Cultura

Le mille vite di Barbablù

Le mille vite di Barbablù

Convegni All'università di Pisa (dipartimento di filologia, letteratura e linguistica), dal 9 all'11 ottobre un simposio indaga l'archetipo del celebre personaggio delle fiabe e la sua diffusione nelle varie arti, dalla scrittura al teatro alla musica

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 8 ottobre 2019

A metà dell’Ottocento, sui palcoscenici spagnoli imperversava la sua inquietante figura, mentre nel teatro tedesco da qualche tempo il suo «carattere» si era adattato alle forme dell’opera musicale. La fortuna e la diffusione dell’archetipo di Barbablù nella letteratura e nelle arti sarà al centro del convegno internazionale che si terrà dal 9 all’11 ottobre nell’Aula magna dell’università di Pisa (dipartimento di filologia, letteratura e linguistica).
Il simposio presenterà i risultati di un’indagine condotta da un gruppo di lavoro che ha studiato le riscritture del personaggio della celebre fiaba di Perrault e poi della variante dei fratelli Grimm. Da Gilles de Rais a Enrico VIII, dalle figure della mitologia classica al dio sole, molte sono state le ipotesi avanzate sulla sua origine. Il racconto s’inoltra lungo i sentieri della sete di conoscenza, i divieti e le sue infrazioni, il confronto con verità terribili. Ne sono scaturite nuove storie, comiche e scherzose oppure drammatiche e angoscianti, altri «eredi». Esperti di diverse letterature nazionali, arti visive e performative offriranno un quadro complesso e sfaccettato delle interpretazioni del mito.
Molti i nomi importanti di autori e autrici che hanno proposto riscritture originali di Barbablù, addentrandosi fra le pieghe di ciò che il personaggio rappresenta: da Anatole France a Amélie Nothomb, da Ludwig Tieck a Alfred Döblin e Georg Trakl, da Max Frisch a Dea Loher, da Kurt Vonnegut a Angela Carter, da Aleksandr S. Puškin ad Anton Cechov; e ancora Sylvia Plath, Ted Hughes, le canadesi Margaret Atwood e Alice Munro. Per le arti figurative, basti fare i nomi di Gustav Doré e Walter Crane, mentre il cinema rimanda a Lubitsch e Chabrol, l’opera a Offenbach, Dukas e Bartók, il teatro-danza a Pina Bausch. Il convegno si chiuderà con la lettura scenica Chi ha paura di Barbablù?, curata dalla francesista Barbara Sommovigo (Pisa) e realizzata in collaborazione con Cristina Lazzari (Teatro Verdi di Pisa). Giovedì 10, Elena Randi intervisterà il danzatore Jan Minarik, primo interprete del protagonista maschile del Blaubart di Pina Bausch.

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