Le identità fluide di una ragazza virtuale
Al cinema «Searching Eva», generazione social tra corpo e gender. La regista segue il suo personaggio per tre anni
Al cinema «Searching Eva», generazione social tra corpo e gender. La regista segue il suo personaggio per tre anni
Ritratto della ventenne Eva Collé che ha reso la ricerca della sua vita uno spazio pubblico social. Modella, artista, ma soprattutto «progetto d’arte vivente» la Eva che Pia Hellenthal mette al centro del proprio film ha come obiettivo quello di azzerare qualsiasi barriera che riguarda l’intimità, il suo progetto è anzi rendere pubblico tutto: i suoi pensieri, il suo corpo, il gender, la vita, vero o falso che sia poco importa. E la ricerca che dà il titolo al film, parte così già dimezzata: chi è Eva – infatti è una domanda che ha poco peso visto che la regista lascia alla stessa protagonista la risposta. Eva è colei che appare ogni volta diversa nell’universo virtuale per i tre anni in cui il film la segue tra cambi di vita, spostamenti da Berlino all’Italia, in Messico e in Grecia, come nel suo profilo Instagram. Coi suoi amanti, i nuovi figli del padre, la madre che vive ancora nella sua cameretta da adolescente nella casa dei genitori. I vecchi ricchi in lussuose camere di albergo, fatta di chetamine in una vasca da bagno,con il gatto in un racconto che insiste su alcuni temi – sessualità, gender, lavoro, «identità fissa».
HELLENTHAL non sembra mai interessata a costruire un controcampo, utilizza con parecchi ammiccamenti il suo soggetto per confenzionare qualcosa che piace, un po’ come se fosse una dei follower di Eva – o forse per conquistare anche lei dei «mi piace». Della figura che ha scelto di raccontare invece non sappiamo nulla, se non appunto quella sua patina sovraesposta pubblica amplificata in molti riflessi di una generazione (?) cresciuta sui social.
«Ho passato la mia vita a mostrare a tutti che potete essere chi volete». Forse. L’impressione però è un po’ il contrario, che questa millennial anarchica, femminista, bisessuale, tossicodipendente, poeta, sex worker, e quant’altro sia tutto e niente, pura immagine programmata. E con lei il film che mai prende uno scarto, mai gioca, mai si interroga. Rimane lì, compiaciuto assecondando, agiografia di un qualcuno che mette in gioco tutto per non mettere in gioc o nulla.
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