Le gemelle Ogm «nate» già vaccinate
Bioetica Il ricercatore cinese Jankui He dell’università di Shenzhen ha comunicato la nascita di due bambine geneticamente modificate con la tecnica Crispr-Cas9, così da immunizzarle da Hiv, vaiolo e colera. Ma la notizia, per ora, si ferma all'annuncio, senza pubblicazioni scientifiche a supporto. Si apre uno scenario che rompe tutti i tabù
Bioetica Il ricercatore cinese Jankui He dell’università di Shenzhen ha comunicato la nascita di due bambine geneticamente modificate con la tecnica Crispr-Cas9, così da immunizzarle da Hiv, vaiolo e colera. Ma la notizia, per ora, si ferma all'annuncio, senza pubblicazioni scientifiche a supporto. Si apre uno scenario che rompe tutti i tabù
Il ricercatore cinese Jankui He dell’università di Shenzhen ha annunciato la nascita di due gemelle geneticamente modificate allo scopo di immunizzarle da Hiv, vaiolo e colera. Le bambine sono nate da una delle coppie che si è prestata a una misteriosa sperimentazione, il cui obiettivo è stato reso noto da un’inchiesta dell’Associated Press e poi confermato dallo stesso He.
Ma a parte le rivelazioni dell’agenzia e un video promozionale dello stesso scienziato, non ci sono pubblicazioni scientifiche che documentano cosa abbia fatto davvero He. A quanto si è appreso finora, il Dna degli embrioni delle gemelle è stato modificato con la rivoluzionaria tecnica Crispr-Cas9, che consente di manipolare il Dna con grande facilità. I ricercatori del team di He hanno disattivato un gene denominato CCR5, ritenuto decisivo nella trasmissione dei tre virus nel Dna delle gemelle.
Mentre le terapie geniche su cellule adulte sono al centro di molte sperimentazioni, la modifica genetica di cellule embrionali è vietata in quasi tutti i Paesi, Cina compresa, per varie ragioni bioetiche. Innanzitutto, senza una distinzione chiara e condivisa tra «terapia» e «potenziamento» dell’individuo, c’è il rischio che essa sia utilizzata non solo per prevenire malattie ma anche per conferire ai nascituri caratteristiche scelte a tavolino (da una muscolatura più robusta agli occhi azzurri). Inoltre, non è chiaro se la tecnica Crispr-Cas9 provochi mutazioni indesiderate e dannose nel Dna: le prime terapie geniche sperimentali furono interrotte bruscamente negli anni ’90 per la morte di alcuni partecipanti alle sperimentazioni a causa delle mutazioni non previste. Il rischio è moltiplicato poiché le mutazioni nelle cellule embrionali si trasmettono alla progenie.
Eccezioni al divieto sono previste solo per malattie incurabili senza alternative. Tali linee guida sono state finora accettate dalla comunità scientifica con la piena adesione dell’Accademia cinese delle scienze. Anche se negli ultimi anni diversi esperimenti sugli embrioni sono andati molto vicini a forzare i limiti posti dalla bioetica, la nascita delle gemelle sarebbe la prima violazione evidente. La sperimentazione di He riguarda coppie in cui il partner maschile è sieropositivo ma la trasmissione dell’Hiv per via paterna è rara ed esistono altri mezzi per prevenirla. Le neonate non correvano un rischio sufficiente a giustificare l’eccezione.
È possibile che le autorità cinesi abbiano autorizzato He a compiere esperimenti inammissibili per i colleghi occidentali. I contorni della vicenda saranno chiariti domani a Hong Kong, dove si aprirà il secondo summit internazionale sulla modifica genetica, dopo quello che nel 2015 a Washington stabilì le linee guida attuali. Sarà un summit caldissimo: l’impressione è che la Cina abbia messo il mondo di fronte al fatto compiuto per obbligarlo a riscrivere le regole. Secondo diversi sondaggi, l’opinione pubblica sarebbe favorevole a un uso più audace della modifica genetica.
L’ultimo lo ha effettuato proprio l’università cinese di Sun Yat-sen, con due terzi di risposte positive. Probabilmente He non incontrerà solo condanne per aver rotto un tabù, perché pone problemi nuovi e non scontati per la bioetica. Se fosse garantita l’assenza di mutazioni indesiderate, la vaccinazione genetica sarebbe davvero una pratica illecita? E una vaccinazione realizzabile solo attraverso la costosa fecondazione in vitro è socialmente desiderabile? Quanto è netto, infine, il confine tra miglioramento e prevenzione? Sono interrogativi che meritano un dibattito laico, profondo e allargato a tutta la società. E non un semplice sondaggio.
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