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Le mani su Ventotene

Le mani su Ventotene22 agosto 2016: Renzi con Merkel e Hollande a Ventotene, sullo sfondo l'isolotto di Santo Stefano – LaPresse

Inchiesta Lobby, affari, cemento: trame e sospetti attorno ai (tanti) soldi stanziati per gli 80 anni del Manifesto di Spinelli

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 27 novembre 2021

Sull’isola pontina di Ventotene, terra di esili e confini dai tempi di Augusto imperatore fino a quelli di Benito Mussolini, soffia una brezza insolita e minacciosa. L’ultimo atto, almeno per adesso, riguarda un’indagine per abuso d’ufficio, abuso edilizio e falso in atto pubblico a carico del sindaco Gerardo Santomauro, con alcuni consiglieri di maggioranza e funzionari dell’amministrazione comunale. Tutto parte dall’esposto dell’ex vicesindaco Modesto Sportiello che sostiene che la vita politica e amministrativa dell’isola negli ultimi tre anni è stata puntellata da illeciti e favori. Tutto ovviamente è ancora da verificare. Ma per capire come possa essere accaduto che l’isola dell’arcipelago tirrenico che sorge a metà tra Ischia e Ponza e che è sempre stata un’oasi di pace e natura rispetto alle frenetiche attività di ricezione e intrattenimento turistico di queste ultime, sia finito in questa vicenda bisogna tornare appunto a qualche anno fa. A prima ancora che l’attuale sindaco venisse eletto sotto le insegne della lista civica Buona Onda.

SI ERA NEL GENNAIO del 2016, quando l’allora presidente del consiglio Matteo Renzi stanziò la cifra-monstre di 70 milioni di euro per recuperare il vicino isolotto di Santo Stefano, in quanto luogo di nascita dell’Europa unita (e federale). Fu qui, in effetti, che il confinato Altiero Spinelli insieme ad Ernesto Rossi scrisse ottant’anni fa, era il 1941, il Manifesto di Ventotene. Nell’agosto dello stesso anno, Renzi si presentò a Ventotene con la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese François Hollande. Atterrarono sull’isola in elicottero, visitarono la tomba di Spinelli che si trova nel cimitero che sorge esattamente nella collina dove era stata costruita la villa di Giulia, figlia ventunenne dell’imperatore romano Augusto che due anni prima della nascita di Cristo venne spedita in esilio per adulterio, tradimento e per aver complottato contro il suo stesso padre. Quando Renzi salto dall’elicottero sull’isola si era all’indomani della Brexit e l’Europa tentennava a dare risposte comuni di fronte alla crisi dei migranti. Il presidente del consiglio italiano utilizzò la location per presentarsi come punto d’incontro tra i due leader di Francia e Germania.

NON EBBE IL TEMPO di realizzare le sue ambizioni: cento giorni dopo, e siamo a dicembre del 2016, perdette il referendum sulla riforma costituzionale e dovette dimettersi. Le sorti dei 70 milioni stanziati su Ventotene passarono al governo retto da Paolo Gentiloni. Per spenderli, la sottosegretaria alla presidenza del consiglio Maria Elena Boschi diede vita al contratto istituzionale di sviluppo tra Palazzo Chigi, ministero dell’ambiente, Agenzia del demanio, Regione Lazio, comune di Ventotene e la Riserva naturale delle Isole di Ventotene e Santo Stefano. Come soggetto attuatore venne chiamata Invitalia, agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti che ha la forma legale di una società per azioni partecipata al 100% dal ministero dell’economia. Il contratto prevedeva il restauro, la valorizzazione e la messa in funzione dell’ex carcere borbonico. I primi investimenti, in effetti, calarono sui vulcani emersi dal mare che costituiscono riserva naturale sotto forma di cemento. Invitalia staccò il primo assegno da un milione e cinquecento mila euro per costruire un eliporto sull’isola di Santo Stefano. Il pezzo di terra in mezzo al mare e 500 metri di diametro è peraltro privato per il 90% dei suoi 27 ettari di superficie totale. Il possidente è un signore di Napoli di nome Orazio Ciardo, che ha ereditato dal padre, imprenditore del settore immobiliare. I tentativi di esproprio sono ancora in corso.

