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«Le Joueur», in un vortice di note frenetiche

«Le Joueur», in un vortice di note frenetiche«Le joueur» di Sergej Prokof’ev – foto di Clarissa Lapolla

Eventi L'opera di Prokof'ev in cartellone al Festival della Valle d'Itria fino al 6 agosto

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 3 agosto 2022
Andrea PennaMARTINA FRANCA

Il perno centrale, la «ballerina» della roulette è così grande che sembra di poter allungare la mano per concedere un altro giro al frenetico manipolo di giocatori che affolla il palcoscenico. È una gigantesca roulette creata dalla scenografa e costumista Leila Fteita a dominare la scena fissa del Giocatore di Sergej Prokof’ev in cartellone ancora fino al 6 agosto al Festival della Valle d’Itria di Martina Franca. Poco frequentata sui nostri palcoscenici l’opera viene presentata nell’ancor meno nota versione francese, la prima in cui l’opera prese vita a Bruxelles nell’aprile del 1929. L’adattamento dal romanzo di Dostoevskij, curato dal compositore, è in realtà la prima fatica operistica importante di Prokof’ev ma la creazione prevista e più volte rimandata a San Pietroburgo nel 1917 venne travolta dalla Rivoluzione. Prokof’ev si portò la partitura negli Stati uniti dove però finì per scrivere un’opera nuova L’amore delle tre melarance.
Le Joueur, versione francese nella traduzione dl Paul Spaak, nonno dell’attrice Cathérine, è adattata alla robusta revisione dell’opera, asciugata dal compositore e decisamente più imparentata con le screziature e le fiammate lirico-espressionistiche dell’Angelo di fuoco, altra partitura di travagliata gestazione e storia esecutiva. La veste francese dell’opera è rivelatrice nell’esemplificare l’influenza della musica russa sulla cultura musicale francese degli anni ’20 e ‘30 ma propone al cast qualche difficoltà di pronuncia non sempre sormontabile.

La versione francese nella traduzione dl Paul Spaak, nonno dell’attrice Cathérine, è adattata alla robusta revisione dell’opera, asciugata dal compositore e decisamente più imparentata con le screziature e le fiammate lirico-espressionistiche dell’Angelo di fuoco

L’OSSESSIVO motorismo impresso dalla spigolosa scrittura alla vicenda, che trascina le vite di tutti i protagonisti come la pallina della roulette, viene reso con mano sicura da Jan Latham-Koenig che governa i complessi del Petruzzelli di Bari in ottima forma, con Fabrizio Cassi maestro del coro. La regia di David Pountney grazie anche alle eccellenti luci di Alessandro Carletti sfrutta al meglio la tripartizione dell’ampio palcoscenico per animare i tanti episodi in cui si frammenta la vicenda, seguendo la drammaturgia musicale di Prokof’ev in cui si sfilacciano le miserie umane di un contesto sociale in piena decadenza. L’istantanea di una società in cui il demone del gioco e il dominio del denaro inaridiscono ogni sentimento che non sia pura convenzione risalta nell’amara aderenza alla nostra contemporaneità.

NEL NUTRITO cast, abbigliato in costumi dipinti a mano d’ispirazione suprematista come gli scarni arredi, spiccano soprattutto la drammatica Pauline di Maritina Tampakopoulos e la tirannica nonnetta scialacquatrice di Silvia Beltrami. Sergej Radchenko è un nevrotico Alexis mentre Andrew Greenan dà voce alla boria cialtronesca del generale ma anche l’altezzosa protocollarità del direttore della sala da gioco. Tanti i giovani cantanti usciti dalle fila dell’accademia del Festival, applauditi insieme a tutti gli altri dal pubblico, felicemente sorpreso anche dalle refrigeranti correnti d’aria che aleggiano nel cortile del Palazzo Ducale, dall’ottima acustica.

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