Le mail pericolose che imbarazzano la major
Sony-leaks Gli alias delle star e i commenti sarcastici su Angelina Jolie. L’hackeraggio ha costretto lo Studio a scusarsi con la Casa bianca per battute razziste su Obama
Sony-leaks Gli alias delle star e i commenti sarcastici su Angelina Jolie. L’hackeraggio ha costretto lo Studio a scusarsi con la Casa bianca per battute razziste su Obama
Gli effetti dell’hackeraggio Sony arrivano alla Casa bianca. «Puoi mettere una ciliegia su un mucchio di merda, ma non lo trasformi in un affogato alla panna». Così la produttrice afroamericana Shonda Rhimes (Scandal) ha definito la differenza tra chiamare «razzisti» o «poco sensibili alla questione della razza» gli scambi epistolari tra il presidente della Sony Amy Pascal e il produttore Scott Rudin.
Emerse insieme all’ultima tornata di Sony-leaks che, ormai da settimane, hanno messo in difficoltà lo Studio di proprietà giapponese, le mail in questione hanno costretto Pascal e Rudin ad un ennesimo giro di scuse. Dopo quelle a Angeline Jolie («Una mocciosa viziata e priva di talento»), Adam Sandler (i cui film sono stato definiti «superflui e steroripati»), e dopo che i leaks hanno postato free online 3 dei film di Natale dello Studio, reso pubbliche informazioni private dei dipendenti, i salari delle star impiegate dalla Major, i loro indirizzi mail e persino gli alias che usano per prenotare le camere d’albergo, una delle donne più potenti di Hollywood e uno dei produttori più «colti» e premiati (The Social Network, Inside LLewyn Davis) hanno dovuto scusarsi con Obama, oggetto di una conversazione via mail in cui, con toni sarcastici, i due discutevano i gusti cinematografici del presidente. «Django Unchained?» si chiede Pascal. «Secondo me 12 Years A Slave, risponde Rudin. Per poi suggerire che al Presidente sarebbe piaciuta una commedia volgare con Ice Cube e Kevin Hart.
Al Sharpton ha paragonato il tono della conversazione alle tirate razziste dell’ex proprietario degli LA Clippers, Donald Sterling, bandito la primavera scorsa dalla Nba. Pascal (che come molti executive contribuisce a cause e candidati democratici) si è coperta i capo di cenere dicendo che i commenti non riflettevano la sua personalità e le sue idee.
La Casa Bianca, per ora, non ha fatto commenti, mentre altre rivelazioni continuano allegramente ad arrivare dalle montagne di documenti hackerati. Non è ancora chiarissimo se dietro a i Guardians of Peace, che hanno rivendicato il colpo grosso a Hollywood ci sia o meno la Corea del Nord. I portavoce di Pyongyang negano ma approvano con entusiasmo.
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