DOPO LA COSTRUZIONE dell’eliporto, restavano ancora molti quattrini da spendere. A Ventotene cominciarono a spuntare associazioni che assomigliavano cordate di lobby, costituite spesso da soggetti esterni al territorio. Professionisti noti in tutto il paese e spesso in rapporti con i palazzi e i grandi media, giornalisti e docenti universitari con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo dell’isola, che conta meno di 800 residenti e ha quindi una base elettorale molto ristretta. Roberto Sommella, responsabile delle relazioni esterne dell’Autorità antitrust e attuale direttore del quotidiano MilanoFinanza, dà vita all’associazione Nuova Europa, «per la diffusione dei valori solidali nell’Ue» e progetta la sua Scuola d’Europa sotto l’egida della Rappresentanza del Commissione Europea in Italia. A Sommella, Santomauro riconosce la cittadinanza onoraria di Ventotene.

QUANDO IL NOTAIO con possedimenti e attività sull’isola Santomauro venne eletto, nel 2017, i suoi oppositori denunciarono tra quelli che fecero la differenza i voti sospetto di almeno trenta cittadini di origine rumena ormai da tempo emigrati in altri lidi. Nulla di tutto questo si riuscì a dimostrare in sede giuridica. Gli anni successivi sono quelli finiti sotto la lente della procura di Cassino. Si parla della realizzazione di strutture edilizie prive di autorizzazione da parte alcuni familiari del sindaco, di manovre che avrebbero consentito a Santomauro di controllare la maggior parte delle strutture ricettive dell’isola. Una manna in vista dei grandi eventi progettati dalle filiere che hanno messo gli occhi sui fondi in attesa a Ventotene.

IL SINDACO, ipotizzano i magistrati, avrebbe girato la testa dall’altra parte ed evitato di vigilare. L’opposizione sospetta che Santomauro voglia anche sistemare beghe di abusivismo legate alla sua famiglia allargata. «Non ha mai risposto a nessuna delle trenta interrogazioni che gli abbiamo rivolto in consiglio comunale», racconta il capogruppo della lista di opposizione in consiglio comunale Raffaele Sanzo. Il quale riferisce anche di segnalazioni «di rilevanza penale» fatte nel corso degli anni al prefetto e al ministero dell’interno, che non hanno sortito alcun effetto.

LA DEAD LINE per utilizzare i 70 milioni di euro stanziati era fissata al febbraio del 2021. Un anno prima l’ex deputata, europarlamentare e vicepresidente della Regione Lazio Silvia Costa venne nominata commissaria per l’attuazione del progetto, che in effetti subì un’accelerata. «Il problema non è tanto trovare le risorse e fare i progetti – andava dicendo il sindaco Santomauro – ma districarsi dai lacci della burocrazia e raggiungere l’obiettivo». Questo tentativo di «districarsi», di recente è divenuto oggetto di un’interrogazione parlamentare al Senato a firma di Loredana De Petris e alla Camera di Rossella Muroni. La senatrice di Leu si rivolge ai ministri della transizione ecologia Roberto Cingolani e della cultura Dario Franceschini, ricordando loro che proprio il comune di Ventotene, in base al decreto che nel 1999 aveva dichiarato il posto riserva naturale e marina, aveva il compito di gestire tale patrimonio eppure ha preso decisioni di carattere urbanistico ed edilizio che «dovrebbero essere considerate illegittime». «In questo contesto – prosegue De Petris – appare ancor più grave che siano stati approvati i progetti inerenti al progetto straordinario ‘per il recupero e la valorizzazione dell’ex carcere borbonico dell’isola di Santo Stefano’, finanziato nel 2016 per 70 milioni» e fa una denuncia molto grave che allarga il quadro della vicenda: «Tutti i soggetti istituzionali del tavolo – dice De Petris – hanno disatteso il loro mandato nel verificare che le decisioni assunte dal Contratto istituzionale di sviluppo rispettassero le leggi, provocando in tal modo gravi danni all’erario dello Stato attraverso l’autorizzazione di spese non ammissibili». Di fronte ad uno scenario del genere, le indagini sull’amministrazione locale di Ventotene appaiono davvero solo la punta dell’iceberg.

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