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Le nipoti di Einstein

Le nipoti di EinsteinLorenza Mazzetti – foto Damiano Tavoliere

Intervista Lorenza Mazzetti e la sorella Paola, il delizio nazista, il free cinema, la passione artistica

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 19 gennaio 2019

Aprono la porta al cronista sconosciuto con un sorriso vero che scioglie le pietre. Le gemelle Lorenza e Paola Mazzetti -Roma, 1927- sono un mare di accoglienza ove è bello naufragare. Entrambe pittrici e molto altro, Lorenza la più conosciuta, fondatrice a metà Anni Cinquanta del Free Cinema a Londra, insieme ad astri nascenti tipo Lindsay Anderson o Tony Richardson. Un modo di fare film dal basso, socialmente impegnato, un movimento culturale a cui aderiscono giganti dello schermo quali Joseph Losey, Ken Loach, Richard Burton, Anthony Hopkins, Glenda Jackson, Vanessa Redgrave… in connessione militante con l’avanguardia teatrale degli Angry Young Men (John Osborne, Harold Pinter…).

LA RADICE DEI SENTIMENTI
Lorenza in Inghilterra andò per sfuggire a un trauma che la tormentava: morti presto i genitori, le sorelle vennero ospitate dalla zia paterna Nina, sposata a Robert Einstein, cugino di Albert, in Toscana; regione in cui dimorava anche Maja, sorella del premio Nobel. Persone benestanti e in fuga dal delirio hitleriano, un giro di frequentazioni d’eccellenza: «Giacomo Balla eseguì un ritratto di Luce, una delle due figlie degli zii». Lorenza e Paola ritrovano pace e solarità. Ma il 3 agosto 1944 i nazisti in ritirata massacrano Nina e le figlie (Robert si rifugia nel bosco, avvertito dai contadini), su ordine diretto di Berlino: eliminare chiunque si chiamasse Einstein. Perciò le Mazzetti vengono risparmiate. Lo zio si suicida l’anno dopo, designandole eredi universali. La radice dei sentimenti è però violentata per sempre. E il curatore del patrimonio lo dilapida a insaputa delle giovani sorelle. Paola si fidanza, Lorenza soffre crisi abbandoniche, decide che è «meglio cambiare aria».

In un cineclub fiorentino aveva amato Jean Vigo, Vittorio De Sica, Roberto Rossellini; va a Londra e disegna, fa la cameriera al ristorante, sfodera faccia tosta e ardimento notevole con cui si presenta al direttore della Slade School of Fine Art, Accademia di fama mondiale annessa alla prestigiosa University College London (21 premi Nobel). Al direttore Lorenza porta i disegni e dice di non avere un penny – «sono qui perché sono un genio, gli dissi»- ma il nostro è «un anticonformista, vestito alquanto dimessamente, scruta i miei lavori, infine decide di prendermi».

Mazzetti arricchisce le sue conoscenze con lo storico d’arte Wittkower ed il pittore Lucian Freud, mentre nell’anima fermenta la passione per la celluloide: «volevo realizzare un film su Kafka, sulla metamorfosi di Gregor Samsa, sulla sua innocenza, una vittima senza colpa; a un amico d’università bellissimo chiesi di interpretarlo e ad altri amici di darmi una mano; ero convinta che in me capacità e forza di volontà fossero sufficienti, non avevo bisogno di lezioni o apprendistato: per me fare cinema significava prendere la cinepresa, scendere in strada, filmare. In una stanzetta della Slade presi le attrezzature necessarie e firmai a nome dell’Istituto cambiali false per pellicola, costumi e montaggio. Il direttore andò su tutte le furie, minacciò di mandarmi in galera, ma lo convinsi a organizzare una proiezione e K fu un successo. Volle conoscermi il capo del British Film Institute, mi disse di fargli una proposta, così nacque Together». Nei lavori di Lorenza si delineano quegli elementi autobiografici che caratterizzano l’intera sua opera, originata dal trauma adolescenziale: il nuovo film tratta di due giovani sordomuti nell’East End, la zona povera di Londra. «Together partecipa al festival di Cannes 1956 e vince».

