Politica

Le liste «Dinasty» agitano i dem al sud

Le liste «Dinasty» agitano i dem al sudDaniela Cardinale

Elezioni A Caltanissetta circoli in rivolta contro Daniela Cardinale. Imbarazzo in Campania per De Luca jr.

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 11 gennaio 2018

I segretari dem di 21 comuni della provincia di Caltanissetta hanno preso carta e penna per scrivere ieri a Matteo Renzi e al segretario siciliano, Fausto Raciti. Oggetto della missiva l’annunciata candidatura alle prossime politiche di Daniela Cardinale, parlamentare uscente e figlia dell’ex ministro Salvatore Cardinale, leader di Sicilia Futura, vicino ai renziani. La riconferma, scrivono, rischia di creare «uno strappo con i circoli, con evidenti disastrose conseguenze per tutto il partito». Sulla stessa linea dei 21 anche la segreteria provinciale e quella dei Giovani democratici: no a «candidature dinastiche». E i candidati «vanno scelti dalla classe dirigente del territorio e negli interessi del territorio».

Secondo i firmatari, si tratterebbe di un errore che si ripete: «Il parlamentare che avrebbe dovuto occuparsi anche della nostra provincia – denunciano, senza citare Cardinale – probabilmente è stata impegnata a fare altro. Di sicuro non è stato un riferimento per noi segretari di circolo». Annunciano quindi «eventuali dure prese di posizione» perché «un partito che perde il sostegno dei propri circoli è un partito che non esiste». In Sicilia ci sono scarse possibilità di vittoria per il Pd. Il partito è stretto tra la necessità di mettere in lista candidati con pacchetti di voti e le richieste degli uscenti.

Anche in Campania tiene banco la candidatura di un figlio illustre, Piero, primogenito del governatore Vincenzo De Luca. Nella lista degli aspiranti parlamentari, consegnata al Nazareno martedì scorso, erano due i nomi cerchiati in rosso nella zona di Salerno: il suo e quello di Franco Alfieri (diventato famoso per il discorso delle «fritture di pesce» fatto dal governatore con cui l’incoronava «re delle clientele»). Le polemiche su Alfieri hanno messo la sordina su Piero De Luca, destinato sicuramente a presentarsi ma con sulle spalle un processo (quello sul crac della società immobiliare Ifil) in cui è accusato di bancarotta fraudolenta. Il rinvio a giudizio è arrivato lo scorso marzo: dovrà difendersi dall’accusa di aver usufruito di viaggi in Lussemburgo per 13mila euro tra il 2009 e il 2011, più altri benefit, pagati da Mario Del Mese, socio Ifil e nipote dell’ex parlamentare Uder Paolo Del Mese.

Alle Parlamentarie del 2012 venne incoronato candidato Fulvio Bonavitacola (braccio destro dell’allora sindaco di Salerno e attuale governatore), poi approdato in parlamento. Nell’inchiesta su piazza della Libertà (in cui è coinvolto De Luca padre) ci sono le intercettazioni in cui Nello Masturzi (all’epoca uomo di fiducia del governatore) spiega: «Enrico dici così: ho parlato con Nello, dobbiamo far salire a Fulvio. Punto. Non esiste». Secondo i pm furono persino prelevate monete da 2 euro dai bingo per portare gente ai gazebo. Adesso tocca a Piero De Luca approdare a Roma.

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