Le leggi di iniziativa popolare e il governo di pochi
Al secondo comma, l’articolo 71 della Costituzione recita: «Il popolo esercita l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli». Essendo […]
Al secondo comma, l’articolo 71 della Costituzione recita: «Il popolo esercita l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli». Essendo […]
Al secondo comma, l’articolo 71 della Costituzione recita: «Il popolo esercita l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli». Essendo in fase di revisione costituzionale, in I Commissione al senato i relatori Finocchiaro (Pd) e Calderoli (Lega Nord) hanno ben pensato di metter mano a questo strumento di partecipazione democratica. Con un emendamento approvato giovedì, le firme necessarie per presentare una proposta di legge di iniziativa popolare passano da 50mila a 250mila: il quintuplo.
Interviene nel pubblico dibattito Marco Cappato, promotore della campagna per la legalizzazione dell’eutanasia: «Aumentare le firme necessarie per presentare una proposta sarebbe stato ragionevole se si fosse garantito allo stesso tempo un termine certo per la loro calendarizzazione». Termine invece rinviato dai relatori ai regolamenti parlamentari sui quali si dovrà lavorare e che avranno inevitabilmente meno influenza del dettato costituzionale sul legislatore.
Se la Camera confermerà questa scelta, i partiti presenti in Parlamento vedranno ulteriormente aumentato il loro potere potendo o meno calendarizzare una proposta di legge popolare su cui centinaia di migliaia di cittadini italiani si sono ritrovati. «Disincentivare l’iniziativa popolare è un fatto grave», continua Cappato,«che corrisponde – in coincidenza con l’abrogazione dell’elezione diretta al Senato e nelle città metropolitane – al disegno di ridurre ulteriormente gli spazi di democrazia e partecipazione in Italia».
Se a maggio il Presidente del Consiglio Renzi diceva: «L’Europa va cambiata, sia più vicina ai cittadini», passato il tempo delle elezioni sembra che il tentativo sia quello invece di allontanare l’Italia dagli italiani dimenticandosi ben presto di quell’Europa dove le firme per attivare strumenti di partecipazione possono essere raccolte anche online, senza un notaio o un cancelliere.
Mentre stentano ad alzarsi voci di dissenso tra i parlamentari, l’impressione è quella di assistere al definitivo consolidamento di quella degenerazione partitocratica da tempo denunciata da forze politiche, numericamente ed elettoralmente piccole ma non per questo meno combattive, come i Radicali.
Nel frattempo, mentre si revisionano le procedure per ostacolare l’iniziativa popolare, le 29 proposte già in attesa tra camera e senato, non trovano spazi nelle agende parlamentari.
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