Le irresistibili femmine folli dell’Italvolley
Mondiali in Giappone Cina battuta 3-2 al tie break con una partita monumentale. La nazionale azzurra, età media 22 anni, vola in finale. Stamattina contro la Serbia per l’oro
Mondiali in Giappone Cina battuta 3-2 al tie break con una partita monumentale. La nazionale azzurra, età media 22 anni, vola in finale. Stamattina contro la Serbia per l’oro
La nazionale femminile di volley, la nazionale di mille colori, schianta le cinesi campionesse olimpiche di Rio al tie break e stamattina si gioca la finale mondiale in Giappone contro la Serbia (ore 12.10 in diretta du Rai 2).
Una partita monumentale quella di ieri, finita 3-2 (25-18, 21-25, 25-16, 29-31, 17-15) contro un’avversaria che le azzurre hanno già incontrato altre due volte in semifinale sul loro cammino mondiale: nel 2002 a Berlino arrivò la vittoria dell’Italia che culminò poi con l’oro, superando il team Usa, primo e unico titolo mondiale nella bacheca femminile. Nel 2014, a Milano, furono le cinesi a buttarci fuori dalla finale. Ma quella era un’altra Italia, il ct Marco Bonitta (lo stesso del 2002) aveva richiamato le giocatrici più affermate, bloccando a metà il ricambio generazionale che era stato iniziato, e la nazionale si fermò al quarto posto.
Coach Davide Mazzanti, arrivato l’anno scorso a rifondare la squadra, non ha ripetuto l’errore: dopo un’estate a provare le giocatrici, ha lasciato a casa quelle con più esperienza ma di medio livello e ha rivoluzionato tutto, guidando in Giappone il gruppo più giovane del mondiale dopo il Messico, età media delle italiane 22 anni. Urlando in panchina «vi voglio matte! Vi voglio indemoniate!», le ha portate fino alla giornata finale.
L’ITALIA DI MAZZANTI è uno spettacolo: «All’inizio dell’estate avevo detto alla squadra “Noi siamo l’Italia”, l’idea era quella di creare con le ragazze un’identità di gioco che in campo ci contraddistinguesse. Il periodo di preparazione è stato difficile e lungo, però ci ha permesso di trovare la nostra identità, anche se io ho detto alle ragazze che non so di preciso come sia accaduto, ma l’importante è che loro lo abbiano messo in campo. Alle ragazze ho detto di tenersi stretta quella dell’identità, perché è solo nostra ed è il fattore che ci permette di fare cose incredibili».
L’identità l’hanno messa le ragazze. La capitana è la centrale e arriva da Napoli, Cristina Chirichella, insieme al fortissimo libero di Piano di Sorrento, Monica De Gennaro, hanno spiegato al gruppo che significa «cazzimma», per capirne il significato bisogna aver visto il tie break di ieri: sul 12 pari, muro tetto di Chirichella e ace in battuta di Paola Egonu, in un amen l’Italia è al match point. Poi Egonu infila due errori e si va punto a punto ai vantaggi ma sul 16-15 per l’Italia arriva una difesa di Chirichella, che alza da terra un punto che sembrava fatto, palla a Egonu e la Cina è battuta. L’Italia ci ha messo più cazzimma e va in finale.
Va in finale grazie alle difese oltre ogni limite di De Gennaro e di Lucia Bosetti, grazie alla palleggiatrice Ofelia Malinov che, seppure ogni tanto smarrisce la precisione, ha portato nel mondiale una velocità di palleggio doppia rispetto a ogni altra setter ed è per questo che le avversarie non riescono più a marcare le attaccanti italiane dalla banda. Va in finale grazie ai muri di Anna Danesi, 39 in totale nel torneo (7 in più della fuoriclasse serba Milena Rasic) e prima nella classifica delle centrali con Chirichella quarta a 31. Va in finale grazie a Paola Egonu: solo 19 anni, ieri contro le campionesse olimpiche ha messo a terra 45 punti, inafferrabile, prima nella classifica delle migliori realizzatrici del torneo. Una capace ieri di tirare una schiacciata a oltre 101 chilometri orari, un campionario di colpi che includono battuta, muri e tutte le diagonali d’attacco che braccio e mente possono concepire. In corsa per il titolo di Mvp del torneo.
VA IN FINALE anche grazie a Miryam Sylla, il posto quattro che quest’estate in collegiale ha fatto il maggior salto di qualità, facendo crescere a ruota tutta la squadra. Nella classifica della schiacciatrici è seconda (dietro la super star serba Tyana Boskovic): la palla veloce che gioca, imbeccata da Malinov, ci ha portato in finale, ieri ne ha messe giù 21 più due muri. Soprattutto, è più sicura in ricezione e oggi sarà fondamentale non ballare sotto i colpi delle battute della Serbia.
È l’Italia dei mille colori o, piuttosto, è semplicemente la realtà dell’Italia se togliamo la propaganda tossica leghista. Il padre di Ofelia Malinov, Atanas, è arrivato dalla Bulgaria e ha allenato generazioni di ragazzine italiane, a Bergamo ha vinto tutto a metà degli anni ’90, la madre è stata una grande campionessa. Le figlie sono nate a Bergamo e cresciute in palestra.
Paola Egonu è nata a Cittadella, nel Veneto, da genitori nigeriani. Il suo è un dono e lei è una campionessa assoluta ma il bagaglio tecnico è frutto della scuola pallavolistica tricolore. Sylla è nata a Palermo da genitori della Costa d’Avorio, la famiglia siciliana dove lavorava il padre li ha tutti «adottati» e non voleva vederli andare a Bergamo, dove il padre cercava un impiego migliore. Al nord hanno avuto tempi difficili e la piccola Sylla voleva tornare a Palermo ma poi la famiglia ha ingranato ed è arrivato il volley. Miryam tiene in sé tutte le sfumature del paese, con i suoi sud e nord dentro e fuori i confini, e quando si batte il petto in campo per una schiacciata schiantata in terra l’emozione buca lo schermo. L’hanno insultata quando ha subito un’intossicazione da carne adulterata e, ingiustamente, dopo un controllo antidoping, è finita fuori dagli europei 2017. Poi le hanno dovuto chiedere scusa e oggi la devono ammirare. Ieri alla Gazzetta ha raccontato: «Mi scrivono sui social ‘Sei grande, brava, un mito’ e poi magari sui loro profili hanno ‘no allo Ius soli’. Allora, dico, ma mettete in accordo il cervello».
QUANDO IERI Federico Fubini ha scritto su twitter: «Vittoria da dedicare al dirigente di quella scuola di Lodi dove i figli dei migranti dovevano mangiare da soli in un angolo», Matteo Salvini ha replicato «Vittoria da dedicare invece a tutte le donne e gli uomini di sport e di scuola, bianchi o neri che siano, che rispettano leggi e valori. Che tristezza questi giornalisti razzisti». Ma l’ideologia leghista del «Prima qualcuno a scapito di qualcun altro» è il vero incubo triste, fatto di regole ingiuste. L’Italia femminile dei mille colori è semplicemente l’Italia. Vi vogliamo matte e indemoniate!
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