PER USCIRE DALL’INCUBO
Lorenza è felice, decide di andare a trovare Paola divenuta madre e rivedere i luoghi dell’infanzia. Ma nella memoria tornano fantasmi depressivi: urla di guerra, spari criminali, vite spezzate, equilibri annientati. Un incubo per uscire dal quale Lorenza prende la penna, scrivere aiuta a sbrogliare le matasse e sollevare lo spirito, elabora la sua storia vista cogli occhi d’una bambina: Il cielo cade. Invia il manoscritto a vari editori, lo cestinano. Poi ricorda Cesare Zavattini conosciuto a Cannes, «e lui ne rimane entusiasta, lo suggerisce ad Attilio Bertolucci, lo pubblica Garzanti e vince il Premio Viareggio ’62; quarant’anni dopo diventa un film con Isabella Rossellini». Invece la Mazzetti di film non ne farà più: «troppo complicata la macchina organizzativa, trovare soldi, dirigere attori…», però si esprime su altri binari: redige il nuovo libro Con rabbia, seguito da Uccidi il padre e la madre, Diario londinese, Il teatro dell’io…

Si unisce sentimentalmente a Bruno Grieco, figlio di Ruggiero (tra i fondatori del PCI), e la loro casa romana è incrocio internazionale di artisti e intellettuali. Collabora al settimanale comunista Vie Nuove -negli stessi anni in cui vi scrive Pasolini- interpretando i sogni dei lettori con l’aiuto dello psicanalista Vincenzo Loriga; poi fonda e dirige il Puppet Theatre, teatro di burattini per bambini, conduce insieme alla sorella -divenuta un’affermata psicoterapeuta- gruppi di teatro/terapia, nel 1974 s’innamora e sposa il partigiano gappista Luigi Galletti, «uomo bello e spiritoso, un medico che nel mio teatrino dava voce a re, orchi e lupi». Ed ha sempre continuato a dipingere.

Ancora oggi Lorenza compone quadri, abita insieme a Paola, la chiamano a testimoniare il tempo, riceve riconoscimenti, organizzano mostre d’arte. Per non affaticarla, vengono da lontano, come il 10 settembre 2018 quando alla British School di Roma il rettore dell’università inglese dove sessant’anni prima rubò attrezzi e falsificò cambiali le conferisce una laurea honoris causa. E il trauma infantile?: «a volte torna l’angoscia, non si può dimenticare, non si dimentica».

I SORPRENDENTI INTRECCI DEL DESTINO
Il capo del British Film Institute che produsse Together si chiamava Denis Forman. Divennero amici e un pomeriggio lei rovesciò accidentalmente tè bollente su una gamba di Forman. Lorenza si dispiacque, pianse, continuò a chiedere venia, fino a spazientire Sir Denis: «smettila Lorenza!, non è successo niente, questa mia gamba è di legno, l’ho perduta per te e tutti gli italiani a Cassino, in guerra». Molti decenni dopo, nel novembre 2017, su invito all’Università di Teramo per la proiezione di K e la preparazione di una mostra, a una cena Mazzetti racconta di Forman e del tè bollente. Al che i commensali le riferiscono che Sir Denis è famoso in Abruzzo, ha combattuto coi partigiani della Brigata Maiella insieme al leggendario comandante Troilo, è tornato spesso… Ettore Troilo, avvocato socialista, in seguito sarà prefetto di Milano e nel ’47 verrà cacciato dal ministro degli Interni Scelba, provocando un’immane ribellione popolare capitanata da Giancarlo Pajetta…

Lorenza ha poi raccontato del contatto costante con Denis, fino alla sua morte nel 2013. In una lettera gli scrisse che lui era il suo angelo protettore e Denis le rispose respingendo queste assurdità. Aggiungendo tuttavia che, alzandosi dalla poltrona dove rilesse la missiva, notò sulla stessa tante piume colorate.

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