Visioni

Le leggende dei vecchi marinai

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Intervista Viaggio tra mari, porti e desideri, «Erotica, Exotica ect» di Evangelia Kranioti è una nuova conferma della vitalità del cinema greco cresciuto come sfida alla crisi

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 20 febbraio 2015

«Un mattino partiamo, il cervello in fiamme/il cuore gonfio di rancori e desideri amari/ e andiamo, al ritmo delle onde, cullando/ il nostro infinito sull’infinito dei mari».

 

 

Mentre per la Grecia si consumano le ore più lunghe – tra le resistenze della Germania e le pressioni degli Stati Uniti – nell’attesa della «sentenza» dell’Eurogruppo che deciderà le sorti di centinaia di migliaia di lavoratori, il cinema di quel paese può ancora raccontarci storie universali ed esistenziali, astratte dalle contingenze, per quanto amare, dell’oggi. Così come Il viaggio di Baudelaire ci parlava dell’irrequietezza dell’animo umano attraverso la metafora dell’esplorazione dei mari, Exotica, Erotica, etc. di Evangelia Kranioti (visto al Forum della Berlinale) pone in un certo senso ai marinai la stessa domanda che immaginava di rivolgere loro, quasi due secoli fa, il poeta francese: «Strabilianti viaggiatori! Quali nobili storie/ Leggiamo nei vostri occhi profondi come il mare!/ Mostrateci gli scrigni delle vostre memorie (…) Diteci, che avete visto?».

 

 

Exotica, Erotica, etc. rappresenta un filone del cinema greco completamente diverso rispetto a quello di un altro giovane regista ellenico – Alexandros Avranas – vincitore del Leone d’argento due anni fa al Festival di Venezia con Miss Violence, in cui molti hanno anche voluto vedere un rapporto simbolico con l’attualità greca, che assume la forma di una famiglia dove si consumano le violenze più atroci che si possano immaginare.
Il film di Kraniotis si pone invece a metà tra il documentario ed il film d’arte, tra la registrazione della realtà e la sua lirica trasformazione. Alla radice del lavoro c’è però una ricerca che parte proprio da Atene, città natale della regista. «Tutto è iniziato circa nove anni fa durante il mio ultimo anno di università a Parigi – racconta Kranioti – al’inizio era un progetto fotografico sulle mie origini, da sviluppare attraverso il mare. Volevo fare una ricerca sugli uomini legati al Mediterraneo,marinai, pescatori e così via».

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Col passare del tempo la regista si accorge però che la sua ricerca la sta portando in una nuova direzione. «Ho scoperto che ciò che mi interessava davvero non era tanto il Mediterraneo quanto gli aspetti psicologici di una condizione molto specifica: quella dei marinai che percorrono lunghe tratte, il loro rapporto con il loro paese e con i cari che si lasciano dietro, le famiglie, le mogli… E le donne in altri porti e altri paesi». Kranioti decide così di imbarcarsi e di seguire i marinai nelle loro tratte fino all’America Latina: «Ad un certo punto ho preso la decisione di viaggiare anche io altrimenti non avrei mai avuto idea di cosa stessi parlando. Mi sono imbarcata ben dodici volte, la più lunga per 45 giorni».

 

 

Parallelamente le foto si rivelano insufficienti: «Allora non sapevo ancora che stavo facendo un film, mi limitavo a riprendere perché l’immagine in movimento mi permetteva di essere all’altezza di ciò che vedevo, mentre la fotografia non era abbastanza».
Exotica, Erotica, etc. nasce dall’incontro di due diverse opposizioni. Da un lato c’è la condizione dei viaggiatori dell’infinito mare baudeleriano paragonata a quella delle prostitute che li aspettano e li amano fugacemente nei porti – incarnate dalla «protagonista» del film, la cilena Sandy, che esercitava la professione negli anni Sessanta e parla di quei tempi con infinita nostalgia. Ma c’è anche lo scontro della professione del marinaio nel presente – in cui, spiega la regista «non è più come un tempo: gli uomini di mare restano nei paesi di destinazione per qualche giorno o per qualche ora appena» – ed il passato leggendario della marina mercantile che è quello raccontato sia da Sandy che dai vecchi marinai incontrati nei porti del Mediterraneo.

 

 

«Negli anni Sessanta i viaggi di queste persone sulle navi verso l’America Latina o altri posti duravano mesi, e le storie che la maggior parte degli uomini di mare mi raccontavano riguardavano dei luoghi leggendari nei porti in cui c’era un’esplosione di sensualità che ha creato un mito anche per loro».
Due sono le voci narranti, in primo luogo quella di Sandy, che la regista incontra durante uno dei suoi viaggi mentre con dei marinai greci si trovava in uno dei ritrovi del porto di cui le erano state narrate le glorie del passato. «È stato stupefacente – racconta Kranioti – perché era come trovarsi di fronte ad una creatura della propria immaginazione. Non l’ho inventata, stava solo aspettando qualcuno che la ascoltasse, mentre io avevo proprio bisogno di una donna come lei».

 

 

A bilanciare la presenza magnetica di Sandy – «una persona talmente potente che rischiava di eliminare qualsiasi uomo» – c’è la voce fuori campo di un vecchio marinaio conosciuto prima ancora di sapere che il progetto fotografico sarebbe diventato un film. «Le sue parole mi sono rimaste sempre impresse, anche a nove anni di distanza»: è lui dunque a rappresentare la «coscienza» degli uomini sullo schermo, raccontando dell’insaziabile desiderio di imbarcarsi per solcare il mare.

 

 

Le poetiche immagini di Exotica, Erotica etc. rispecchiano così finalmente un’emozione di cui la regista si era messa in cerca molti anni or sono, e che a suo dire si trova in un’opera, ancora una volta, di Baudelaire: N’importe où hors du monde. «Una prosa poetica in cui un uomo discute con la sua anima inquieta, chiedendole dove le piacerebbe andare. E la risposta è: non importa dove! Basta che sia fuori da questo mondo».

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