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Le lacrime al funerale del carabiniere Mario. Sfilata dei vicepremier

Le lacrime al funerale del carabiniere Mario. Sfilata dei vicepremierI funerali del vicebrigadiere Cerciello Rega a Somma Vesuviana – Alessandro Pone - LaPresse

Arma a doppio taglio A Somma Vesuviana la città si ferma, anche a Roma segni di lutto. Ma la polemica infuria, il ministro Salvini aizza l’odio dai social. Magistrati contro il Viminale: basta propaganda grottesca, siamo uno stato di diritto. La foto del giovane Hjorth ammanettato e bendato fa scatenare i media statunitensi contro l’Italia

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 30 luglio 2019

Un funerale con gli onori militari quello di Mario Cerciello Rega. La cerimonia si è tenuta ieri mattina nella sua città natale, Somma Vesuviana, nella stessa chiesa dove si era spostato meno di due mesi fa. Sulla bara la foto del matrimonio e una maglia del Napoli col numero 24, quella di Lorenzo Insigne. L’intera cittadina si è riversata per l’ultimo saluto.

ALL’ESTERNO LE CORONE di fiori del Presidente della Repubblica, hanno partecipato alla cerimonia i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini (che si sono ignorati durante la funzione), la ministra della Difesa Elisabetta Trenta e quello dell’Ambiente, Sergio Costa. Accanto a loro il presidente della Camera, Roberto Fico, il vicepresidente del Senato, Ignazio La Russa, e il presidente campano Vincenzo De Luca. Anche la sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha reso omaggio al vicebrigadiere ucciso in servizio nel quartiere Prati per un «cavallo di ritorno» finito in tragedia. Nella capitale duecento negozi hanno abbassato le saracinesche in segno di lutto.

IL COMANDANTE dei Carabinieri, Giovanni Nistri, durante il suo intervento in chiesa ha sottolineato: «Giusti i dibattiti ma oggi teniamoli fuori, evitiamo la dodicesima coltellata». Il riferimento è ai due ragazzi californiani Elder Finnegan Lee e Gabriel Christian Natale Hjorth arrestati per l’omicidio, compiuto con 11 coltellate. L’ulteriore fendente per Nistri sono le polemiche seguite alla diffusione venerdì della foto di Hjorth quando era già in custodia in un ufficio del Reparto investigativo dei carabinieri di via In Selci, a Roma: è su una sedia con le mani ammanettate dietro la schiena, il capo chino e gli occhi bendati. Il militare che ha deciso di mettergli la benda, una pratica illegale in Italia, si è giustificato spiegando di voler impedire al sospettato la vista di monitor e documenti riservati. È stato spostato in un reparto non operativo e dovrà risponderne alla magistratura, così come i colleghi presenti che non sono intervenuti. Rischia anche l’autore della foto, poi postata in alcune chat. I vertici dell’Arma hanno immediatamente preso le distanze («è inaccettabile») e avviato un’inchiesta interna.

IL PROCURATORE GENERALE di Roma Giovanni Salvi ha fatto diffondere una nota per chiarire che durante l’interrogatorio «gli indagati erano liberi nella persona, senza bende o manette, assistiti dai difensori e avvertiti dei loro diritti», escludendo quindi conseguenze nel processo. Ma è indubbio che la vicenda potrà pesare nella strategia di difesa. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha invece liquidato il caso: «A chi si lamenta della bendatura di un arrestato, ricordo che l’unica vittima per cui piangere è un servitore della Patria morto in servizio per mano di gente che, se colpevole, merita solo la galera a vita. Lavorando».

IERI È INTERVENUTO anche Di Maio: «Ho visto che ci sono molte polemiche. Quella foto non è bella, sicuramente ha fatto bene l’Arma a trasferire i carabinieri che avevano compiuto quest’atto. Ma parlare più del ragazzo bendato che del carabiniere ucciso significa buttarla in caciara». Domenica il premier Giuseppe Conte sui social aveva preso posizione diversa dai due vice: «Non c’è dubbio che la vittima sia il nostro Mario. Invito tutti a considerare, tuttavia, che bene ha fatto l’Arma a individuare il responsabile. Riservare quel trattamento a una persona privata della libertà non risponde ai nostri principi e valori giuridici, anzi configura gli estremi di uno o due reati. Censurabile anche la diffusione della foto sui social». Per concludere: «L’Italia è uno Stato di diritto. Abbiamo principi e valori consolidati: evitiamo di cavalcare l’onda delle reazioni emotive».

NEGLI USA LO SCATTO ha provocato la reazione indignata dei media. La Cnn l’ha descritto come «un’immagine scioccante», «intollerabile» per il Washington Post.

La stampa ha messo in dubbio la legalità dell’operazione, si ipotizza la richiesta di estradizione e si paragona il caso a quello di Stefano Cucchi. «Non vorrei che ci fosse da parte degli Usa la stessa difesa che ebbe Amanda Knox. Sarebbe fuori luogo da parte degli Stati Uniti prendere posizione a favore dei due» ha replicato il prefetto Achille Serra. Ieri la stessa Knox ha commentato: «Il processo non spetta all’opinione pubblica».

È INTERVENUTA ANCHE AREA, l’associazione delle toghe progressiste: «È inaccettabile che condotte lesive di principi e diritti possano essere messe in atto dentro una caserma». E ancora: «Un’immagine riprovevole è stata immessa nei social, con l’effetto di alimentare sentimenti brutali di vendetta, rimandando all’idea di un consenso fondato sull’odio». Sulla stessa linea Magistratura democratica, che aggiunge: «Chi ha il monopolio legale dell’uso della forza non può abusarne. È preoccupante constatare che, attraverso le parole del Ministro dell’Interno, si banalizzi il rispetto delle garanzie e si finisca per accreditare pericolose distorsioni. E che la politica possa trarre motivi di propaganda per indire un grottesco referendum all’insegna del “con chi star

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