Klaus Schulze/Pete Namlook, The Dark Side of the Moog Vol. 1-4 (MIG, 2016)
Aa. Vv., Electronic Voyages: Early Moog Recordings 1964-1969 (Waveshaper, 2019)