Le mille vite di Ofelia
Mattia Grigolo
Cultura

Le mille vite di Ofelia

Narrativa italiana «Temevo dicessi l’amore» di Mattia Grigolo, per Terrarossa edizioni
Pubblicato più di un anno faEdizione del 20 giugno 2023

Ofelia è una bambina, Ofelia è una ragazza, Ofelia è una giovane donna e Ofelia è una donna nella sua piena maturità. Mattia Grigolo ha collocato la protagonista del suo romanzo (Temevo dicessi l’amore, Terrarossa edizioni, pp. 140, euro 15) al centro di un prisma, nel luogo esatto in cui la luce bianca viene rifratta, scomposta in una gamma iridata di colori. Il suo libro è una trama di cinque storie intrecciate fra loro a disegnare una vita oltre l’illusione dell’identità personale.

SE SOLO PER MALINTESO possiamo dirci «io» radunando una miriade di versioni di noi, Grigolo sfonda questo malinteso restituendoci una biografia composita e frammentata, consegnata all’istantaneità inestesa e insensata del presente. Muta il punto di vista della voce narrante, muta il tono stesso della voce narrante al mutare della collocazione della vicenda narrata nell’arco della vita di Ofelia. Così, il libro funziona come una raccolta di racconti orbitanti attorno a uno stesso polo semantico.
E potremmo dire che questa semantica ricorrente è quella che assedia la mente di Ofelia: la morte. Una morte che la accompagna come una sorta di monomania dalla quale non riesce a liberarsi, e una morte che lascia più di una traccia concreta nella vita di Ofelia, quando si prende il padre, il cane amatissimo, e quando la stessa protagonista vedrà andarsene la creatura che ha dato alla luce.
È come se questa destinazione, sempre così presente come un monito costante, della vita umana contrassegnasse le stesse esperienze di Ofelia di una nota nichilistica. Se, almeno all’inizio, il lettore può confondere questo nichilismo con la presenza di uno spirito libero ed emancipato da ogni possibile vincolo a sentimenti ed emozioni, presto ci si accorge che le relazioni, numerose e fluide, che Ofelia intreccia non sono altro che bolle vuote, esperienze sgonfie, mai davvero vissute appieno, atte solo a riempire la vacuità di una disperante disillusione. Fino all’avvicinamento a un gruppo organizzato di aspiranti suicidi, con la loro paradossale progettualità di por fine a ogni progetto.

LE RELAZIONI PIÙ INTENSE e vere che Ofelia intesse sono con i suoi morti, con una geografia di persone che non sono più e che tuttavia affollano le sue giornate, accompagnando la sua vita con la consapevolezza del non senso, della sempre possibile fine di tutto. Quello di Grigolo è un romanzo della disillusione cristallina: «Sai cos’è veramente immortale? La morte». «Temevo dicessi l’amore».

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento