Italia

Le inchieste si concentrano sui tiranti del ponte Morandi

Le inchieste si concentrano sui tiranti del ponte MorandiIl ponte Morandi a Genova – LaPresse

Il mostro di Genova Uno studio del Politecnico aveva messo in guardia sugli stralli della campata centrale. Al momento il fascicolo aperto in procura per attentato colposo alla sicurezza dei trasporti, omicidio colposo plurimo e disastro colposo resta contro ignoti. A lavoro anche la commissione ispettiva del ministero dei Trasporti

Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 18 agosto 2018

La rottura di uno strallo, ovvero di un tirante, della pila nove è l’ipotesi su cui maggiormente si concentrano le inchieste attorno al collasso del ponte Morandi. Sia l’indagine della magistratura per omicidio plurimo e disastro colposi e per attentato alla sicurezza dei trasporti («sarà uno degli elementi delle verifiche», ha confermato il procuratore capo Francesco Cozzi), sia quella della commissione ispettiva istituita dal ministero per le Infrastrutture e i Trasporti, insediatasi ieri.

ANTONIO BRENCICH, docente dell’Università di Genova e neo-membro della commissione, uno dei tecnici che più si è esposto sulla questione, ha sostenuto che, quella del collasso attivato dalla rottura di uno strallo, sia un’ipotesi di lavoro seria. «La pioggia, i tuoni, l’eccesso di carico sono ipotesi fantasiose che non vanno prese neanche in considerazione», ha detto dopo un breve sopralluogo nella zona del crollo. Il termine ingegneristico «strallo» deriva dal linguaggio marinaresco dove indica il cavo d’acciaio che sostiene ciascun albero verso prora. Gli stralli del viadotto Morandi – le caratteristiche colonne trasversali che gli avevano valso il nomignolo «ponte di Brooklyn» – erano di calcestruzzo precompresso con un’anima interna d’acciaio.

Intanto, mentre continuano gli scavi tra le macerie, è sceso il numero dei dispersi: sono cinque le persone che mancano all’appello. Si tratta di una famiglia di Novara, mamma, papà e bimba che stavano andando in vacanza, un operaio dell’Amiu e un cittadino tedesco. All’aggiornato numero di dispersi, confermato dal Dipartimento della Protezione Civile, si è arrivati in seguito alle verifiche effettuate dalla Prefettura di Genova sulle segnalazioni delle persone scomparse che erano state fornite in un primo momento.

 

LA PROCURA DI GENOVA ha sequestrato i due monconi rimasti in piedi dopo il crollo della campata centrale. E ha precisato che al momento non ci sono indagati. Le macerie del ponte invece verranno trasferite nel non distante deposito Amiu di Campi, dove verranno sequestrate e analizzate dai periti nominati dalla Procura. I sostituti procuratori Massimo Terrile e Walter Cotugno, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio, hanno nominato i due consulenti incaricati di spiegare quello che è accaduto martedì mattina: si tratta degli ingegneri Pier Giorgio Malerba, docente al Politecnico di Milano, e Renato Buratti di Genova. I periti per la loro relazione hanno chiesto al momento sessanta giorni.

Molto probabilmente si relazioneranno con i commissari del Mit. «Il nostro sarà un atteggiamento di totale collaborazione con la procura che è il dominus delle indagini», ha spiegato il presidente della commissione ispettiva, Roberto Ferrazza. Il ruolo del team è quello di «organo tecnico ministeriale che, se interpellato, darà il proprio parere, sia nella fase ascendente, cioè quella delle verifiche, sia in quella discendente cioè di valutazione delle verifiche». Quanto alla manutenzione, ha aggiunto Ferrazza, «sarà oggetto di indagine, se e come è stata fatta».

Dopo l’acquisizione delle telecamere di Autostrade per l’Italia da parte della polizia stradale, la guardia di finanza, che affianca la squadra mobile nelle indagini, sta acquisendo tutti i documenti utili dalla società compreso il discusso contratto di concessione, protagonista dell’attuale diatriba tra ministero e Autostrade.

Secondo il dicastero, le verifiche «strutturali» spettano al concessionario che, dal canto suo, ribadisce di aver ottemperato a tutti gli oneri previsti. Ma fanno discutere le conclusioni «allarmanti» di uno studio sul ponte Morandi redatto nell’autunno scorso dai professori Carmelo Gentile e Antonello Ruccolo del Politecnico di Milano e commissionato da Spea Engineering, società controllata da Atlantia, la holding che controlla Autostrade per l’Italia.

PROPRIO A PROPOSITO della pila numero 9, quella crollata martedì mattina, scrivevano: «Per gli stralli del sistema bilanciato numero 9 è stato possibile identificare con confidenza solo 4 modi globali e 2 di essi si presentano con deformata modale non del tutto conforme alle attese e certamente meritevole di approfondimenti teorico-sperimentali». Le conclusioni della relazione di Gentile e Ruccolo portarono il concessionario a indire, a maggio, un bando da circa 20 milioni di euro per affiancare agli stralli della pila nove e della pila dieci dei tiranti d’acciaio. Questa messa in sicurezza, per cui erano state presentate offerte l’11 giugno, era stata posticipata ai primi di settembre, per non intralciare il traffico della stagione estiva. L’intervento avrebbe, infatti, comportato blocchi a singhiozzo delle varie carreggiate. Lo studio del Politecnico è diventato parte della documentazione acquisita dalla procura di Genova.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento